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Quella del Real Educandato di piazzetta Miracoli è una storia di progresso e innovazione nel sistema scolastico che, nel XIX secolo, finalmente toccò timidamente anche il sesso femminile.

Si insegnavano infatti alle donne storia patria, geografia, disegno, pittura, canto e danza. C’erano addirittura borse di studio per accedere alle scuole a spese dello Stato per i più meritevoli e per altre classi sociali agevolate. Era previsto addirittura l’obbligo di vaccinazione per le studentesse, pena la non ammissione alle scuole. Con tutti i limiti culturali del secolo passato, fu una scuola per l’epoca davvero all’avanguardia.

Real Educandato dei Miracoli Salvatore Fergola
Il Real Educandato dei Miracoli in un quadro di Salvatore Fergola, che fu anche docente

Una nascita aversana, un’evoluzione napoletana

Nel Rione Miracoli c’era già una scuola per donne sin dal’600, ma era un istituto riservato alla nobiltà: la retta da pagare era infatti altissima e gli studi erano più vicini a quelli monastici che a una vera e propria scuola di moderna concezione. D’altronde, quello di Santa Maria dei Miracoli era un monastero.

L’educandato femminile di Piazzetta Miracoli, sorto nella chiesa che ha dato il nome all’intero rione fra la Sanità e Piazza Carlo III, nacque nella forma che conosciamo oggi nel 1807 ad Aversa, sotto il regno di Giuseppe Bonaparte. L’istituto si spostò a Napoli dopo appena un anno a causa della soppressione napoleonica degli ordini religiosi che portò alla chiusura del monastero dei Miracoli: fu occupato dall’istituto che per l’occasione fu intitolato a Carolina Bonaparte, la moglie di Gioacchino Murat.

Quando tornarono i Borbone sul trono di Palazzo Reale, i sovrani napoletani raccolsero e spesso perfezionarono ciò che di buono fu fatto sotto i francesi: dopo il più famoso Orto Botanico e l’Osservatorio Astronomico, fu anche il caso del Real Educandato, che appassionò moltissimo la regina Isabella, moglie di Francesco I di Borbone. Proprio su spinta della regiona, con un decreto reale del 1829 fu regolamentato l’istituto e fu posto sotto il controllo del Ministero della Pubblica Istruzione. E il nome fu cambiato da “Scuola Carolina” a “Real Educandato Regina Isabella“. La scuola, complice la dimensione enorme del monastero, era una struttura futuristica per l’epoca: aveva un suo ospedale privato, un chiostro con giardino, una terrazza panoramica, una biblioteca, un teatro e i dormitori, oltre a classi dedicate per ogni materia obbligatoria e opzionale.

Isabella di Borbone regina
La regina Isabella di Borbone, moglie di Francesco I

Borse di studio e vaccinazioni

Ferdinando II di Borbone aggiunse anche la possibilità di godere di borse di studio: riservò 50 “piazze franche”, ovvero ingressi gratuiti da elargire alle figlie di uomini che si erano distinti per particolari servigi nel regno, e 200 “mezze piazze franche”, ovvero metà retta che si poteva concedere solamente alle figlie delle famiglie nobiliari, degli appartenenti all’Ordine Costantiniano o di San Gennaro oppure alle figlie di qualsiasi lavoratore, nobile o borghese, presso le fabbriche di Stato (come Pietrarsa o San Leucio) oppure per i vari enti pubblici, dai finanzieri all’infinito stuolo di burocrati del complessissimo sistema statale borbonico. Anche i medici, i giudici e gli artisti potevano chiedere l’esenzione dal pagamento della retta.

Interessante anche un’altra disposizione del regolamento, che dispone un principio di vaccinazione obbligatoria: “Nella domanda di ammissione deve aggiungersi la fede di battesimo della fanciulla e l’altra che attesti di aver sofferto il vaiuolo o di essere stata vaccinata e di godere di perfetta salute

Real Educandato dall'alto
Vista dall’alto del Real Educandato

Come si viveva nel Real Educandato dei Miracoli?

La sovrana Isabella fu tanto appassionata nel seguire l’istituto da lei patrocinato che addirittura si riservò fisicamente un appartamento in cui vivere all’interno della scuola, per supervisionare di tanto in tanto l’andamento delle lezioni.

Le classi di studio erano cinque e le alunne, durante il periodo di studio, vivevano fisicamente all’interno dell’istituto come in un college americano: il periodo di educazione andava dai 5 ai 18 anni e, alla fine di ogni ciclo di studio che durava 3 anni, bisognava sostenere un impegnativo esame di ammissione per la classe superiore. Ogni classe poi si distingueva per il colore di un nastro che decorava la divisa delle alunne.

Una volta pagata la quota d’ingresso del Real Educandato dei Miracoli, l’intera istruzione delle fanciulle era completamente affidata allo Stato: venivano infatti forniti gratuitamente libri, supporti, vestiti, vitto e alloggio e senz’altro la vita all’interno dell’istituto era dura, ma ben regolamentata.

Non dobbiamo però vedere questa istituzione come una scuola moderna, nonostante i principi avveniristici dello statuto.
Una volta entrate le alunne vivevano una vera e propria clausura: potevano uscire solamente a 18 anni, una volta finito il percorso di studi, oppure in caso di contratto matrimoniale in cui la famiglia “impegnava” la figlia in sposa con un marito deciso dai genitori. In tal caso, una volta uscite dall’istituto, non potevano più rientrare. Era oltretutto vietato introdurre dall’esterno qualsiasi cosa, dagli spartiti musicali arrivando addirittura alle cose da mangiare offerte dalle famiglie nei giorni in cui era possibile incontrare i genitori.

“gli educandati de’ Miracoli e di San Marcellino son divenuti due modelli, degni che siano per bene dell’umanità proposti ad imitazione universale”

Bernardo Quaranta

Se guardiamo la lista dei docenti del 1852, ad esempio, capiamo che gli insegnanti del Real Educandato dei Miracoli erano davvero di primissimo piano. Basta guardare Salvatore Fergola (uno dei più famosi pittori del tempo) come maestro di pittura paesaggistica, oppure Francesco Morghen (il figlio del fiorentino Raffaele, il più famoso incisore d’Italia) come maestro di disegno.

All’interno della scuola erano presenti anche tre medici formati nell’Ospedale degli Incurabili, che all’epoca era la massima eccellenza cittadina, C’erano poi classi di calligrafia e si imparavano tre lingue: oltre alla grammatica e letteratura italiana, c’erano anche classi obbligatorie di grammatica, storia e letteratura francese e grammatica, storia e letteratura inglese.

Medaglia Real Educandato dei Miracoli Vittorio Emanuele
Una medaglia del Real Educandato dei Miracoli con l’effigie di Vittorio Emanuele II. Anche dopo l’Unità continuò la tradizione iniziata da Ferdinando II di Borbone, che regalava una medaglia alle studentesse che si distinguevano per eccellenza in determinate materie.
Medaglia Real Educandato Miracoli
Il retro della medaglia con la scritta “onore al merito”

Il Real Educandato dei Miracoli dopo l’Unità

L’Italia unita ebbe uno studioso straordinario del calibro di Francesco De Sanctis come ministro della pubblica istruzione e autore della prima grande riforma del sistema scolastico, che mirava a togliere dalle mani dei preti l’educazione delle nuove generazioni. Siamo però ancora ben lontani dall’immaginare un modello di educazione meno rigido.
Durante la transizione dal regime borbonico alla nuova monarchia il Real Educandato non ebbe periodi travagliati, se non il cambio di nome: Isabella di Borbone era infatti un nome inaccettabile per la nuova dinastia, che ben pensò di intitolarlo a Maria Clotilde di Savoia.
Non cambiò il modello di studio: gli educandati furono posti sotto la stretta sorveglianza del ministero della pubblica istruzione, che dettava i programmi di studio nazionali a tutte le scuole del regno.

Il vero punto di svolta avvenne durante il regime fascista, precisamente dopo il concordato fra Stato e Chiesa del 1929. Tutti gli educandati italiani infatti furono statalizzati, anche se rimase un buon grado di autonomia amministrativa e di spesa che, come tante cose italiane, fu sfruttata malissimo da Nord a Sud e finì nel 1994, con una delle ultime riforme della scuola che l’ha trasformata nel moderno convitto.

Ed oggi?

Duecento anni dopo il chiostro di Santa Maria dei Miracoli risuona ancora di voci allegre e giovani che si accalcano sotto i portoni monumentali murati che oggi sono stati miniaturizzati in porticine di alluminio. Ancora oggi, con una tradizione di 200 anni sulle spalle, l’istituto esiste ancora ed è diviso fra una scuola omnicomprensiva e un liceo scientifico: il Cuoco e una succursale del Convitto Nazionale di Napoli.

Le belle notizie finiscono qui perché, mentre per i corridoi seicenteschi imbiancati brutalmente dopo la guerra passeggia un mondo di gioventù, l’istituto è stato recentemente protagonista di notizie orribili: nel 2016 fu infatti saccheggiata la biblioteca, ricca di libri originali risalenti addirittura al medioevo: essendo abbandonata da anni, il lavoro dei delinquenti è stato semplice. Questo è un episodio che fa doppiamente male al cuore, se pensiamo che è avvenuto proprio in una scuola in cui si insegna l’amore verso la storia e la cultura.

-Federico Quagliuolo

La storia, che ci è stata suggerita da Simone Bianco ed è dedicata alla nonna che fu una felice scolaretta dell’istituto negli anni ’40: frequentò elementari, medie e ginnasio e, a distanza di settant’anni, ancora raccontava con gran fierezza le sue giornate passate nella scuola del Rione Miracoli.

Riferimenti:
Napoli e i luoghi celebri delle sue vicinanze, volume II, Stamperia Reale, Napoli, 1845, sezione “pubblica istruzione” scritta da Bernardo Quaranta
Il portale del Sud
Franco Buccino, La Repubblica
Educandati a Napoli, lo scempio della biblioteca saccheggiata
Historia Regni

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