Sant'Alfonso
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Sant’Alfonso Maria de’ Liguori è più napoletano di San Gennaro. Una provocazione che può apparire forte, ma che in realtà ha un fondo di verità. E non è un caso se viene considerato “il più napoletano dei santi”, sebbene la sua vita lo abbia spinto anche in altri luoghi della Campania. Scopriamo insieme questa poliedrica figura: teologo, scrittore, pittore, musicista e compositore.

Sant'Alfonso: il più napoletano dei santi
Ritratto di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori da giovane, custodito nel museo a lui dedicato nella città di Pagani, in provincia di Salerno.

Alfonso: ragazzo prodigio

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori morì a 91 anni, un’età considerevole per il periodo a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo. E non si può certo dire che la sua vita sia stata noiosa, anzi…

Molti faticherebbero a imitare le sue gesta, pur avendo a disposizione secoli e secoli. La vita di Sant’Alfonso è ricca di colpi di scena e prodigi e piena di altissimi momenti di spiritualità, arte e cultura. Insomma, ci sono tutti i presupposti per una sceneggiatura cinematografica!

Sant'Alfonso: il più napoletano dei santi
Una delle sale del Museo dedicato a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, realizzato nelle stanze in cui il santo visse a Pagani, in provincia di Salerno.

Nasce a Marianella il 27 settembre 1696 da Giuseppe, capitano di una galera della flotta del Regno di Napoli, e da Anna Caterina Cavalieri. La sua “napoletanità” la si nota non solo nei natali ma anche in un carattere molto deciso, a tratti burbero (definito da alcune fonti un vero e proprio “capatosta”).

La sua fu una formazione da bambino prodigio. Il padre lo affidò fin da piccolo a importanti precettori dell’epoca da cui apprese le materie letterarie, l’educazione musicale e l’arte pittorica. Quest’ultima, in particolare, fu arricchita dall’esperienza nella bottega del grande Francesco Solimena, molto probabilmente maestro anche del padre Giuseppe. In quel contesto il giovane Alfonso conobbe Paolo De Maio, pittore con il quale realizzò dei dipinti a quattro mani, alcuni conservati nel museo a lui dedicato a Pagani.

Sant'Alfonso: il più napoletano dei santi
Ultima stanza in cui Sant’Alfonso visse fino alla morte. Sul tavolino alcuni oggetti appartenuti al santo: l’aspirina, un pezzo di marmo bianco che veniva posto sulla tempia per alleviare il dolore alla testa; una trombetta acustica per sopperire alla perdita dell’udito; una sputacchiera che serviva a riporre del tabacco masticabile che Sant’Alfonso usava per scopi terapeutici.

Sant’Alfonso fu anche un eccelso musicista, paroliere e compositore. Ad esempio, non tutti sanno che fu l’autore del celeberrimo “Tu Scendi dalle Stelle”, il canto simbolo del Natale napoletano.

Sant'Alfonso: il più napoletano dei santi
Navata principale della Basilica di Sant’Alfonso a Pagani (SA). L’edificio fu voluto proprio dal santo napoletano che decise di dedicare a San Michele Arcangelo. Nella basilica sono conservate le reliquie di Sant’Alfonso.

Un avvocato di 16 anni

Il giovanissimo Alfonso si iscrisse all’età di dodici anni all’Università di Napoli e quattro anni dopo, nel 1713, conseguì la laurea in giurisprudenza (un vero e proprio record!). In pratica iniziò ad esercitare la professione da adolescente, diventando in poco tempo uno dei più celebri avvocati del foro. Eppure, questa folgorante carriera subì un’improvvisa battuta d’arresto…

Nel 1723 perse una causa importante a causa di interferenze politiche, episodio che lo spinse a deporre la toga e a vestire gli abiti sacerdotali. A 27 anni iniziò gli studi ecclesiastici e a 30 anni fu ordinato sacerdote.

Sant’Alfonso: vescovo, fondatore, dottore

Anche nella vita consacrata Sant’Alfonso fu un “fuoriclasse”. Si dedicò per circa sei anni all’evangelizzazione degli ultimi: i “lazzaroni” delle strade del Regno di Napoli, i pastori della costiera, coloro insomma che non erano a conoscenza del messaggio evangelico. Per questi ideò le “cappelle serotine” (ovvero “serali”), dei momenti di catechesi che si svolgevano in luoghi di ritrovo.

Sant'Alfonso: il più napoletano dei santi
La maschera funebre in cera ricavata direttamente dal viso di Sant’Alfonso. Grazie a questo cimelio è possibile risalire ai tratti somatici del santo, resi accentuati dalla veneranda età e dai segni dell’artrosi deformante che ha interessato i suoi ultimi anni di vita.

A Scala ebbe l’ispirazione per la fondazione della Congregazione del Santissimo Redentore. Oggi la comunità redentorista, che ha nella comunità di Pagani il suo fulcro mondiale, è presente in tutti i continenti con missioni di carità ed evangelizzazione.

Arrivò a Pagani nel 1742 e qui visse con i suoi confratelli fino al 1762, anno in cui, un po’ controvoglia, venne eletto vescovo di Sant’Agata dei Goti, nel beneventano. Anche qui, nonostante un ruolo per lui non idoneo, si distinse per carità e attenzione agli ultimi.

Nel museo a lui dedicato a Pagani sono custoditi tanti cimeli appartenenti al suo periodo vescovile, insieme a tante altre testimonianze della sua fervida e caleidoscopica attività teologica e culturale.

Sant'Alfonso: il più napoletano dei santi
La sedia a rotelle e il bastone utilizzati da Sant’Alfonso negli ultimi anni di malattia. A fianco, una serie di antichi testi, opere del dottore della chiesa. Sono opere cardine della formazione odierna dei sacerdoti che sono valse a Sant’Alfonso la nomina a dottore della chiesa, patrono dei confessori e dei moralisti.

Ritornò a Pagani nel 1775 e quivi trascorse gli ultimi anni di vita, resi faticosi dall’artrosi deformante. I suoi resti sono oggi custoditi nella cappella laterale dell’abside della Basilica Pontificia di Pagani.

Come detto in premessa, ci sono tutti i presupposti per una sceneggiatura cinematografica. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori fu una personalità eccezionale, aldilà di ogni credo religioso. Un santo che ha conservato la sua identità partenopea al punto che molti lo considerano “il più napoletano dei santi… il più santo dei napoletani!

Bibliografia

  • P. DOMENICO CAPONE, Il volto di Sant’Alfonso nei ritratti e nell’iconografia, PP. Redentoristi Roma, 1954.

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  1. Avatar Luigi Ascione
    Luigi Ascione

    Salve…buon articolo interessante…Le scritte nere sotto le foto sul fondo blu sono molto poco leggibili per scarso contrasto

  2. Avatar Rosa Rita La Marca
    Rosa Rita La Marca

    Grazie per il contenuto emozionante, che racconta la vita stupefacente del santo napoletano. Uno dei miei più stimati Santi della Santa Chiesa, che leggo spesso, e rileggo sempre volentieri, come fonte di pace e sostegno nelle prove.

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