Un’intera generazione è cresciuta con il mito delle tartarughe ninja, del maestro Splinter e di altri animali mutanti che girano in città. Possiamo dire che non abbiamo inventato nulla di nuovo: già 2000 anni fa, infatti, nelle fogne di Pozzuoli si aggirava un polpo ladro gigantesco che diventò una vera e propria leggenda metropolitana dell’antica Roma. Era infatti famoso per essere un ladro di cibarie, che sottraeva nelle dispense delle case e nelle barche.
Ce la racconta uno specialista nei “fattarielli” dell’antichità: lo scrittore romano Claudio Eliano, lo stesso che ci ha raccontato della pioggia di rane sul Lago di Agnano. Se ci fossero dubbi sull’attendibilità del racconto, data la penna molto creativa dello studioso di Preneste, la storia fu riportata anche dallo scienziato Plinio il Vecchio.
Il polpo ladro: alle origini della leggenda metropolitana
Ci racconta Claudio Eliano che Puteoli fu afflitta per anni dalla presenza di un mostro che di notte svuotava le dispense delle ville, divorava animali interi e mandava in rovina i mercanti di pesce. Ogni giorno, infatti, qualche cittadino puteolano trovava la sua dispensa saccheggiata, con tutte le anfore, gli orci e i vasetti fracassati per terra.
Furono organizzate ronde per riuscire a cogliere in flagrante questo misterioso ladro, ma i protagonisti della scoperta furono alcuni mercanti Iberici residenti a Pozzuoli. Dopo aver trovato il proprio magazzino svuotato in una notte, infatti, fu messo uno schiavo a vigilare sulle provviste rimanenti.
Fu così che una notte di luna piena, con somma sorpresa del vigilante, apparve il polpo gigantesco. Passava per i condotti delle fogne e poi sbucava nelle ville e nelle barche che si trovavano a Pozzuoli.
Eliano ci dice che l’animale era talmente grande da non poter essere affrontato da un essere umano: lo schiavo, anche se armato di tutto punto, capì che sarebbe stato spacciato di fronte alla bestia. Fu quindi costretto ad assistere impotente ad una scena dell’orrore: con i mille tentacoli, davanti ai suoi occhi, il polpo stringeva vasi e anfore fino a distruggerli. Poi si cibava di ogni delizia e, una volta soddisfatto, fuggiva di corsa in acqua, per poi sparire in un condotto.
Il giorno dopo lo schiavo avvertì i mercanti dell’incredibile avvistamento, ma fu preso per pazzo. Nonostante l’incredulità, però, i puteolani decisero di dare una chance alla storia del servo e fu preparata un’imboscata: l’animale era infatti ghiotto di pesce affumicato e si decise di prenderlo per la gola.
Fu quindi allestito un banchetto per il ladro in una casa del porto di Pozzuoli. Si radunarono nella villa decine di uomini armati di asce, spade e ogni oggetto capace di provocare offesa.
L’agguato al polpo ladro
Il polpo ladro, come previsto, quella notte si presentò e cominciò a banchettare allegramente, ma fu subito ingaggiato dai mercanti e dai militari: Eliano ci descrive la battaglia con toni epici, quasi come se avessero affrontato un’Idra. Non riuscendo infatti a pareggiare la forza sovrumana del mostro marino, alcuni uomini cercarono di distrarlo, altri chiudevano tutte le vie di fuga, altri ancora gli recidevano i tentacoli con l’ascia. Alla fine, privato di ogni forza e infilzato da ogni parte, il polpo crollò senza vita. “E non c’è cosa più strana di aver cacciato quell’animale marino sulla terra e non in mare“, conclude Eliano.
La storia ha anche un insegnamento, dato che il libro “sulla natura degli animali” nasce con uno scopo scientifico interessantissimo: avvicinare gli animali e gli uomini, spiegando che condividono le stesse emozioni e sensazioni. Nel caso del polpo, ad esempio, l’autore spiega che è un animale avido e ingordo, dall’intelligenza straordinaria che però è votata al male, dato che passa la sua intera vita ad architettare piani malvagi per danneggiare le altre creature.
Il polpo ladro secondo Plinio il Vecchio
Per Plinio, invece, la leggenda del polpo ladro di Pozzuoli si colora con tinte ancora più bizzarre: l’animale viene probabilmente dal Lago di Agnano, già famoso per ogni sorta di stranezza sin dai tempi dell’antica Roma. Lo scienziato e militare romano, inoltre, afferma di aver visto un fenomeno identico dalle parti di Cartagena, in Spagna.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Claudio Eliano, “De natura animalium”
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia
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