Baia Domizia ha lo stesso dolce sapore della parola “vacanza” per tantissimi napoletani e casertani. Non c’è residente che non abbia nostalgia dei tramonti in spiaggia e delle giornate passate sotto l’ombrellone, fra la macedonia di frutta fresca del lido, il cocco dei venditori ambulanti, le mozzarelle dei caseifici vicini e i cornetti caldi nelle serate passate fra i baretti del centro.

La storia del territorio nasconde diverse sorprese. Innanzitutto, Baia Domizia ha un cuore veneto. Fu infatti un’impresa di Padova a costruire il primo villaggio vacanze moderno della Campania. E lo fece su un bosco che gli antichi Romani consideravano popolato dalle ninfe.

Anche se il posto non è più famoso e modaiolo come negli anni ’70, ha superato egregiamente la prova del tempo a differenza di Villaggio Coppola, che nacque proprio come “sfidante” della cittadina aurunca. L’abusivismo edilizio e l’abbandono post-terremoto del 1980, però, lo resero uno dei più grandi disastri edilizi della storia recente.

Baia Domizia campi
L’ingresso di Baia Domizia, fra le campagne. Tutti i diritti di DiPhoto Cellole.

Un bosco sacro

Il nord della Campania era conosciuto ed apprezzato già dagli antichi romani che vivevano nelle vicine Suessa e Sinuessa. Al posto di Baia Domizia sorgeva un grande bosco dedicato alla ninfa Marica, protettrice delle paludi e delle acque. Sorgeva anche un tempio dalle parti del fiume Garigliano (all’epoca chiamato Liri).
Sul territorio domiziano fu anche combattuta una delle ultime battaglie dell’Impero Romano: l’imperatore Maggiorano scacciò i Vandali di Genserico che erano giunti dalle parti di Sinuessa per saccheggiare tutte le ville romane.

Un certificato azionario dell’Aurunca Litora, la società che ha costruito Baia Domizia. Si trova in vendita qui: https://www.ebay.it/itm/1964-AURUNCA-LITORA-LA-STORIA-DELLA-BAIA-DOMIZIA-POCHI-PEZZI-ANCORA-DOC-/192885192825

Nasce Baia Domizia

Dopo la II Guerra Mondiale il mondo cambiò volto. Durante gli anni ’50, nel pieno della ricostruzione, il nuovo benessere economico delle classi borghesi portò nuove esigenze, fra cui anche l’immenso mercato delle vacanze estive: grazie all’edilizia molti riuscirono a comprare nuovi appartamenti o addirittura una seconda casa a mare. E la Campania, con le sue spiagge meravigliose, era la preda perfetta.

L’idea venne al piccolo comune di Sessa Aurunca, che nel 1959 era un paese dalla storia antichissima, dato che la città è la figlia di un insediamento romano di duemila anni fa.
Nella speranza di sfruttare il nuovo filone vacanziero, il Comune pubblicò un bando per l’assegnazione di un grosso terreno paludoso in riva al mare, proprio dove oggi sorge Baia Domizia Centro. L’offerta più convincente fu quella di un’impresa di Padova, che fiutò l’affare e riuscì a sbaragliare la concorrenza dell’imprenditoria locale. Fu costituita la società “Aurunca Litora srl” e, ottenuti i permessi, cominciò la costruzione di una piccola città giardino proprio sotto la “Linea Gustav“, il posto in cui una quindicina di anni prima era schierato l’esercito tedesco per respingere gli americani.

Baia Domizia al tramonto. Le villette si perdono fra gli alberi, mentre risaltano i palazzi più grossi. Tutti i diritti di DiPhoto Cellole

Nei progetti originali, Baia Domizia doveva essere una cittadina molto discreta e rispettosa del verde: grandi viali con piccole villette e condomini in parchi privati, senza palazzi o grattacieli. Spiega l’architetto Stefano Lancellotti che la qualità degli edifici è eccellente, con una scelta di materiali attenta e una realizzazione nel rispetto dell’ambiente circostante. Una storia ben diversa rispetto a Villaggio Coppola, dove invece i materiali utilizzati e la progettazione hanno dei valori molto scadenti.

Si può dire che ancora oggi sia così, nonostante alcune costruzioni “stonate” che si aggiunsero negli anni successivi, alcune anche abusive.

Il successo fu immediato. Le società immobiliari riuscirono a piazzare in tempi da record tutte le case in costruzione e in pochi anni Baia Domizia fu affiancata da tantissime altre località: Baia Murena, Baia Felice, Baia Azzurra, Baia Verde.

Una cartolina degli anni ’70 di Baia Domizia

La città degli Svedesi, di John Lennon e Lucio Dalla

Il successo che Baia Domizia raggiunse negli anni ’70 fu colossale, grazie anche ad una campagna di marketing territoriale eccezionale. Si stima che nei tre mesi estivi il piccolo villaggio riuscisse ad ospitare fino a 15.000 persone, compresi anche un’enorme percentuale di stranieri: nella zona nord c’era addirittura un camping che accettava solo turisti provenienti dalla Scandinavia. Ancora oggi esiste la struttura ed è fra i migliori e più visitati campeggi d’Italia.
Questo fu il risultato di un’attenta campagna di marketing realizzata proprio nei paesi del Nord Europa, alla ricerca di nuove fette di mercato che avrebbero potuto arricchire il Sud Italia.

Qui c’è un interessantissimo documentario dell’Istituto Luce che racconta la vita degli svedesi a Baia Domizia: https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/IL5000046820/2/nel-villaggio-svedese-baia-domizia-caserta-fettina-svezia-italia-217-cottages-1600-posti-villaggio-nato-nel-1968-grazie-ad.html?startPage=0

logo Baia Domizia
Il logo di Baia Domizia, disegnato da un famoso artista

Nelle strade del centro non era difficile incontrare personaggi famosi: a Baia Domizia passarono le proprie vacanze vip del calibro di Claudio Baglioni, Lucio Dalla, Totò, i fratelli De Filippo, Sante Monachesi, Giuseppe Abbamonte e anche tanti stranieri, come addirittura John Lennon (e dopo ci tornò la moglie assieme al suo nuovo compagno) e Patty Pravo.

Il clima frizzante delle vacanze sulla sabbia morbida del litorale aurunco portò anche a un episodio che fece discutere per anni: negli anni ’70 si vide per la prima volta il topless. Fu uno shock tale da spingere il vescovo di Sessa Aurunca a condurre una campagna moralizzatrice, ululando contro quella che definì “Pietra dello Scandalo

Anche se il progetto di Baia Domizia non fu mai completato a causa della legge del 1985 che impedì la costruzione a meno di 500m dal mare (era addirittura previsto un molo turistico nell’attuale Baia Nord e un aeroporto dalle parti del Garigliano!), la dimensione borghese della città fu anche la sua salvezza. L’Aurunca Litora, inoltre, dopo il terremoto del 1980 abbandonò i progetti di espansione di Baia Domizia.

Ci fu anche un secondo problema: nel 1975 fu creato il comune di Cellole, che estese la sua influenza sull’attuale Baia Domizia Sud. La soluzione doveva essere provvisoria “in attesa di un accordo fra le amministrazioni” ma, come tante cose in Italia, il provvisorio è diventato eterno.

Il Cosida oggi si chiama Domitilla ed è uno dei luoghi che ospitò gli sfollati del terremoto. Fu reso inagibile e a rischio crollo, oggi è stato completamente recuperato.

Il terremoto e la fuga dei vip

Il terremoto del 1980 segnò la fine dei sogni di gloria del litorale del nord della Campania, che fu abbandonato dal turismo di lusso. Per le stagioni estive degli anni ’80, infatti, il jet set italiano che frequentava la Campania decise di tornare sulle immortali Sorrento e Ischia, mentre i proprietari storici, per lo più aversani e casertani, rimasero stoicamente in città.

Il commissario Zamberletti, incaricato dal governo per gestire l’emergenza, decise infatti di trasferire gli sfollati del terremoto nelle case del litorale domizio, pare su consiglio del sindaco di Napoli Maurizio Valenzi.
Il risultato fu un disastro colossale. Baia Domizia riuscì a salvarsi per il rotto della cuffia: a fronte della richiesta di 5.000 appartamenti per gli sfollati della provincia di Napoli, che avrebbero definitivamente cancellato dalla mappa il villaggio vacanze, si riuscì a trovare il compromesso con 270 abitazioni da far occupare, quasi tutte appartenenti ad hotel di lusso della zona.
Il risultato fu conquistato grazie a un comitato guidato dall’imprenditore Gaetano Cerrito, che riuscì a salvare Baia Domizia, ma di certo da solo non poté fermare l’esodo dei turisti.

I residenti del luogo raccontano che gli occupanti in poche settimane riuscirono addirittura a portare via i servizi igienici dagli alberghi, rubare il rame dell’impianto elettrico e devastare gli interni delle stanze. Il Cosida Residence diventò completamente inagibile, addirittura un’ala del palazzo fu dichiarata a rischio crollo. Come se non bastasse, Baia Domizia era finita sulla ribalta nazionale per due inchieste giornalistiche sugli abusi edilizi e sui rapporti fra politica ed imprenditoria, la prima nel 1977 e la seconda del 1986.

Il danno d’immagine fu però poca cosa rispetto al disastro di Coppola Pinetamare, che non si rialzò più.

Tony Tammaro Baia Domizia
Tony Tammaro, l’idolo di Baia Domizia

L’icona delle vacanze

Oggi Baia Domizia vivacchia nostalgica dei suoi fantastici anni ’70 fra cinema chiusi, piccoli festival estivi e i soliti, immancabili, alberi freschi che accompagnano i pomeriggi caldi di luglio e agosto.

Sotto i porticati del Domitilla non passeggiano più tanti stranieri, ma le nuove generazioni di quei proprietari che, settant’anni fa, decisero di comprare la casa al mare in un luogo discreto ed elegante. Non è raro incrociare in spiaggia anche gli ultimi proprietari del nord Italia che, affezionati al luogo, non hanno rinunciato alle vacanze sulla costa aurunca. Così, fra le stesse dune di sabbia dove i nonni scoprirono il bello delle vacanze al mare, oggi ci giocano i nipotini.

Ad essere onesti, Baia Domizia conserva un ultimo difensore: il grande Tony Tammaro, con la sua “Patrizia“!

Riferimenti:
https://napolimonitor.it/old/2010/07/09/1279/la-baia-dei-rimpianti.html
https://www.identitainsorgenti.com/perle-dimenticate-storia-di-baia-domizia-uccisa-dal-terremoto-del-1980/


https://lancellottirestauro.com/

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