Il Jazz & Piano dell’Isola Verde.

Castello Aragonese, Ischia

Quest’estate sa di Jazz!

Il mare si gonfia impetuoso ed è facile lasciarsi dondolare dalle sue forme, dalla sua risacca millenaria. Basta un colpo d’elica per balzare così dalla metropoli, che lievita incessantemente, a questo paradiso.

Ischia, si sa, è il ritrovo di giovani e della movida, di locali notturni e di invasioni estive, di questa bizzarra umanità che, come cavallette, conquista ogni centimetro dell’isolotto tanto antico.

Dal monte Epomeo dai tufi verdi si può abbracciare con lo sguardo ogni insenatura, ogni anfratto, così che ogni soffio di vento abbia il sapore del mare sempre con sé.

Il nome dell’Isola d’Ischia prende origine dal termine latino Pithecusa, che si raccorda a diverse interpretazioni: per molti si intende infatti l’isola dei Vasi da Pithos o addirittura delle scimmie da Pithekos secondo altre teorie prese dai libri qui e lì.

Ma da un bel po’ di anni, questo grande e bellissimo scoglio verde, è teatro di un evento suggestivo e ammaliante, che sancisce un legame profondo tra le acque smeraldo del litorale e le gole profonde del Jazz.

Quest’anno, precisamente dal 30 Agosto al 3 Settembre 2018, si svolgerà come ogni fine estate, il Festival Piano&Jazz dell’Isola d’Ischia, che accoglierà tantissimi ospiti e numerosissimi artisti tra le sue località più belle, come l’arena del Negombo, il Castello Aragonese e il corso del Lacco Ameno.

Tra le personalità più in vista di questo festival ritroviamo senza dubbio Enrico Rava e Danilo Rea Duo con ospite speciale Gino Paoli, padre illustre della melodia italiana con solo piano e voce, venerdì 31 Agosto e sabato 1 Settembre si esibiranno invece il Sergio Cammariere -Trio e Fabrizio Bosso -Quartetto, con le loro più emozionanti performance.

Un ponte dunque dalla Chicago di Luis Armstrong e il sentiero ciottolato del Castello, una sinergia perfetta tra il ritmo della Louisiana e di una New Orleans, in cui immergersi come in un pozzo nero, ed il promontorio solenne di Sant’Angelo. Il tutto in poche ore infestate da stelle, da improvvisazioni, poliritmie e blu notes.

E’ sempre qui dunque che le acque placide della calanca si rimescolano alle progressioni più intense ed abissali della musica vocale più pesante e dolorosa della storia.

Il Jazz ha infatti origini prepotenti e tormentate, nasce come musica vocale, come evoluzione musicale di una schiavitù che non aveva nient’altro se non la voce. La Work Song, così si chiamava questo modo disperato di reagire alla fatica, una preghiera umana, in quelle piantagioni lontane anni luce da ogni briciolo di salvezza e perdono.

Il regno del sassofono o della tromba, a seconda dei quartetti e dello stile, il regno del pianoforte e le sue dense scale pentatoniche. Un percorso sociale e antropologico che ha esplorato le salite e le discese più oscure dell’uomo.
Ne parlò Amiri Baraka con Blues People e Zygmunt Bauman nella ricerca spasmodica dei motivi che hanno portato allo scontrarsi e al ritrovarsi della società schiavista e del jazz liquido.

Ancora oggi il Jazz è musica definita colta per una necessaria conoscenza della teoria classica e si osservano infatti due condizioni primarie: Il Blues, in 12 battute e la Canzone in 32 battute. L’anima stessa dell’improvvisazione è nella linea melodica ed è proprio lì infatti che risiede il segreto del jazz.

E come disse Duke Ellington:

Jazz has always been like the kind of a man you wouldn’t want your daughter to associate with”.

Mi raccomando, vi aspettiamo ad Ischia!

Arianna Giannetti

Sitografia e Bibliografia

[1] http://www.isoladischia.net/12-mesi-ad-ischia/settembre-ad-ischia-e-jazz
[2] http://www.pianoejazz.it/
[3] Iain Lang, a cura di Roberto Leydi Il Jazz, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1975
[4] Daniele Vinci, In giro per Ischia. Boschi, borghi, spiagge, sentieri, Imagaenaria, 2010

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