Questa è la storia di Lucy D’Albert, soubrette di incredibile bellezza, invidiata da tutta Napoli e ammirata da scugnizzi e spettatori. Fu lei, incantevole ballerina, a fare gol nel cuore dei due principi di Napoli: Attila Sallustro, il Maradona del tempo, amatissimo centroattacco degli azzurri e il principe Umberto di Savoia. Si dice che il giovane erede al trono si sporgesse a dismisura dal suo palco di seconda fila per poterla vedere meglio.
Lucy D’Albert e il Teatro Nuovo
Il 30 settembre del 1914 nacque a Mosca la piccola Elena, detta Lucy. La D’Albert era la giovane figlia di una delle più bravi danzatrici russe: Lydia Abramovic. Allo scoppio della rivoluzione, Lydia scappò con la giovane figlia prima a Kiev, poi a Odessa e poi a Baku, quindi riuscì a varcare il confine e raggiungere Istanbul.
Per un po’ di anni si rifugiarono a Parigi dove la Abramovic ottenne una scrittura dalle “Folies Bergère“. È nel 1930 che si trasferiscono a Napoli, dove la madre ottiene un’offerta stabile al Teatro Nuovo con l’impresario Eugenio Aulicino.
La giovane Lucy D’Albert soleva passare le giornate in camerino, attendendo pazientemente la fine delle esibizioni della madre e sognando il palcoscenico. Ben presto, però, la sorte le avrebbe regalato un’opportunità. Aulicino le fece sostituire una ballerina di fila che si era sentita poco bene. Così, si riempì il reggiseno di panni per sembrare più grande (benché alta aveva solo 15 anni) e ricca di emozione uscì sul palcoscenico.
La notizia che al Teatro Nuovo si esibiva una ragazzina di meno di sedici anni, bella come poche sue coetanee erano belle, si sparse in tutta Napoli e moltissimi spettatori cominciarono ad accorrere al Nuovo solo per poterla vedere.
Gli scugnizzi si appostavano fuori dal teatro per stuzzicarla: «Ma come, Lucy, parli napoletano? Allora non è vero che sei nata a Mosca!». Lei rispondeva di sì, che era nata a Mosca, ma gli scugnizzi rimbeccavano «Bugiarda, tu si’ nata a Napule» tanto che le valse il soprannome di «’a russa ‘e ‘ncoppa ‘e quartiere».
Il fidanzamento con Attila Sallustro
Una sera si presentarono al Teatro Nuovo tutti i giocatori del Napoli. Durante le sue esibizioni, Lydia Abramovic era solita scendere in platea e chiedere agli spettatori: “con chi vorreste avere un figlio?”.
Caso volle che quella sera, la Abramovic pose la domanda ai giocatori del Napoli, in particolare ad Attila Sallustro che rispose: «Signora Johnson, scusi sa, ma io un bambino vorrei proprio farlo con sua figlia». Alla rabbia della madre si unì il rossore della figlia che scappò in camerino rossa di vergogna. Eppure pochi mesi dopo Lucy D’Albert e il giovane Attila Sallustro erano già fidanzati. Si sposarono il 9 giugno 1936. Il loro figlio Alberto nacque il 30 novembre 1937.
Possiamo dire, senza troppe esagerazioni, che tutta Napoli era innamorata di Lucy D’Albert. Tutti tranne i tifosi del Napoli, che l’accusavano di attentare alla salute del giovane giocatore quando non rendeva bene in campo. «Lucy, tu lo devi lascià sta’ ad Attila» le gridavano all’uscita dal teatro.
Se Lucy D’Albert era la reginetta di Napoli, il discorso valeva anche per il giovane Attila. Il giovane biondo di Asuncion era amatissimo dalle donne napoletane, aitante, alto e bello. Anche i tifosi della curva B stravedevano per lui: eccellenti lo scatto e il tiro, i napoletani amavano le sue prestazioni in campo. Insomma: i giovani sognavano d’esser come lui, le giovani di starci.
Lucy D’Albert ebbe una carriera lunga e contornata di successi. Venne scritturata da Aulicino per lo spettacolo di rivista Strade, il più amato al Teatro Nuovo. Nella sua carriera furono tante le collaborazioni importanti. Si ricordi la collaborazione con Totò che la volle nell’Orlando curioso, in cui Lucy si esibiva in un duetto con il principe della risata che divenne molto famoso:
La bella Angelica – che amavi tu – or sembra un’elica – nel cielo blu
Totò e Lucy D’Albert nell’Orlando curioso
Lucy D’Albert e Attila Sallustro rimasero insieme fino alla fine, come re e reginetta di Napoli. Morì il 6 maggio 1984, giusto un anno dopo l’addio ad Attila.
Bibliografia
G. Pacileo, La storia del Napoli, nel capitolo Il mito di Attila Sallustro – due principi e una reginetta, pagg. 50 – 54, Edizioni de La casa dello Sport, Firenze, 1986.
V. Paliotti, Napoletani si nasceva – ricordi, curiosità e memorie, nel capitolo La diva che fece gol con Attila, pagg. 47-55, New Compton Editori, 2004.
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