L’antico mestiere del trova sigari è una storia di sacrifici e umiltù, di quella disperata genialità dei tanti uomini del popolo costretti ad inventarsi un mestiere pur di riuscire a mangiare qualcosa.
Si aggirava per le strade di notte, quando la città dormiva e strisciava di quel vasto sottobosco di personaggi insoliti e notturni. Sbucava all’improvviso e vagava per i vicoletti della città con occhi bassi e fissi al suolo. Era accompagnato da una piccola lanterna, legata ad un cordino, ed un bastone appuntito. Ispezionava con cura tutti i marciapiedi della città.
![trova sigari napoletano](http://www.storienapoli.it/wp-content/uploads/2020/04/IMG_20200419_193458-951x1024.jpg)
Il trova sigari, una figura disperata che si aggira nell’ombra
Di primo impatto appariva come una figura sinistra ed inquietante. Spesso, infatti, veniva scambiato per un malintenzionato pronto a cogliere la prima occasione utile per aggredire gli avventori notturni. In realtà, non era null’altro che un poveruomo intento a svolgere con dedizione il proprio mestiere, nella speranza di raccattare gli ultimi mozziconi di tabacco, da poter rivendere e guadagnare quelle poche monetine necessarie a tirare avanti in una misera vita.
Erano espertissimi delle zone in cui la caccia era migliore: dalla zona del porto alla Villa di Chiaia, immancabile una ricerca nei pressi dei caffè più in voga della città e delle strade più frequentate. Una delle zone preferite dai trova sigari, però, era certamente quella adiacente al teatro San Carlo. Il motivo è presto detto: i fumatori che dovevano assistere ad uno spettacolo, infatti, si sbarazzavano sempre dei sigari prima del loro ingresso. Il passaggio in queste zone più ricche, non a caso, nei giorni più fortunati, assicurava loro mozziconi di qualità, provenienti direttamente dall’Avana!
Come ci racconta Francesco de Bourcard nel suo libro “Usi e costumi di Napoli”, il trova sigari “presceglie quello che gli sembra il più generoso tra i fumatori, gli cammina dappresso, a rispettosa distanza, e se ha il viso duro, il che non è raro, gli chiede il sigaro benché bruciato men della metà; se poi è moderato cammina sempre, ed aspetta”.
Una volta conclusa la caccia, i sigari raccolti venivano esposti e venduti ai fumatori più incalliti, i quali ne sbriciolavano il restante tabacco all’interno della loro pipa o li fumavano così com’erano.
-Cristina Bianco
Biografia: Usi e costumi di Napoli, Francesco de Bourcard – Longanesi & C. (1977)
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