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Ernesto De Martino è stato un filosofo ed antropologo napoletano, famoso per i suoi studi sull’origine della magia soprattutto nel Sud Italia. É proprio grazie a lui se la nostra città viene spesso associata ai binomi vita e morte, gioia e dolore, razionalità e magia.

Ernesto De Martino: etnologo meridionalista

Ernesto De Martino è ricordato per essere stato uno storico delle religioni e etnologo meridionalista. Il suo metodo di studio si basa sull’indagine etnografica e antropologica.

Ernesto De Martino
Ernesto De Martino

Il lavoro svolto da Ernesto De Martino è estremamente complesso e ricco di sfaccettature. De Martino non solo studia l’uomo sotto i suoi aspetti puramente sociali, ma va oltre scendendo un po’ nelle viscere, all’origine, quando forse eravamo più liberi e pieni di magia.

Cos’è la magia?

La magia non è come noi la intendiamo, un gioco di illusionismo con le carte o un cappello magico. La magia anticamente intesa era alla base della conoscenza della vita e dello sviluppo della filosofia classica, della medicina, delle religioni, della matematica e dell’astronomia.

Era il tentativo di spiegare e dare ordine all’universo ponendosi domande sull’origine del mondo, sul suo calcolo matematico e fisico, su quale mente ordinatrice ci fosse dietro il nostro mondo. Proprio da questi ragionamenti nasce l’idea di un ordine universale, l’idea di dio creatore declinato in religioni diverse, l’idea del calcolo matematico che può spiegare tutto, o quasi.

Spesso si reputa, a torto, che la magia sia oggi parte solo delle società ”non civilizzate”, ma in realtà la magia è dietro ogni aspetto della nostra vita.

La vita è una combinazione di magia e pasta

Federico Fellini

La morte come motore magico

Ernesto De Martino aveva ben capito l’importanza della magia e aveva intenzione di spiegarla dietro la filosofia storicista di Benedetto Croce. De Martino, infatti, entrò nel circolo crociano e sviluppò ulteriormente le idee del filosofo.

Per Ernesto De Martino il fulcro delle azioni irrazionali, dei pianti rituali, del motore della vita è la crisi della presenza, ossia non essere. Il non essere è la morte, che porta chi rimane in vita ad una profonda crisi.

Esattamente su questa assenza di presenza si basa la filosofia di De Martino e la crisi della presenza si combatte con quei riti funebri che da sempre fanno parte delle varie usanze e religioni sin dall’antichità. I riti di mummificazione con gli egizi, per esempio, o la prèfica del mondo greco, che veniva pagata per piangere ai funerali. Allo stesso modo anche noi napoletani, ancora oggi, abbiamo mantenuto questi gesti “plateali” per esorcizzare la morte. In molti film, soprattutto degli anni ’60 e ’70, si vedono donne urlare al capezzale dei loro cari fasciate da vestiti neri, oppure rendere un oggetto appartenuto a chi non c’è più una specie di amuleto, di portafortuna.

Salvatore Giuliano di Francesco Rosi- Pianto rituale
Ernesto De Martino
Amuleto egizio

Gli oggetti vengono sacralizzati e il dolore viene sputato fuori sotto forma di urla e pianti per sopportare la non essenza, e per il filosofo è questo meccanismo che sta alle basi delle religioni.

C’è un interessante teoria di un critico e teorico del cinema Andrè Bazin chiamata il complesso della mummia, secondo cui, tramite il disegno, la pittura, la scultura, il cinema, la fotografia, la musica, l’essere umano cerca di combattere la morte. Si sente la necessità di imprimere un’immagine ed innalzarla ad arte proprio per essere resilienti nei confronti dello scorrere del tempo. L’arte diventa un rito, un modo per ”salvare l’essere tramite l’apparenza”, come ci dice Bazin.

Da qui capiamo che la parola essere vuol dire stare, esistere. La morte, invece, genera quello che si produce quando ci viene tolto qualcosa, il vuoto, l’assenza, la non presenza.

Bibliografia

Il mondo magico: prolegomeni a una storia del magismo, Torino, 1948

Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria , nuova edizione a cura di Marcello Massenzio, Torino, Einaudi, 2021

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