Nel cuore del centro storico di Napoli, nei pressi di uno dei più antichi edifici ospedalieri della città, in una strada non molto nota, c’è l’ “Istituto di Anatomia ed Istologia Patologica – Luciano Armanni”, dedicata ad un medico di grande importanza, ma la cui memoria oggi risulta, ingiustamente, sbiadita.
La carriera accademica di Luciano Armanni
Nato a Napoli nel 1839, passò buona parte dei suoi giorni a calpestare le pietre di questa piccola strada del Centro Storico, sia nella sua vita di studente di medicina che da medico. Pare che si interessò per la prima volta al mondo della scienza quando si ruppe un braccio ed ebbe modo di entrare in maggiore confidenza con il suo medico curante, che gli illustrò per primo il vasto mondo della medicina.
Si laureò nel 1861, durante le fasi cruciali dell’Unità. Condusse tutta la sua carriera a Napoli, eccezion fatta per un’esperienza a Berlino, dove ebbe modo di studiare presso il famoso medico Rudolf Virchow. Fu anche allievo del professor Otto von Schron, presso l’Università di Napoli.
Ritornato a Napoli, nel 1867, divenne assistente presso la cattedra di anatomia e istologia patologica presso l’Università di Napoli, che lo aveva formato. Divenne professore nel 1884.
L’attività di ricerca
Durante l’intera sua vita si dedicò agli studi, in particolare si distinse per quelli sulla tubercolosi, anticipando in parte gli studi del dottor Koch, di cui il bacillo porta oggi il nome.
Furono importanti anche i suoi studi sulla patogenicità di un microorganismo che infetta i bufali e per il quale trovò un vaccino, nel 1887. Su questi ultimi studi, tuttavia, non gli fu resa giustizia su suolo Nazionale. Alcuni anni dopo, il vaccino fu diffuso su larga scala da studi analoghi di università estere.
Nel corso della sua carriera, Armanni condusse degli studi anche sull’efficacia dei trapianti di parti di tessuto e sul diabete. Gli è perfino intitolata una particolare condizione patologica, detta “Lesione di Armanni-Ebstein“.
Infine, i suoi studi su alcuni cadaveri, identificò un batterio, lo pneumococco, che ne aveva causato la morte e fu fra i primi a parlarne. I suoi ultimi anni di carriera furono caratterizzati dall’analisi di diversi tipi di tumore, portando grande lustro all’Istituto di anatomia patologica dell’università.
Gli ultimi anni:
Non pago del suo lavoro come stimato docente e medico, fu uno dei fodatori dell’Ospedale Cotugno, nel 1885 e subito dopo fondò anche l’istituto di Igiene pubblica presso il Municipio di Napoli, uno dei primi in Italia ed in Europa, nel 1889.
Fu nominato membro di una commissione governativa dedicata alle malattie a trasmissione animale ed una dedicata alle malattie infettive. Ricevette numerosi altri incarichi e fu membro di molte associazioni sanitarie, tra cui la Croce Rossa. Fu in prima linea anche per fronteggiare l’epidemia di colera che imperversò nelle cadenti e malsane strade del centro storico Napoli, che subirono il brusco intervento del Risanamento proprio in quegli anni.
Con amara ironia, il destino fu crudele con Armanni: morì, nel1903, di tubercolosi, contraendo la malattia mentre dissezionava un cadavere.
Il suo motto era “Alla morte strapperò ogni segreto”, che fu poi ripreso proprio da Giuseppe Moscati, suo successore nella direzione dell’Ospedale degli Incurabili: “O morte, sarò la tua morte!“.
Gli furono dedicate molte onorificenze postume e a lui furono intitolati un padiglione dell’ospedale Cotugno e l’Istituto di anatomia patologica, a cui dedicò la sua vita.
La via a lui dedicata ha cambiato il proprio toponimo molte volte: originariamente si chiamava “vico di Sopramuro“, dopo “vico degli Incurabili“, poichè conduce ad uno degli accessi dell’ospedale. Fu anche chiamato, non ufficialmente, “vico di santa Patrizia“, per la vicinanza con un monastero. Anni dopo la morte del professor Armanni, gli fu intitolata la strada, oltre all’istituto.
-Leonardo Quagliuolo
Per approfondire:
“Atti dell’Accademia Pontaniana“, Napoli, 1906
“Le strade di Napoli“, di Gino Doria
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