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La Chiesa di Santa Sofia è uno dei siti storici di maggiore rilievo di Benevento, oltre a essere riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità. Si trova al centro della città, nell’omonima Piazza Santa Sofia. Curiosamente il nome della chiesa fu scelto a somiglianza della basilica bizantina di Costantinopoli inaugurata nel 527, oggi nota come Ayasophia o Hagia Sophia, tra le principali moschee di Istanbul. Anche la particolare forma architettonica dell’edificio, a pianta circolare, rimanda al modello bizantino.

Chiesa di Santa Sofia. Ph. Gerardo Russo.

Le origini e l’architettura

La chiesa fu fondata da Arechi II, divenuto Duca di Benevento nel 758. Fu insediato da Desiderio, Re dei Longobardi, di cui sposò la figlia Adelperga.

Fu ultimata nel 762, diventando uno dei simboli del popolo longobardo. Seppur di modeste dimensioni, si iscrive infatti in un cerchio dal diametro pari a 23,50 metri, la chiesa per diverse caratteristiche è unica nel suo genere. La pianta presenta un nucleo esagonale, delimitato da sei grandi colonne forse provenienti dal tempio di Iside, antico luogo di culto egizio in età romana a Benevento. Attorno all’esagono centrale si trova poi un anello decagonale, formato da due colonne all’ingresso e otto pilastri, che seguono un andamento circolare nella zona presbiteriale, stellare al centro e ancora circolare in corrispondenza del portale d’ingresso. Diversi sono poi i resti di affreschi presenti nella chiesa.

Fa parte del sito seriale “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)“, inserito dall’UNESCO nella lista dei patrimoni del’umanità nel 2011.

santa sofia
Interno della Chiesa di Santa Sofia. Ph. Gerardo Russo.

Da Istanbul a Benevento

La chiesa fu dedicata alla Sofia, la Divina Sapienza, come l’omonima basilica cristiana bizantina di Costantinopoli, oggi Grande Moschea Benedetta della Santa Sofia di Istanbul. L’attributo di Santa non si riferisce a una persona realmente vissuta, ma rimanda al significato di Sophia nel greco antico, corrispondente a sapienza.

Il legame tra i due luoghi di culto, oltre che nel nome, è presente nella stessa architettura bizantina, essendo presente nella chiesa di Benevento uno schema a pianta centrale, seppur molto originale nel suo andamento irregolare. La stessa moschea di Istanbul presenta una pianta con uno spazio centrale quadrato, aumentato con ulteriori emicicli e absidi minori che sembrano trasformare la struttura in rettangolare.

Tra i principali edifici religiosi di Istanbul, nonché capolavoro dell’architettura bizantina, l’opera nacque per volere di Giustiniano che voleva superare in grandezza quanto fatto dai suoi predecessori. Oggi è il simbolo di Istanbul, nonché una dei luoghi più fotografati della città turca. Nota come Hagia Sophia in greco, o Ayasofia in turco, divenne moschea nel 1453, quando furono costruiti i suoi minareti. Si trasformò ancora in un museo aperto al pubblico nel 1935, diventando un’opera laica, ritornando a essere un luogo di culto musulmano nel 2020. Anche la moschea di Hagia Sophia, come la chiesa di Benevento, è parte del patrimonio dell’umanità protetto dall’UNESCO.

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Moschea Ayasofya di Istanbul. Ph. Adli Wahid.

La piazza di Santa Sofia e il campanile

L’omonima piazza si è trasformata, come la chiesa, più volte nel tempo. In particolare, fu realizzato un campanile a sinistra della chiesa tra il 1038 e il 1056, che trasformò l’assetto della piazza. Lo stesso campanile danneggiò la chiesa nel terremoto del 1688, fino a crollare nuovamente durante il sisma del 1702.

Il campanile fu così ricostruito lontano della chiesa, anche per evitare nuovi rischi all’edificio. La chiesa e il campanile sono oggi staccati, ampliando così in modo anomalo la loro presenza nella piazza di Santa Sofia. Sulle pareti del campanile furono poste nel 1936 due mappe rappresentanti una il Sannio antico e l’altra il Ducato longobardo di Benevento, visibili tuttora.

La piazza è completata al centro da un obelisco sostenuto da quattro leoni.

La forza della Sophia

Nata prima che Costantinopoli si trasformasse in Istanbul, la Chiesa di Santa Sofia conserva nel nome la sua storicità, nonché un legame, di stile e architettura, che unisce il mondo occidentale con quello orientale. Seppur il nome Costantinopoli non sia più utilizzato, se non in Grecia, per riferirsi alla città turca, è importante notare come si sia invece conservato l’appellativo di Santa Sofia per riferirsi a un edificio che ha più volte cambiato destinazione. Da chiesa a moschea, diventando anche un museo per parte della sua storia.

Una Sofia più forte delle trasformazioni storiche e territoriali. La Chiesa di Santa Sofia di Benevento, con la sua originale forma, regala ancora oggi uno straordinario gioco di luci e prospettive. Si inizia a conoscerla dalla piazza, ammirandone il campanile che ha sapientemente allontanato per potersene proteggere. All’interno accoglie timidamente i viaggiatori, laici o religiosi che essi siano, affascinandoli e conquistandoli però come la sua maestosa parente di Istanbul, grazie a una bellezza che travalica la storia e la geografia.

Bibliografia:

Giancarlo Andenna, Giorgio Picasso; Longobardia e longobardi nell’Italia meridionale; 1996

Sitografia:

http://www.santasofiabenevento.it/santa%20sofia.html

http://www.santasofiabenevento.it/piazza%20Santa%20Sofia.html

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