Vico Bonafficiata Vecchia. Che buffo nome, vero?
Siamo nel quartiere Montecalvario, tra Piazza Carità e la Pignasecca.
È la Napoli popolare che si apre davanti ai nostri occhi, a pochi passi dal Vico San Liborio di eduardiana memoria. «Avvocà, ’e ssapite chilli vasci? I bassi! A San Giuvannielle, ’e Virgini, a Forcella, i Tribunali, ’o Pallunetto?». Inizia così uno dei monologhi più emozionanti della storia del teatro, dove un’immensa Regina Bianchi interpreta Filumena Marturano che sul palco continua dicendo: «Dint’a nu vascio ‘e chillo, a Vicolo San Liborio, ci stavo io con la famiglia mia».
E noi oggi siamo proprio qui, a pochi passi dal suo Vicolo San Liborio, per raccontarvi, però, una storia più divertente: quella di Vico Bonafficiata Vecchia! Di certo il nome riporta a un’espressione molto usata dalle persone più anziane; mia nonna, infatti, era solita ripetere, per augurarmi qualcosa di buono, la classica frase: “he piglià na bbonaffiggiata”.

Bancolotto bonafficiata

Alle origini del banco lotto

In realtà, anche se il pensiero va immediatamente al banco lotto, le “beneficiate” erano, invece, lotterie in uso molti anni prima dell’introduzione del gioco del lotto.
Le “beneficiate”, erano lotterie di più cose: oggetti d’oro, gioielli e corredi. Si narra, infatti, che nel 1520, in questo vico si trovava un’antica sede della lotteria. Durante un’estrazione che prevedeva di mettere in palio un corredo di nozze, parteciparono novanta ragazze indigenti, ancora senza marito. Ad ognuna di esse fu associato un numero da 1 a 90 e le fortunate cinque vincitrici furono, appunto, “beneficate”, ovvero “bonafficiate”.
Quanto al vero gioco del lotto, la prima estrazione si ebbe a Napoli il 9 settembre 1682, ma siccome fu causa di delitti, fu abolito dopo cinque anni. Il popolo napoletano, però, ormai si era appassionato e cominciò ad organizzarsi clandestinamente. Dopo vari tira e molla, fu reintrodotto definitivamente nel 1734 da Carlo di Borbone. Il sovrano dovette superare le ritrosie del suo padre spirituale, il domenicano Gregorio Maria Rocco, contrario al lotto in quanto si trattava di un gioco d’azzardo e come tale osteggiato dalla dottrina della Chiesa. Il Re, però, più pragmatico, aveva capito che il gioco del lotto avrebbe fruttato molto alle casse del Regno e convinse il religioso ponendo l’accento sul fatto che se lo avesse vietato sarebbe esploso nuovamente il gioco del lotto clandestino. Tra i due si trovò un accordo: il lotto fu ripristinato a patto che le estrazioni fossero sospese durante il periodo dell’Avvento.

Vico Bonafficiata Vecchia
Vico Bonafficiata Vecchia

Storia del vicolo Bonafficiata Vecchia

Bene, nemmeno il tempo di dirlo e i napoletani inventarono la tombola: infatti, in quel periodo di astinenza forzata dal gioco, decisero di trasformare il lotto nella tombola, organizzandosi nelle case e facendolo diventare un gioco familiare tipicamente natalizio, con tanto di cartelle e “panariello” e per non farsi scoprire, associarono ad ogni numero un significato. Fu così che nacque la smorfia!
Per arrivare al lotto con estrazioni settimanali, bisogna attendere fino al 1816 e negli successivi l’amministrazione del lotto fu portata al Pallonetto Santa Chiara, al numero 28; ecco, perché, questo Vico Bonafficiata vecchia fa riferimento alle “vecchie beneficiate”, a quelle lotterie per i corredi e a quelle ragazze napoletane che speravano di vincere per potersi sposare.
E mò, andiamoci a giocare due numeri: 63 ‘a sposa e 46 ‘e denare! 😉

Vai al video della storia: https://www.youtube.com/watch?v=t4x91O_MUkk

Riferimenti:
https://itineraridellacampania.it/luoghi/via-bonafficiata-vecchia
http://www.farodiroma.it/la-bonafficiata-il-lotto-delle-zite-ossia-quando-a-napoli-a-tombola-si-vinceva-la-dote/
https://napolipiu.com/lo-sai-come-arriva-il-lotto-a-napoli-o-diavullillo-e-i-numeri-dallaldila

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