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Le transaminasi sono una delle più importanti scoperte della medicina, indispensabili per monitorare le malattie del fegato.

In svariate occasioni della nostra vita ci sottoponiamo alle analisi del sangue per valutare lo stato generale di salute e prevenire malattie a carattere sociale più importanti: diabete, tumori, patologie cardiovascolari, epatiche o renali.

Con un semplicissimo prelievo riusciamo a monitorare svariati parametri che spesso sembrano addirittura delle parole in codice: RBC (globuli rossi), HGB (emoglobina), WBC (globuli bianchi), PLT (piastrine) e tantissimi altri che solo il medico di famiglia o chi ne è di dovere riesce ad interpretare. I più attenti o i diretti interessati purtroppo, presteranno particolare attenzione alle transaminasi che spesso vengono siglate con GOT o AST, GPT o ALT, i cui valori alti o bassi possono decretare una miriade di patologie.

Cosa sono le transaminasi?

Sono degli enzimi fondamentali per il metabolismo, poiché consentono di smaltire gli amminoacidi in eccesso, trasformandoli in molecole facilmente utilizzabili ai fini energetici oppure in altri amminoacidi di cui l’organismo ha bisogno. La più grande riserva di transaminasi è il cuore, seguito dal fegato, cervello, stomaco, reni, pancreas e milza.

In generale, qualsiasi danno al fegato determina un aumento delle transaminasi, ma la diagnosi richiede comunque una serie di informazioni, compresa la storia clinica del paziente, le indagini strumentali e altri approfondimenti di laboratorio.

De Ritis e la rivoluzionaria scoperta delle transaminasi

La formidabile scoperta delle transaminasi avvenne all’Università di Napoli nel 1955 grazie alle ricerche di Ferdinando De Ritis insieme a Mario Coltorti e Giuseppe Giusti.

De Ritis, scopritore delle transaminasi

In seguito a studi decennali, questi ricercatori di fama internazionale scoprirono che l’epatite virale era correlata ad un aumento nel sangue delle transaminasi e crearono un test clinico valido ancora oggi per riconoscere la sofferenza delle cellule del fegato nelle varie malattie epatiche. Fu ideato così l’“indice di De Ritis”, ancora oggi adoperato.

Il professore ottenne la cattedra di Clinica Medica e divenne direttore dell’Istituto di Specializzazione di Medicina Interna dell’Università di Napoli fino al 1982. De Ritis fu uno dei massimi esperti per gli studi sulle malattie del fegato, ma non solo: il professore ebbe un ruolo fondamentale anche durante l’epidemia di colera che colpì la città di Napoli nel 1973.

Il 24 maggio 1968 fu insignito della Medaglia d’Oro al merito della Sanità Pubblica da Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica.

Presso l’Università di Napoli Federico II gli è stata intitolata la Biblioteca del Dipartimento di medicina clinica e sperimentale della Facoltà di medicina e chirurgia.

De Ritis, scopritore delle transaminasi

Capiamo bene come la scoperta delle transaminasi abbia rivoluzionato la storia della medicina e abbia contribuito a migliorare tantissimo le aspettative di vita. Il primo passo per la prevenzione parte però da ognuno di noi: evitando cibi grassi, bevendo molta acqua e consumando frutta e verdura di stagione, praticando attività fisica.

D’altronde: Mens sana in corpore sano (“mente sana in corpo sano”), diceva il poeta latino Giovenale nelle sue Satire.

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  1. francesco andrea maiello Avatar

    De Ritis, Coltorti e Giusti: la fortuna di averli avuti per Maestri! Il fegato… il sacro laboratorio della vita in cui si unirono in matrimonio con vincolo indissolubile l’azoto col suo corredo amminico (-NH2) e il carbonio col corredo carbosslico (-COOH) per generare gli aminoacidi, la cui magica sequenza (codoni, triplette di nucleotidi) ci dona il codice genetico della vita: A-more (adenina), C-oscienza (citosina), G-enoma (guanina), U-niversale (uracile) e non T-erreno (timina)!

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