«Perché venite qui se avete don Dolindo Ruotolo a Napoli? Andate da lui che è un santo».
Erano queste le parole che molti fedeli napoletani si sentivano ripetere da Padre Pio.
Ma chi era questo Dolindo?
La storia di don Dolindo Ruotolo
Quinto degli undici figli di un ingegnere napoletano e di una nobildonna spagnola, nato a Napoli nel 1882, ebbe nel suo nome – che deriva dal verbo latino “doleo” e significa, appunto, “provare dolore” – una sorta di missione. Una vita costellata da tante sofferenze – un’asportazione di un tumore sotto la guancia, il dolore per la separazione dei genitori, le accuse in ambito ecclesiale rivelatesi poi infondate – alle quali Don Dolindo ha sempre risposto con umiltà, accettazione e affidamento, offrendo tutto a Dio.
Sacerdote appartenente al Terz’Ordine francescano, insegnava canto gregoriano e impartiva lezioni alla Scuola Apostolica. Sacerdote carismatico in grado di provocare conversioni profonde, famosa quella di un’intera famiglia massonica che da oltre quarant’anni non si accostava ai sacramenti e che fu folgorata dall’umiltà e dal cuore di don Dolindo.
Una parola di conforto per tutti
Proprio per queste sue qualità umane e di direzione spirituale, il suo confessionale della Chiesa di San Giuseppe dei Nudi, nel quartiere Avvocata, era un viavai di napoletani in cerca di una parola di conforto.
Don Dolindo era davvero in grado di rinfrancare l’anima di quanti si rivolgevano a lui, attraverso consigli e preghiere, ma anche grazie alla sua capacità di mostrare la Bellezza di Dio sul suo volto e nei suoi atteggiamenti. Chiamava tutti “angioletto mio”, utilizzava spesso battute in napoletano e, nonostante tutti i suoi acciacchi, possedeva una vena scherzosa nei confronti di quanti si rivolgevano a lui.
Noto per aver coltivato per tutta la sua vita una profonda e genuina spiritualità, don Dolindo era una figura fortemente carismatica, sapeva leggere nel profondo i cuori della gente e, oltre ad essere un mistico e un sacerdote esorcista, era anche uno studioso molto colto, autore di numerose opere: un importante Commento ispirato dei testi biblici e ben trentatrè volumi di commenti alla Sacra Scrittura, dove ricercò la perfetta sintesi tra Scienza e Fede.
Un autore molto prolifico
Stilò molti testi di teologia, ascetica, dottrina, mistica e il famoso “Atto di abbandono a Dio”, una breve preghiera sull’affidamento totale nelle mani di Dio, nella quale suggerisce di chiudere gli occhi dell’anima, stornando il pensiero dal futuro come da una tentazione, e di ripetere con fede solo tre parole: “Gesù, pensaci tu!”.
Scriveva in maniera molto semplice e spesso faceva leggere le sue opere alle figlie spirituali meno colte; se trovavano difficoltà a comprendere alcuni passaggi, egli subito si affrettava a modificarli per rendere ancor più semplici e immediate le sue parole.
«…bussate tre volte sulla mia tomba ed io vi risponderò…»
Nel 1960 un ictus immobilizzò il suo lato sinistro; don Dolindo camminava a fatica, ma non si fermò e continuò a confessare, a pregare e a scrivere fino al 19 novembre 1970, quando una broncopolmonite minò definitivamente il suo corpo già stremato. Alle 17:13, di quello stesso giorno, sollevò gli arti, sobbalzò dal letto e chiuse gli occhi sorridendo. Lo testimoniarono i presenti che in quello stesso momento sentirono diffondersi un fortissimo profumo di gigli in tutta la stanza.
Il cordoglio di un’intera città fu dimostrato dalla processione di fedeli nel giorno dei suoi funerali; don Dolindo aveva promesso di continuare a rispondere, anche dopo la sua morte, se i fedeli avessero chiesto la sua intercessione bussando per tre volte sulla sua tomba, in nome della Trinità. Per questo, ogni giorno, decine di napoletani si recano nella Chiesa di San Giuseppe dei Vecchi – a pochi metri dalla Chiesa di San Giuseppe dei Nudi, dove per anni li aveva ricevuti – e bussano, attendendo con fede una risposta spirituale da parte di Padre Dolindo.
Attualmente don Dolindo Ruotolo è Servo di Dio, ma è in corso la causa di beatificazione di colui che è stato definito “l’amanuense dello Spirito Santo” e che, come si legge in una sua biografia, “volle essere il nulla del nulla in Dio e il tutto di Dio negli uomini”.
Per i napoletani, invece, don Dolindo Ruotolo, non è altro che ” ‘o vicchiariello d’ ‘a Madonna”.
Yuri Buono
Riproduzione Riservata
Riferimenti:
http://www.dolindo.org/
https://www.youtube.com/watch?v=I0jJeoOeePs
https://www.lecodellaverita.it/don-dolindo-ruotolo-risponde-dalla-sua-tomba-alle-preghiere-delle-persone/
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