Il Teatro Nuovo di Napoli: la fenice dei Quartieri Spagnoli
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Nel dedalo di strade dei Quartieri Spagnoli, salendo per vico del Teatro Nuovo o per via Montecalvario, due traverse di via Toledo all’altezza dell’incrocio con via Diaz, si giunge al Teatro Nuovo.

All’interno della sala si respira l’aria del teatro di frontiera: spettacoli d’avanguardia, rassegne ricercate, pubblico per lo più giovane, all’interno di una storica sala del Settecento.

Il Teatro Nuovo

La storia del Teatro Nuovo

Le origini di questo teatro sono nobilissime. Per più di due secoli il Teatro Nuovo fu molto frequentato dai nobili di corte e dalla ricca borghesia napoletana.

La costruzione del teatro risale al 1724 e si deve alla volontà di due impresari, Giacomo De Laurentiis e Angelo Casale, che affidarono il progetto a Domenico Antonio Vaccaro, figlio dello scultore Lorenzo.

Il progetto del Teatro Nuovo è un’incredibile prova architettonica: lo spazio all’interno degli angusti vicoli dei Quartieri Spagnoli era stretto e ricavare lo spazio di una platea non dovette essere facile per Vaccaro.

Il risultato, secondo le cronache del tempo (purtroppo non supportare da disegni o immagini), fu strabiliante. La sala era ampia solo ottanta palmi ma conteneva posti a sedere per duecento persone, sulla platea si affacciavano cinque file di tredici palchi ognuna. Si diceva che il Vaccaro “aveva fatto nascere il possibile dall’impossibile“.

Identificazione della piante del Teatro Nuovo tra la tipologia edilizia del 1775
(disegno degli allievi del corso di Scenotecniche dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli)

Gli spazi stretti si rivelarono il valore in più del teatro: la vicinanza tra il palco e la platea creava un rapporto stretto ed immediato tra il pubblico ed i commedianti sul palco. In più, l’interno era decorato magnificamente.

Sul palcoscenico del Teatro Nuovo si alternavano compagnie di prosa e gli esponenti principali dell’opera buffa, a cui è legata ancora oggi la sua fama.

Gli incendi che hanno distrutto il Teatro Nuovo

La fama del teatro di opera buffa cresceva, attirando in sala anche compagnie straniere e appassionati da tutta Europa. Tutto però finì una sera del 1861, quando un incendio divampò improvvisamente e distrusse la splendida sala lignea. L’architetto Ulisse Rizzi cercò di riportare a nuova vita la struttura, ristrutturandola in modo molto più semplice. Apparve chiaro subito a tutti che il teatro non sarebbe più stato frequentato da nobili dame e ricchi cavalieri.

Poco male però, una ventina d’anni dopo, sul finire dell’Ottocento, il Teatro Nuovo tornò a nuova vita grazie alla diffusione della prosa dialettale. La sala era amata da capocomici e appassionati del genere dialettale, lavorava tantissimo con spettacoli diurni e notturni e il pubblico che proveniva da tutta Italia.

Il 1888 è un anno fondamentale per la storia del Teatro Nuovo e del teatro napoletano in generale: la compagnia di comici di Gennaro Pantalena mise in scena ‘O voto, di Salvatore di Giacomo. Quest’operazione comportò la nascita del Teatro d’Arte e il primo tentativo di creare una compagnia stabile, che superasse i limiti delle maschere tradizionali, a favore di approfondimenti psicologici e moderni.

Il successo del Teatro Nuovo continuò fino al 12 gennaio 1935, dopo la messa in scena di Mille luci, uno spettacolo con musiche, balletti, sorrisi. La luce di un camerino rimase fatalmente accesa, il Teatro Nuovo subisce un nuovo devastante incendio, che farà scendere per alcuni anni la saracinesca davanti alle sale.

Alcuni grandi nomi che si legano al Teatro Nuovo

Al nome del Teatro Nuovo dei Quartieri Spagnoli si legano nomi di autori e attori centrali della storia del teatro napoletano: Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo, Roberto Bracco, Libero Bovio, grandi attori della Compagnia del San Carlino.

L’impresario Don Pasquale Molinari, con una mossa astuta, si assicurò in quegli anni l’esclusiva sulle commedia di Scarpetta, che portò un pubblico interessato e acuto e grande successo al Teatro.

Su questo stesso palcoscenico si rafforzarono i nomi immortali dei giovani Raffaele Viviani e Totò, su cui in modo lungimirante Molinari investì.

Non potevano mancare all’interno di questa sfilza di grandi nomi del teatro napoletano ed italiano i fratelli De Filippo, che per un anno, a cavallo tra il 1930 e il 1931, fecero del Nuovo il loro palcoscenico, mettendo in scena i loro più grandi successi e creando sketch strepitosi.

La storia recente del Teatro Nuovo

Da quella infausta notte del 1935, il Nuovo scomparve dalle storia del teatro napoletano e dal ricordo del pubblico. Fino al 1985, quando due giovani attori, Angelo Montella e Igina Di Napoli, decisero di far rivivere quello spazio. Non era più la sala sfarzosa di un tempo, ma il calore rimase lo stesso. La volontà era quella di rinnovare ancora una volta il linguaggio teatrale in una città che ha dato tanto al mondo del teatro.

Nei tempi più recenti il Teatro Nuovo si lega a nomi di spicco della vita culturale napoletana: qui Annibale Ruccello mise in scena i suoi primi spettacoli, Mario Martone ha presentato alcuni dei suoi spettacoli storici, Enzo Moscato ha costruito alcune delle sue performance incredibili.

La storia secolare del Teatro Nuovo è quella di una fenice tutta napoletana, che rinasce ogni volta dalle sue, metaforiche e non, ceneri.

L’augurio è quello di poter vedere ancora per tanti anni il successo di un luogo storico come il Teatro Nuovo dei Quartieri Spagnoli.

Bibliografia

Giulio Baffi, Teatri di Napoli, origini, vicende, personaggi e curiosità dei teatri di posa, Newton & Compton edizioni, ottobre 2002.

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