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Positano è un’iconica località della Costiera amalfitana, tra le più rinomate mete turistiche della Campania. Deve la sua fama al senso di perpendicolarità del suo profilo tra mare e montagna, il cui precario incontro è addolcito da un’affascinante architettura rampicante. Nella frazione di Montepertuso la precarietà si materializza in uno squarcio nel Monte Gambera che dà il nome al piccolo villaggio. Nella parete rocciosa spunta infatti un curioso foro, capace di ispirare imprese e leggende nei secoli.

La perpendicolarità di Positano.

La leggenda tradizionale

Il Monte Gambera è caratterizzato da un grosso buco, che in napoletano viene detto “pertuso“, da qui il nome della frazione Montepertuso. Si sottolinea la possibile derivazione dal latino pertūsus (bucato, trasforato), che è comunque alla base del napoletano.

La leggenda vuole che sul monte, nel VI secolo d.C.,  vivessero uomini non civilizzati, dediti alla caccia e stanziati nelle caverne. Queste tribù dallo stile di vita primitivo furono svegliate una notte da un forte tuono. Una ragazza, avvolta da una luce, avrebbe in quel momento udito la voce materna della Madonna.

Non aver più paura, il demonio è stato maledetto ed i suoi sforzi contro questo monte sono finiti, perché distrutto è lo spirito maligno. Resti del suo corpo a forma di serpente si trovano all’altro versante della roccia viva. Vieni dunque con me e accompagnami sulla collina della selva Santa, ove ci fermeremo per sempre.

(Le parole della Madonna secondo la leggenda)

La Madonna si era scontrata col diavolo, proprio in corrispondenza della cima positanese. Il male avrebbe sfidato la Madonna a sgretolare la montagna, per dimostrare la propria forza, riuscendo però soltanto a scalfirla. La Madonna, invece, sarebbe riuscita nell’impresa semplicemente sfiorando con un dito la montagna, generando il buco tutt’ora visibile. Proprio accanto al buco si nota poi una grotta quasi delle stesse dimensioni, testimonianza del precedente tentativo fallito. Il diavolo sconfitto sarebbe precipitato tra le rocce, lasciando come traccia la sagoma di un serpente tuttora visibile.

In seguito alla resa del male, il popolo poco civilizzato avrebbe lasciato la montagna per trovare riparo nel più ospitale territorio circostante. Qui sorge oggi la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, i cui fedeli rievocano ogni 2 luglio l’antica leggenda.

Il “buco” visto dal basso.

Goti o Bizantini

Quale popolo abitava le caverne del Monte Gambera nell’epoca a cui la leggenda fa riferimento? Si ipotizza fossero uomini giunti dall’Oriente.

Nel VI secolo d.C. in tutta Italia erano frequenti le lotte tra Goti e Bizantini. Secondo alcune fonti i protagonisti della leggenda potevano essere mercenari dell’esercito bizantino, prelevati dai territori orientali dell’impero. Poteva però trattarsi anche di Goti dispersi, poiché sconfitti dai Bizantini nel 552 d.C., nella battaglia dei Monti Lattari. L’ultimo re dei Goti, Teia, morì nell’antica Nuceria Alfaterna, nell’entroterra alle pendici della catena montuosa.

Quel popolo senza nome, composto da profughi venuti da lontano e forse reduci da una lotta sanguinosa, potrebbe verosimilmente aver dato origine alla comunità del territorio, se si prova tracciare il contesto storico reale al di là della leggenda del buco. Un manipolo di uomini dispersi che ha saputo riscostruire, negli angusti antri dei Monti Lattari, le radici che il destino e le guerre avevano forzatamente troncato.

Paesaggi naturali nei pressi di Montepertuso.

Il miracolo della natura

Di spiegazioni scientifiche alla base del foro di Montepertuso ce ne sono tante. Nessuna teoria può però negare la miracolosa forza della natura, capace di mostrarsi ostile e benevola nello stesso territorio. Siamo poi vicini alla frazione di Nocelle, dove ci si immerge nel favoloso Sentiero degli Dei.

Tra le ripide cime dei Monti Lattari, dove gli spazi sembrano apparentemente inospitali, uno squarcio nella parete rocciosa ha rivelato un orizzonte nuovo da inseguire, capace di mostrare il cielo da un nuovo punto di osservazione. Il vero miracolo di Montepertuso è aver messo a nudo quello che c’è oltre una vetta, spronando le genti a superare le difficoltà e a tempestare di coltivazioni a terrazza i ripidi pendii che affondano nelle acque.

Riferimenti:

  • Luigi Bonazzi; Storia di Perugia dalle origini al 1860; 1875
  • Bartolo Ciccardini; Viaggio nel Mezzogiorno d’Italia; 2009
  • Ananke Speciale 91 Cupole murarie tra XV e XVI secolo; 2021
  • https://www.montepertuso.it/

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