Quando si parla di fenicotteri immaginiamo luoghi esotici, tramonti africani e silhouette eleganti di uccelli rosa che pescano gamberetti. Tutto penseremmo tranne che di trovarli a 15 minuti da Napoli.
E invece sono lì, all’oasi delle Soglitelle. Un piccolo pezzo di meraviglia fra i palazzi di Villa Literno e Castel Volturno.
Questa storia comincia malissimo: l’area paludosa che oggi è frequentata da decine di uccelli migratori, infatti, nacque in origine come zona di caccia per bracconieri. Solo nel 2005 è stata restituita alla collettività, dopo anni di lavoro della LIPU e delle forze dell’ordine.
Il futuro, insomma, è sempre meglio del passato. E, proprio come in questa fotografia, ci troviamo in una terra dalla bellezza talmente travolgente da riuscire ad incantarci, nonostante tutti gli sfregi di chi questa terra non riesce ad amarla, pur essendoci nato.
Un luogo di caccia
La storia nasce male, un po’ come tutte le brutture edilizie che hanno caratterizzato una terra incontrollata come quella della costiera domizia. Le soglitelle erano infatti parte di un’area paludosa gigantesca, che cominciava subito dopo il lago di Agnano e finiva all’altezza del Garigliano. Si divideva fra i Regi Lagni, oggetto di 500 anni di bonifiche sin dai tempi di Pedro di Toledo, e e la zona aurunca, in buona parte abbandonata dopo la distruzione di Sinuessa.
La strategia dei bracconieri era una vigliaccata magistrale: si allagavano le vasche, ci si piazzava nei bunker appositamente costruiti e si sparava all’impazzata ai poveri uccelli migratori che, dopo un lunghissimo viaggio dall’Africa, scendevano stanchi in acqua per bere e mangiare. Come ogni luna park che si rispetti, le strutture venivano aggiornate di anno in anno per migliorare il tasso di divertimento dei cacciatori, che spesso ricevevano anche illegalmente le armi da fuoco, collezionando un vero e proprio arsenale da guerra degno del Texas. E fu così che in breve tempo l’intera zona dei Regi Lagni ritornò in palude, fatta di vasche artificiali scavate dai bracconieri o create a seguito del prelievo illegale di sabbia per costruire abusivamente gli edifici cadenti di Ischitella e di tutti i villaggi costieri vicini. Tutto avveniva su terreni demaniali o su suoli privati acquistati dai veneti dell’Aurunca Litora ed abbandonati dopo il terremoto del 1980 e il declino delle località di Baia Domizia e Villaggio Coppola.
Il business, insomma, fruttava bene, benissimo. Durante la stagione delle migrazioni alcuni personaggi loschi fittavano i bunker, costruiti abusivamente su terreni di cui si erano persi i proprietari originali. Il giro d’affari valeva diversi milioni di vecchie lire ed è andato avanti dagli anni ’70 fino all’inizio degli anni 2000.
I bracconieri dell’oasi delle Soglitelle erano persone che potevano permettersi dai 7000 ai 15000 euro di fitto del bunker per una singola sessione di caccia stagionale. Non una cosa da tutti.
La rinascita delle Soglitelle
Grandi orrori e grandi errori portano anche grandi opportunità, che però spesso non sono valorizzate da quella parte di mondo che di questa terra racconta solo ciò che fa stringere il cuore.
Era il 1997 quando la LIPU cominciò ad organizzare operazioni antibracconaggio e nel 1998 il Corpo Forestale condusse un’operazione su larghissima scala per dare la caccia ai cacciatori: le indagini portarono a decine di arresti, al sequestro di oltre 200 vasche, 7000 cartucce e 80 fucili. Fra gli arrestati non solo camorristi, ma anche uomini insospettabili, professionisti e persone appartenenti a quella parte della società “perbene” che, come raccontano le cronache dell’epoca, si giustificarono dicendo “per me la caccia è una malattia, non posso farne a meno“.
La definitiva rinascita arriva in quel momento che Rino Esposito chiama “il giorno della liberazione“. Il 23 gennaio 2005 il capitano dei Carabinieri Ultimo portò un’operazione chiamata “Volo Libero“, che estirpò definitivamente il fenomeno camorrista dal territorio e sequestrò l’intera Oasi. Comincia così la rinascita.
Finalmente, nel 2018, l’area è stata bonificata e riaperta al pubblico, che può accedervi solo tramite visite guidate o occasioni particolari. Ed è gestita dall’Istituto Gestione della Fauna, seguito da numerosissimi partner.
È Rino Esposito, responsabile LIPU del progetto “Volo Libero” che ci ospita nel centro di osservazione dell’Oasi delle Soglitelle: stavolta le case non sono più minacciose per gli animali, ma servono per tutelarli, grazie a una rete di associazioni ed enti locali che si impegna quotidianamente per salvaguardare il territorio.
Oggi sono stese lungo le vasche numerose reti per catturare uccelli migratori. Anche qui l’intenzione è assolutamente benevola: gli ornitologi ed altri scienziati, infatti, applicano alle loro zampette alcuni anelli con un codice a barre, in modo da identificare i flussi migratori e studiare il comportamento dei volatili, che sono uno dei più importanti segnali di salute dell’ambiente.
Anche i punti di appostamento, un tempo casa di uomini armati fino ai denti, hanno trovato una nuova forma di caccia. Questa, però, è nobilissima e davvero divertente.
Nell’oasi delle Soglitelle è facilissimo trovare fotografi naturalisti, con teleobiettivi dalla portata straordinaria per riuscire a cogliere fotografie perfette da lontano, senza mai disturbare gli animali. Insomma, un safari fotografico che pochi immaginerebbero possibile a 15 minuti da Napoli.
Sono anche frequentissime le iniziative divulgative con le scuole e con i turisti, grazie alle guide ambientali.
Natura e panorami
Da luogo di morte a storia di vita. Le Soglitelle, grazie al ritorno dello Stato e degli enti di tutela dell’avifauna e della biodiversità, hanno dimostrato quanto sia possibile e rapida la rinascita di un territorio curato e salvaguardato. Dietro gli scheletri di palazzi oggi spuntano i fenicotteri, mentre sulle nostre teste svolazzano stormi di uccelli rari in cerca di cibo e acqua. Il clima dell’area di Castel Volturno è unico nel Mediterraneo, con il suo mare pescoso, la qualità dell’aria altissima e la ricchezza ambientale unica in Italia.
L’oasi delle Soglitelle dimostra quanto bellezza sia ancora presente nella natura, nel suolo, nella posizione di questo litorale che, a distanza di 30 chilometri da Napoli, regala la visione rassicurante del Vesuvio sullo sfondo. Non è un caso che, poco più sotto, gli antichi romani avessero scelto Baia come la terra madre di ogni bellezza. Non è un caso che, ancora oggi, gli uccelli dall’Africa siano tornati proprio qui per riabbracciare una terra benevola.
-Federico Quagliuolo
Grazie, come sempre, ai nostri amici dell’associazione Domizia per averci accompagnato in questo straordinario luogo!
Per approfondire:
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