Non sembra anche a voi proprio una strana coppia quella di Totò e Pasolini? A me personalmente sì. La prima volta che lessi della loro collaborazione per la produzione di alcuni film, rimasi abbastanza sorpresa. Mi sembravano due personaggi troppo diversi per idee e modi di esprimersi! Troppo diversi anche per star seduti a chiacchierare davanti ad una tazza di caffè. Figuriamoci a girare interi film insieme.
Eppure, ad un certo punto, un regista intellettuale di sinistra come Pasolini ha avuto bisogno proprio di un principe-clown come Totò. Era il 1965, Totò era ormai quasi completamente cieco e Pasolini bussò alla sua porta con un’idea ancora abbozzata: una favola moderna che un anno dopo sarebbe diventata il film Uccellacci e uccellini.
Il rapporto tra Totò e Pasolini
Quando in una intervista fu chiesto a Pasolini perché avesse scelto proprio Totò per la parte di quel film, il regista rispose così: riuniva in sé in maniera assolutamente armoniosa, indistinguibile, due momenti tipici dei personaggi delle favole, cioè l’assurdità, il clownesco, e l’immensamente umano, umano proprio come nelle favole della nonna insomma.
Mentre quindi Pasolini scelse Totò ancora prima di averlo conosciuto di persona, Totò all’inizio non amò il personaggio Pasolini e sottolineò la rigidità del nuovo regista che non lasciava lui alcuna libertà di espressione o improvvisazione (tipiche invece dei suoi lavori precedenti). Alla fine delle riprese però il Principe tornò sui suoi passi, dichiarando che Pasolini era un genio e che il film sarebbe stato senza dubbio un successo, anche se non ne aveva ben compreso la trama…
Da questo momento le collaborazioni tra i due continuarono e, in particolare, con Pasolini Totò girò il suo ultimo film. Più che di film parliamo di episodio: era infatti il 1967 e in quegli anni andava di moda girare film divisi in vari episodi, affidati ciascuno ad un regista diverso. Nel nostro caso il film si intitola Capriccio all’italiana e l’episodio curato e interpretato da Pasolini e Totò Che cosa sono le nuvole?
Che cosa sono le nuvole?
Il titolo è bello, non c’è che dire. È uno di quei titoli che ti incuriosisce per un motivo molto semplice: non ti fa minimamente capire di cosa si tratti. Sebbene quindi mi aspettassi di tutto, non avrei mai immaginato di assistere ad una reinterpretazione (decisamente sui generis) dell’Otello di Shakespeare.
Il film, infatti, segue le vicende di un piccolo teatro alle prese con uno spettacolo di marionette, mosse per interpretare il dramma shakespeariano. A noi spettatori del film è concessa una visione a tutto tondo non solo della rappresentazione teatrale sul palco, ma anche del dietro le quinte e addirittura del pubblico seduto ad assistere.
La struttura dell’episodio è quindi molto particolare: si tratta di una fictio teatrale inserita nella fictio di un film. “Un sogno dentro un sogno” come dirà Totò che, con la faccia dipinta di verde, simile a un grillo parlante, interpreta la marionetta del perfido Jago.
La trama si svolge con tenerezza e simpatia fino al momento in cui Jago convince Otello (interpretato da Ninetto Davoli) ad uccidere Desdemona, ma a questo punto, inaspettatamente, il pubblico si alza in piedi e in rivolta si oppone al classico esito della trama. A decine irrompono sul palco e salvano la marionetta Desdemona dalle grinfie delle due marionette Jago e Otello, che vengono irrimediabilmente rovinate.
Alla fine dello spettacolo i due burattini, ormai inutilizzabili, vengono portati dallo ”immondezzaro”, interpretato da Domenico Modugno, in una discarica abusiva. Arriviamo così ad una scena splendida, di delicata ma potente espressiva: distese tra i rifiuti, incapaci di muoversi per salvarsi, le due marionette guardano per la prima volta il cielo e le nuvole.
–E che so’ quelle?, dice la marionetta-Otello.
–Quelle sono… sono le nuvole, risponde la marionetta Jago.
–E che so’ ste nuvole?
–Mah!
–Quanto so’ belle, quanto so’ belle, quanto so’ belle!
–Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato. Aah!, risponde il grande Totò, pronunciando così la sua ultima battuta.
Claudia Grillo
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