La leggenda della “Janara”
Molti sono i miti napoletani, più in generale campani, che riguardano l’affascinante e misterioso mondo delle streghe. Donne in contatto con l’aldilà, dotate di poteri magici oltre ogni immaginazione.
Purtroppo, nel mondo di oggi, si è persa gran parte del fascino che avvolgeva queste leggende, ma non è difficile incontrare ancora chi, rapito da tanto mistero, ne tramanda ancora le storie.
Una strega in particolare ha conquistato i racconti delle nostre nonne e delle nostre madri, una strega nota in tutta la Campania, specialmente nel beneventano, con un nome ben preciso: Janara, sacerdotessa di Diana (da cui il nome).
Figura affascinante e misteriosa, inquietante e temuta contemporaneamente, la Janara è una vecchietta ricurva, piccola, una strana figura femminile eterea la caratterizza.
I suoi maggiori avvistamenti si dice vi siano stati nelle campagne dove ella era solita gironzolare nelle notti buie. Il suo, per così dire, passatempo preferito era aprire le stalle dei contadini di soppiatto, intrufolarvisi e rubare cavalli per cavalcarli tutta la notte.
Insomma, non era la classica strega sulla scopa, era una strega.. a cavallo!
Tutti dovevano sapere che la Janara aveva cavalcato quel cavallo, tutti dovevano sapere del suo passaggio ed era proprio per questo che intrecciava le crini dei cavalli che cavalcava, come simbolo del suo passaggio.
Ma una strega che si limita a cavalcare i cavalli altrui non è poi una strega che incute tanto timore, direte voi.
Non è così.
La Janara, essendo figlia del demonio, fu duramente punita da Dio: tali streghe, infatti, non potevano concepire figli. Proprio per questo motivo, quando si introducevano nelle case dei poveri malcapitati, si accanivano specialmente sui piccoli, per pura invidia, per puro desiderio di maternità.
Ma gli uomini, ad un certo punto, capirono che era giunto il momento di difendersi…e fu per questo motivo che imparano, come narra la leggenda, la formula per scacciarla. La si doveva afferrare forte per i capelli e dire:
“Janara janara ca ‘e notte me piglie, te piglio pô vraccio e te tiro ‘e capille“.
Così facendo, la temibile strega sarebbe stata sconfitta ed avrebbe perso i suoi poteri e la possibilità di fare del male ai bambini.
C’era anche un altro modo per evitare di incorrere in questa strega: si vociferava, infatti, che per non farla entrare in casa bastava porre del sale grosso sul davanzale della finestra. La Janara, infatti, avrebbe passato tutta la notte a contare i granelli di sale. O ancora, basta riporre fuori la porta una scopa di saggina di modo da farle contare per tutta la notte i fili che la componevano. In questo modo, infatti, sarebbe presto giunta all’alba e la Janara sarebbe stata costretta a fuggire a causa del suo acerrimo nemico: il Sole.
Leggenda, realtà, c’è chi giura di aver visto veramente la Janara, nessuno potrà mai saperlo. L’importante è continuare a diffondere il fascino di questa, come di altre leggende che da sempre rendono Napoli e la Campania un luogo ancor più affascinante e misterioso.
-Cristina Bianco
-Illustrazione della bravissima Lisa Mocciaro
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