limoncello
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Raccontare la storia del limoncello non è affatto semplice. Dobbiamo parlare di leggenda, piuttosto, e distinguere tra “invenzione” e “scoperta”, perché quando ci troviamo di fronte a dolci e liquori, le paternità e, il più delle volte, le maternità si sprecano.

La prima fonte certa

La prima volta che troviamo per iscritto il termine “limoncello” risale al 1687 quando Francesco Redi, medico e naturalista dell’epoca, nella sua opera “Bacco in Toscana” cita il limoncello miscelandolo all’acqua cedrata. Si tratta, molto probabilmente, della prima e unica fonte storica dove il termine “limoncello” abbandona il significato di vezzeggiativo di un limone di dimensioni più piccole, già in uso in epoche precedenti, ed entra nel “gotha” dei liquori. Da quel momento in poi, per ritrovare il limoncello come lo intendiamo noi, dobbiamo fare un salto avanti di oltre duecento anni, oppure farne alcuni indietro di circa duemila anni.

Tutte le possibili origini

Da questo momento la storia del limoncello assume caratteri nebulosi nel “mare magnum” di fonti orali, tradizioni e lasciti. Se per alcuni autori fu Zeus a regalare la ricetta ad un comune mortale, altri datano l’ “invenzione” del limoncello addirittura all’epoca dei Romani; altri, ancora, alle invasioni dei Saraceni in quanto già coltivatori di limoni; fino ad arrivare a dei monaci avvezzi alla produzione di liquori e a dei pescatori che lo usavano per combattere il freddo. Insomma, la verità non la sapremo mai…

Axel Munthe

…ma uno dei racconti più accreditato vuole che la sua “scoperta” sia avvenuta a Capri e sia legata allo studioso, psichiatra e scrittore Axel Martin Fredrik Munthe. Nato in Svezia, all’età di diciotto anni visitò Capri e ne rimase talmente affascinato da promettere a se stesso che un giorno l’avrebbe scelta come sua terra d’adozione. E così fu.

Dapprima accorse a Napoli per curare i malati di colera e quando qualche anno dopo si ritirò dalla vita pubblica si trasferì a Capri per scrivere un racconto autobiografico dal titolo “La storia di San Michele”. Fu proprio al Santo che dedicò la sua villa di Anacapri che costruì da solo, con l’aiuto di alcuni muratori residenti, e che ancora oggi è ritenuto un piccolo lavoro di architettura spontanea.

Il limoneto di Maria Antonia

Proprio a poca distanza dalla casa di Munthe vi era una piccola pensioncina, un tempo gestita dalla signora Maria Antonia Farace, dove lo scrittore andava spesso a pranzo, anche insieme ai suoi colleghi. Si racconta che fu proprio qui che gli fu servito il famoso limoncello, frutto dei limoni che la signora custodiva e che diede il via alla produzione del liquore più famoso della Campania. La ricetta fu tramandata ai nipoti e poi ai loro discendenti, fino ad arrivare a Massimo Canale che nel 1988 fu il primo a registrare il marchio.

L’ovale e lo sfusato

Complice il suo profumo eccezionale e la sua bevibilità, specialmente se servito molto freddo, il limoncello a partire dagli anni Ottanta è diventato un liquore diffuso ovunque e, proprio per questo, più imitato. Bando a qualsiasi aroma o essenza, il limoncello originale è prodotto con vere bucce di limone e, in particolare, i due tipi maggiormente usati sono l’ovale di Sorrento e lo sfusato amalfitano, che prendono tali nomi proprio dalla loro forma.

Il primo, prodotto principalmente nella costiera sorrentina, il secondo, invece, più presente in costiera amalfitana. Entrambi caratterizzati dai profumi intensi e dalla ricchezza di olii essenziali, frutto anche del microclima di cui possono godere.

I profumi delle costiere

La costiera: la meraviglia della Campania, la bellezza ad ogni passo, la roccia che si tuffa in mare e una costa fatta di tornanti, spiagge, insenature e infiniti terrazzamenti, dove la salsedine incontra i venti e dona unicità alle caratteristiche di questi limoni, protetti per la maggior parte dell’anno da teli e allevati con una cura davvero certosina.

Ed è proprio questo insieme di elementi che hanno reso i limoni di Sorrento e di Amalfi così preziosi, al punto da meritare l’Indicazione Geografica Protetta e ad aver dato vita al liquore più amato dagli italiani e…anche dagli americani.
George Clooney e Danny De Vito, infatti, stregati da questo liquore che porta con sé tutto il colore del sole, ne sono diventati prima estimatori e dopo produttori. Ed è anche grazie a tutto questo che la nostra cultura diventa universale.

Bibliografia

“La miscelazione e la sua storia” – Ciro Rosselli, Vito Caputo

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