La storia di Leonarda Cianciulli è uno dei casi clinici, più straordinari, magici e mediatici di tutti i tempi. Una donna che passava le sue giornate sfornando torte e biscotti da dare a tutto il paese e ai suoi figli; una donna che sembrava voler aiutare tante amiche in difficoltà, che poi sparivano nel nulla.

Leonarda Cianciulli, la prima serial killer d’Italia

Leonarda Cianciulli ha avuto una vita straordinaria e, a rivedere tutto il suo passato, non si riesce a scindere il movente dei suoi comportamenti da una pulsione prettamente magica e rituale degli avvenimenti. Ma andiamo alle origini di questa peculiare personalità, condannata alla damnatio memoriae dal periodo fascista e anche dal suo essere donna.

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Leonarda Cianciulli

Leonarda Cianciulli nacque a Montella, piccolo paese dell’Irpinia, nel 1894 ultima di sei figli. Alcune fonti sostengono che Leonarda sia stata il frutto di uno stupro e di un matrimonio riparatore, cosa che in parte spiegherebbe forse il legame così disastroso e per nulla amorevole tra madre e figlia.

Infatti la madre di Leonarda, Serafina Marano, secondo quello che la stessa omicida ci dice nel suo memoriale, scritto quando era internata in manicomio, spesso le aveva lanciato delle maledizioni e le aveva fatto capire che era stata una figlia non voluta:

 «Cercai due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e l’altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva di rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto, sempre con l’intenzione di morire, e mangiai dei cocci di vetro: non accadde nulla».

Confessioni di un’anima amareggiata – Leonarda Cianciulli

Il momento decisivo che terminò definitivamente il rapporto tra Leonarda e la madre fu il matrimonio della ragazza. Infatti, come era consuetudine, la famiglia scelse di far sposare Leonarda con un suo cugino, ma lei rifiutò, innamorata di un altro uomo, Raffaele Pensardi, con il quale si sposò all’età di ventitré anni.

L’evento fece infuriare la madre che le lanciò una violentissima maledizione la quale, contro ogni spiegazione logica colpì e mutò profondamente la vita di Leonarda Cianciulli

«Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi»

Confessioni di un’anima amareggiata – Leonarda Cianciulli

Una madre senza figli

Poco dopo il matrimonio iniziò il lungo calvario di Leonarda. La coppia andò a vivere prima a Lauria, nel Potentino, e poi a a Lacedonia, in provincia di Avellino, e lì Leonarda cercò di mettere al mondo dei figli, cosa che l’avrebbe resa la donna più felice e finalmente lontana dalle ingiurie del suo paese. Ma la maledizione della madre in qualche modo scalfì il desiderio e Leonarda si vide strappati via ben 13 bambini, di cui dieci neonati morti in culla e 3 aborti spontanei.

Devastata da tali eventi, Leonarda decise di dover difendere la sua famiglia e i suoi bambini a tutti i costi. Così iniziò il suo interesse per la chiromanzia, le fatture e spiritismo, rivolgendosi anche ad una strega per far nascere i sui figli.

Riuscì ad averne quattro e per proteggerli fece ogni cosa possibile, tra cui anche strapparsi i denti e uccidere.

«Non potevo sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite una dopo l’altra dalla terra nera… per questo ho studiato magia, ho letto i libri che parlano di chiromanzia, astrologia, scongiuri, fatture, spiritismo: volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli».

Rarissimo video in cui Leonarda Cianciulli spiega il suo legame con i figli e le motivazioni dei suoi atti

Il trasferimento a Correggio e l’inizio di una lunga scia di sangue

Dopo il terremoto di Vulture, Leonarda e la sua famiglia furono costretti a trasferirsi ed arrivarono a Correggio, in Emilia Romagna. Qui Leonarda iniziò una vita nuova, perché era ben vista da tutti, anche per il suo carattere molto irriverente ed eccentrico. Si lasciò alle spalle le dicerie di paese.

Sì, perché Leonarda fu più volte coinvolta in condanne per furto e aggressione e scontò una pena di 10 mesi di carcere, ma a Correggio nessuno sapeva nulla di tutto e la donna si diede da fare offrendo dei servizi di chiromanzia e avviando un piccolo commercio di abiti e mobili, poiché il marito, impiegato nell’Ufficio del Registro, non riusciva a guadagnare quanto necessario per sostenere la famiglia.

Abbandonata dal marito, Leonarda poteva perdere uno dei suoi figli da un momento all’altro, quello che lei amava di più, Giuseppe Pansardi, il quale poteva essere chiamato alle armi a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il solo pensiero di perdere uno dei figli che tanto aveva voluto, la fece ricadere nella totale credenza nelle forze magiche iniziando dei sacrifici umani.

Giuseppe Pansardi

Tre vittime accertate e l’orrore della saponificazione

Le donne uccise da Leonarda furono Ermelinda Faustina Setti, Francesca Clementina Soavi, Virginia Cacioppo, donne che si fidavano molto di Leonarda, Tutte vennero uccise con lo stesso metodo. Leonarda proponeva loro di cambiare vita, chi doveva partire, chi risposarsi, chi riiniziare a lavorare e tutte che dovevano ben guardarsi dal confidarsi con gli altri, per evitare maldicenze.

Prima di partire, Leonarda Cianciulli le faceva accomodare in salotto e, appena le risultava possibile, le colpiva con un’ascia. Ma non finiva qui. I corpi dovevano essere veri e propri sacrifici, quindi venivano sciolti con la soda caustica per farne saponette o candele, e il sangue veniva fatto rapprendere e macinato nei biscotti o nelle torte.

Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno, lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io».

Faustina Setti
Francesca Soavi
Virginia Cacioppo

La scoperta degli omicidi e l’internamento in manicomio

Amici e parenti delle donne uccise iniziarono a far luce sul caso chiedendo di indagare. Tutti gli omicidi furono fatti tra il ’39 e il ’40 e intorno al 1941 iniziarono a spargersi le voci delle sparizioni improvvise . Ciò che inchiodò Leonarda Cianciulli furono dei movimenti in denaro che lei fece a nome di Virginia Cacioppo.

Infatti un buono con il nome della vittima fu dato al prete del paese, che a sua volta lo aveva ricevuto da un certo Spinabelli amico di Leonarda, dalla quale doveva saldare un debito. Da qui si iniziò a cercare nella vita di Leonarda e di suo figlio Giuseppe, probabilmente suo aiutante.

Anche se Giuseppe non fu mai accusato e fu lasciato libero, in realtà si presume essere stato un complice attivo delle attività della madre, che non solo dimostra di non conoscere le regole della saponificazione, quindi forse aiutata, ma dopo la morte delle tre vittime, arrivarono delle cartoline ai parenti e amici per tranquillizzarli, quelle cartoline avevano il timbro dei luoghi esatti per i quali le donne erano ”partite”.

Leonarda Cianciullu durante il processo

A casa di Leonarda furono poi trovati resti di cranio e la dentiera di una delle vittime. Questo la fece incarcerare e si aprì il processo. Pur di difendere il figlio, Leonarda ammise di aver ucciso le donne e di averle mangiate, di aver fatto tutto da sola, e per provarlo si dice che fu portata dall’accusa in obitorio, per provare la sua capacità nello smembrare un corpo da sola, e ci riuscì in soli dodici minuti.

«Ebbene me le ho mangiate le mie amiche, se vuole essere mangiato anche lei, son pronta a divorarlo […], le scomparse me le avevo mangiate una in arrosto, una a stufato, una bollita»

Leonarda Cianciulli

Fu accusata e condannata a trent’anni. Mandata in manicomio, dopo la visita con Filippo Saporito, psichiatra napoletano del manicomio di Aversa, fu acclarata la sua seminfermità mentale e non solo. Leonarda soffriva da sempre di uno strano problema, con una cadenza periodica, ogni mese, sputava sangue dalla bocca. Lo psichiatra, in seno delle posizioni dell’assassina e del suo affermare più volte che non aveva ucciso per rubare ma in quanto madre, disse che Leonarda Cianciulli soffriva di bimestruazione.

Questo ci fa comprendere come non solo il caso venne risolto molto velocemente e spacciato per un caso clinico di una donna insana di mente, dato il periodo fascista in cui doveva apparire tutto perfetto e al massimo funzionante, ma furono tratte conclusioni di una donna con un corpo quasi potenziato, di un fenomeno fisico che non esiste e che fa luce sul maschilismo dell’epoca.

Leonarda Cianciulli passò tutta la sua restante vita nel manicomio di Pozzuoli, dove sfornava dolci e torte che però nessuno voleva mangiare e cercando sempre di sottolineare con tutte le sue forze il sacrificio fatto per i figli, identificandosi addirittura con la dea Teti che aveva voluto rendere i figli immortali

Leonarda Cianciulli alle prese con il suo memoriale

Nella cultura di Massa

La vita di Leonarda Cianciulli è stata taciuta per molto tempo ma artisti come De Filippo e Lina Wertmüller hanno provato a ricordarla. Nelle ”Voci di dentro” di Eduardo de Filippo, durante il secondo atto, il personaggio di Zia Rosa è accusato da Alberto Saporito, il protagonista, di essere un’ assassina e che ha una stanza chiusa a chiave dove non fa entrare nessuno e dove fabbrica sapone e candele.

Le voci di dentro di Eduardo De Filippo

Invece la grande regista Lina Wertmüller, con un’opera teatrale interpretata dalla grande Isa Danieli Amore e magia nella cucina di mamma”, cerca di riportare alla luce la vita di Leonarda Cianciulli e le sofferenze causatale dai diciassette bambini morti che non ha potuto crescere. L’opera fu portata al Festival dei due mondi di Spoleto e la ripresa televisiva e il montaggio sono entrambi della stessa autrice .

Amore e magia nella cucina di mamma

Bibliografia

Barbara Bracco, La saponificatrice di Correggio: una favola nera, Bologna, il Mulino, 2018

Profondo nero di Carlo Lucarelli

Stelle nere, Rai Uno

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