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Ci fu un momento della Storia in cui Napoli rischiò davvero di sparire dalle cartine geografiche. Dobbiamo viaggiare indietro nel tempo di 1500 anni, in secoli confusi e violenti: era l’anno 536 quando ci fu l’assedio di Napoli da parte dei Bizantini, guidati dal leggendario generale Belisario. I soldati dell’Imperatore Giustiniano, giunti alle porte di Napoli per “liberarla” dagli Ostrogoti, furono così crudeli e sanguinari da sterminare quasi tutta la popolazione della città.

Riprendiamoci l’Italia

Il Medioevo era al suo esordio, i barbari avevano conquistato l’Italia intera e proprio Napoli fu la città in cui morì l’ultimo personaggio dell’ Impero Romano, dato che al posto dell’attuale Castel dell’Ovo c’era la villa in cui era rifugiato l’ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo. Nel frattempo, l’Impero Romano d’Oriente godeva di un’ottima salute e Bisanzio, la moderna Istanbul, fremeva per riconquistare tutti i territori che un tempo appartenevano a Roma.

Nel 535 cominciarono così le guerre Gotiche, in cui i soldati bizantini, guidati dal geniale generale Belisario, risalirono rapidamente l’Italia del Sud partendo dalla Sicilia, un po’ come avrebbe fatto Garibaldi circa 1300 anni dopo. L’esercito non incontrò alcuna resistenza e marciò trionfalmente fino a Napoli, che era l’ultimo avamposto del Sud Italia occupato dagli Ostrogoti prima di Roma.

Bizantini
I bizantini guidati da Giustiniano

L’assedio di Napoli del 536

Se Garibaldi ebbe una storia ben nota, ai tempi di Belisario Napoli era una piccola città senza alcun re. Era protetta da un’enorme cinta muraria considerata “invincibile” costruita circa cent’anni prima, ai tempi dell’Impero Romano, dall’imperatore Valentiniano III. Gli unici ad averla violata erano stati proprio gli Ostrogoti che all’epoca erano comandati da Teodato.

Belisario si presentò con l’esercito alle mura di Napoli e chiese di parlare con un rappresentante della città. Fu mandato un tale Stefano, di cui abbiamo poche notizie, che riferì ai napoletani l’intenzione del generale di voler entrare pacificamente, se i cittadini si fossero arresi spontaneamente. Stefano era favorevole alla resa, ma doveva ottenere l’approvazione dei cittadini. Fu lì che nacquero i guai.

I cittadini infatti si divisero in due fazioni: da un lato quelli favorevoli a Stefano e dall’altra quelli favorevoli a Pastore e Asclepiodoto, due personaggi molto vicini alla comunità ebraica in città e che avevano una fantastica abilità retorica. I due oratori tennero un discorso lunghissimo a favore del re Ostrogoto e dissero che “i napoletani non si sarebbero mai arresi“, se non a condizioni favorevolissime. Fu un discorso tanto appassionante che, alla fine, fu acclamato dai cittadini e Stefano fu inviato con un documento, scritto da Asclepiodoto, con delle condizioni talmente inique che avrebbero fatto desistere Belisario.

A sorpresa, Belisario accettò tutte le condizioni poste dai napoletani e annunciò che sarebbe entrato in città il giorno successivo.

Belisario generale
Belisario nell’unico ritratto che lo raffigura giunto oggi a noi

Il tradimento

Anche Pastore e Asclepiodoto furono sorpresi dalla mossa di Belisario. Pur di non farlo entrare decisero quindi di tenere una nuova orazione e riuscirono a sbarrare la Porta Capuana, lasciando il generale fuori. Speravano che il re Ostrogoto, al quale erano fedeli, mandasse in fretta rinforzi per scacciare i nemici. Non fu così.

Belisario era furioso per il tradimento dei napoletani. Cominciò così l’assedio di Napoli.

Una moneta con il volto di Teodato, il re ostrogoto. Fu particolarmente odiato sia dai suoi alleati che dai nemici

Il passaggio segreto e lo sterminio dei napoletani

Passò giorni per capire come entrare in città, finché non trovò un passaggio segreto che, secondo la tradizione, sbucherebbe dalle parti della chiesa di Santa Patrizia a San Gregorio Armeno. Secondo altre ricostruzioni il passaggio si trova a Santa Caterina a Formiello, dato che il toponimo “Formis” potrebbe indicare l’uscita di un acquedotto.

Fatto sta che Belisario entrò in città furioso come un drago e con lui i suoi soldati si scagliarono contro qualsiasi essere vivente presente in città. Uccisero migliaia di uomini e animali, bruciarono case e saccheggiarono tesori. Furono massacrati quasi tutti gli ebrei napoletani, che furono gli ultimi a resistere. I soldati erano talmente feroci che lo stesso generale bizantino ebbe difficoltà a placarli: le legioni composte dagli Unni erano entrate addirittura nelle chiese, luoghi da sempre neutrali, per sterminare tutti i civili.

Racconta Procopio di Cesarea che Napoli era diventata una città fantasma.

assedio di Napoli santa caterina a formiello
La chiesa di Santa Caterina a Formiello, dove probabilmente c’era il passaggio segreto di Belisario

Napoli viene ripopolata

La notizia dell’assedio di Napoli fu talmente eclatante da indignare Papa Silverio: il pontefice convocò Belisario e lo obbligò a ripopolare la città e il generale, sentendosi in colpa, decise di obbedire. Ordinò quindi ai suoi soldati di prelevare gente dalla provincia, dalla Sicilia e addirittura dall’Africa, portando un inedito mix di culture in città per ripopolarla.

Questo è anche il primo momento storico in cui sono ufficialmente menzionati i famosi 36 casali di Napoli.

La vendetta dei napoletani

I cittadini di Napoli, o almeno i pochi sopravvissuti all’assedio, decisero di andare alla ricerca di Pastore e Asclepiodoto per punirli e ucciderli. Scoprirono così che Pastore, vedendo lo sterminio dei napoletani, ebbe un colpo apoplettico e morì.

Asclepiodoto stava invece bene, ma la sua salute durò molto poco: fu arrestato da Stefano mentre tentava la fuga e dato in pasto ai napoletani furiosi, che lo tagliarono a pezzetti e sparsero i pezzi del suo corpo in tutta la città. Il cadavere di Pastore fu invece appeso a testa in giù nell’attuale Piazza San Gaetano, poi fu decapitato e offeso in ogni modo dai cittadini inferociti.

Totila distrugge Firenze: la città toscana fu rasa al suolo e i cittadini sgozzati

Il secondo assedio di Napoli

Piove sempre sul bagnato. La città, che era stata distrutta, spopolata e saccheggiata, ebbe solo 8 anni di pace. Nel 543 si presentò stavolta Totila, il nuovo re dei Goti, che decise di conquistare la città con un nuovo assedio di Napoli. Fu un conflitto che durò poco, in quanto la città ormai era ridotta alla fame.

Con sorpresa degli stessi cronisti dell’epoca, il re ostrogoto rimase talmente sconvolto alla vista delle condizioni di Napoli che decise di aiutare i cittadini.

Ordinò ai suoi soldati di somministrare piccole porzioni di pane ogni giorno, in modo da abituare di nuovo le persone al cibo e non farle morire per indigestione. Praticamente lo stesso trattamento alimentare che fu necessario per i sopravvissuti dei campi di concentramento.
Per capire in che condizioni furono ridotti i napoletani, basta citare la frase di Procopio di Cesarea:Napoli era una città popolata da scheletri viventi“.

Napoli età tardoantica
Una ricostruzione di Napoli nell’età tardoantica

Nasce il Ducato

Napoli fu poi riconquistata dai Bizantini guidati dal generale Narsete e, di lì, rimase greca per oltre 500 anni, fino all’arrivo di altri uomini dal Nord: i Normanni, guidati da Ruggiero. Quel lunghissimo periodo di tempo fu l’epoca del Ducato di Napoli, un periodo storico poco valorizzato che fu recuperato grazie agli studi di Benedetto Croce e di Bartolommeo Capasso.

-Federico Quagliuolo

Approfondimenti:

http://www.fscampania.it/pubb/misc/full%20text_Piciocchi_Sottosuolo%20napoli%20e%20vicende%20storiche.pdf

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