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Nel bel mezzo del cuore del capoluogo salernitano spuntano improvvisi gli archi del ponte del diavolo, l’acquedotto medievale di Salerno. È una vera sorpresa che sembra spuntare da un muro e spezza la regolarità delle strade e dei palazzi degli anni ’70 fra Via Cassese e Via Arce (che si chiama così proprio per gli archi, non a caso).

Si tratta di un antico acquedotto costruito intorno al secolo IX, quando Salerno era capitale di un Principato che si estendeva dalla Basilicata alle porte di Napoli.

Il popolo è però sempre stato terrorizzato da questa costruzione e le superstizioni locali affermano che porti male rimanere dopo il tramonto sotto i suoi archi. La ragione? Fu costruito dal diavolo. E rimase in attività per più di 1000 anni.

Il ponte del Diavolo acquedotto medievale Salerno
Il ponte del Diavolo oggi

Storia dell’Acquedotto medievale di Salerno

Prima raccontiamo la storia seria di questi archi che, in realtà, un tempo erano molto più lunghi di quel che vediamo oggi. Se potessimo andare indietro nel tempo “solo” di 100 anni, infatti, troveremmo intatti i 650 metri di acquedotto, per giunta ancora perfettamente funzionanti (l’ultima testimonianza sul funzionamento è datata 1950: praticamente 1100 anni dopo la costruzione!).

Fu costruito per servire il monastero di San Benedetto, che si trovava in corrispondenza delle mura orientali della città. Oggi il monastero è ancora esistente ed è adibito a caserma.

Ponte del Diavolo nel '700
Il Ponte del Diavolo nel ‘700

Il ponte del Diavolo e i rituali oscuri del mago Pietro Barilario

Altro che struttura religiosa! L’acquedotto è maledetto dal diavolo in persona e da Pietro Barilario, uno dei personaggi più strani e affascinanti della storia salernitana.

Il popolo lo vedeva come una sorta di stregone che visse in città intorno al secolo XI, in realtà era un alchimista e studioso dei testi di magia ed esoterismo orientale, data la fortissima influenza saracena sulle coste salernitane durante il medioevo. Il popolo, incuriosito e preoccupato dai suoi modi di fare non convenzionali tramandò ogni sorta di leggenda sul suo conto, trattandolo come una sorta di Munaciello. La più famosa fra le sue “malefatte” è proprio quella che riguarda la costruzione di questo acquedotto, che avvenne in una sola notte.

Barilario, infatti, chiese aiuto. Probabilmente questa suggestione venne dalla forma insolita dell’acquedotto che, con i suoi archi a sesto acuto, anticipava la moda dello stile gotico tipico del medioevo. Prima di allora, infatti, gli acquedotti per eccellenza erano i classici “ponti rossi” romani.

Ponti del Diavolo anni 50
Il ponte del Diavolo negli anni ’50

Si tratta di una nota molto interessante: è uno dei primi usi in Italia di questa architettura!

Il diavolo, complice e nemico allo stesso tempo, decise poi di tirare uno scherzo al suo compagnone: mentre il mago era in giro per Salerno a fare i suoi soliti rituali, il diavolo invitò i nipotini di Barilario a giocare nel suo laboratorio lasciato incustodito. Al ritorno il mago trovò i ragazzini morti, dopo aver ingerito chissà quale sostanza velenosa.

Fu così che l’uomo, disperato e distrutto dal dolore decise di convertirsi e chiedere pietà a Dio: nella chiesa di San Benedetto (dove appunto arrivava l’acquedotto) pregò per tre giorni finché, si racconta, il Gesù di legno sul crocifisso aprì gli occhi e gli disse “perdono“. Il mago diventò monaco e morì in grazia di Dio.

Questo miracolo fu una storia conosciutissima in Campania fino al secolo XVI.

Un equivalente della leggenda del ponte del Diavolo c’è anche a Napoli con il Palazzo Penne, soprannominato, non a caso, “il palazzo del Diavolo”.

Crocifisso Pietro Barilario
Il crocifisso che parlò a Pietro Barilario

La scuola medica salernitana e il ponte del Diavolo

Questo acquedotto medievale si trovava in una zona completamente disabitata ai tempi della sua costruzione. Eppure di storie sotto questo ponte del Diavolo ne sono passate parecchie. Secondo un’altra leggenda, in una notte di tempesta, si sarebbero radunati sotto questi archi i quattro mitici fondatori della Scuola Medica Salernitana. Abdela era di origini arabe-africane, Garioponto era greco, Isacco ebreo e Alfano era il salernitano.

Questi uomini sono esistiti realmente (i libri di Garioponto sono citati anche da altri autori), ma non furono i veri fondatori della scuola di medicina più importante d’Europa in quei tempi. Più probabilmente questa leggenda è un’allegoria per indicare il fermento culturale nel principato di Salerno che nell’Alto Medioevo fu una delle regioni d’Italia più vivaci e attive, punto d’incontro fra tutte le culture del mediterraneo.

Sono passati ben 12 secoli e sotto il ponte del Diavolo sono passati pastori, eserciti, carri e oggi automobili e motorini che sfrecciano fra i palazzi costruiti dove prima c’era un’altura verde che guardava il mare.

Ma il ponte del diavolo, o acquedotto medievale di Salerno per chi non si vuole far affascinare, rimangono da 1200 anni ancora lì, a raccogliere nuove storie sotto gli archi.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Antonio Giardullo, Pietro Barilario: Un mago salernitano tra storia e leggenda, Lavegliacarlone, Salerno, 2005
http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-barliario_(Dizionario_Biografico)/
https://www.treccani.it/enciclopedia/scuola-medica-salernitana_%28Federiciana%29/

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