Sorrento romana e medioevale, l’epoca classica
La fondazione di Sorrento è generalmente attribuita ai greci, anche se secondo molti studiosi vi erano già insediamenti italici, etruschi e osci. In età romana Sorrento partecipò all’insurrezione degli italici (90 a.C.); fu quindi trasformata da Silla in colonia, a cui seguì più tardi uno stanziamento di veterani di Ottaviano. Fu poi municipio della tribù Menenia e fu grande meta degli “otium” dei patrizi in età imperiale.
I resti archeologici di quest’epoca sono molto abbondanti. Vi sono la villa di Agrippa Postumo, che sembra si estendesse nel sito dell’attuale Albergo delle Sirene e nella zona attigua, la villa sul promontorio di Punta del Capo di Sorrento, nel sito oggi chiamato il Bagni della Regina Giovanna, la villa della Punta di Massa, separata dalla spiaggia di Puolo dalla villa di Pollio cantata da Stazio, di cui quasi nulla rimane. Vi sono poi ancora la villa presso la Punta della Campanella, probabilmente un pied-à-terre per chi si recava a Capri e probabilmente anche per l’imperatore e altre ville minori.
Sorrento romana e medioevale, la caduta dell’impero e gli anni poco conosciuti
Poco si sa di Sorrento dalla caduta dell’impero romano, sicuramente venne occupata prima dai Goti, poi dai Longobardi e infine dai Bizantini nel 552. Nel 835 subì un assedio da parte Sicardo, principe di Benevento, mentre nel 1067 divenne un ducato sotto Sergio I. Nel 1137 fu saccheggiata per mano degli amalfitani e dei pisani.
Sorrento romana e medioevale, la collezione del comune presso il Museo Correale
I marmi della collezione romana e medioevale del comune di Sorrento sono nel museo Correale dagli anni venti e l’allestimento era rimasto quello di quegli anni. Essendo in programma di spostare la collezione nella cisterna romana scoperta nelle fondamenta del palazzo, si è deciso di restaurare tutta la collezione.
Per quanto riguarda i marmi medioevali si è trovato uno sponsor, la M.S.C Crociere, nella persona di Gianluigi Aponte, che ha deciso di sponsorizzare il restauro in ricordo di Mario Russo, studioso della penisola sorrentina che aveva eletto il Museo a sua seconda casa, prestandovi servizio come volontario responsabile della Biblioteca e della sezione archeologica.
La collezione romana
I marmi della collezione della Sorrento romana e medioevale sono spesso stati ritrovati nei posti più insoliti, in quanto riutilizzati come materiale di reimpiego o come riempitivi in strutture architettoniche successive.
La Penisola Sorrentina è ricchissima di zone archeologiche e si scoprono sempre nuovi reperti. Nei recenti scavi in località Sottomonte, lì dove esisteva una necropoli già nota agli studiosi, è venuto alla luce un mausoleo. Una delle opere più importanti della collezione è una splendida ara di Augusto. I due blocchi superstiti, anch’essi reimpiegati in epoca medioevale, sono stati a lungo murati alla base del campanile di Sorrento, come documentato da un dipinto del pittore Theodore Duclère, esponente della scuola di Posillipo.
Nell’ara con una celebrazione di Augusto è rappresentata la triade capitolina.
Tra le opere presenti nella collezione della Sorrento romana e medioevale, vi è anche una catasta d’arme con armi dacie, che ricorda molto i rilievi alla base della colonna traiana a Roma, l’opera del museo è stata qualche anno fa data in prestito per la mostra su Traiano che fu fatta a Roma.
Nel museo vi sono anche delle lesene in marmo pavonazzetto e con capitelli in marmo veronese molto belle. Decoravano probabilmente una villa di età augustea. Alcuni dei reperti che il museo Correale sta restaurando erano nei depositi e non sono mai stati esposti.
Vi è anche una seconda catasta d’armi, alla quale mancava un frammento che è stato ritrovato in deposito e che è stato ricomposto utilizzando un foro preesistente.
La collezione medioevale
La parte medioevale della collezione della Sorrento romana e medioevale del comune di Sorrento non ha nulla da invidiare alle parte romana. Gli splendi pannelli scolpiti medioevali della collezione sono del 9 secolo, in piena età Longobarda. Sono decorate con animali “affrontati” e probabilmente ornavano la cattedrale medioevale di Sorrento.
Sono in gran parte scolpiti su materiale di riuso romano. Hanno influenze orientali, tanto che alcuni di loro sono stati prestati per una mostra sui tessuti orientali siriani. Alcune di queste formelle sono state restaurate per essere poi esposte durante la mostra sui Longobardi che fu fatta al Mann di Napoli. Alcune delle lastre scolpite rappresentano delle bellissime pistrici.
Il restauro della collezione della Sorrento romana e medioevale
Alessandra Cacace e Andrea Porzio stanno restaurando le opere della collezione della Sorrento romana e medioevale, ospitate dal comune presso il Museo Correale, in vista del nuovo allestimento nella cisterna romana ritrovata nelle cantine del museo e ora in fase di restauro. Stanno ripulendo le opere in modo molto rispettoso con materiale naturale, estratto da un’alga, chiamato agar- agar, che ha un buon potere pulente estrattivo.
Questi marmi sono sempre stati all’interno, non avevano grandi problemi, se non depositi di sporco e patine biologiche dovute alla conservazione in un luogo umido. L’altro intervento che i restauratori hanno fatto è la rimozione di vecchi restauri che erano stati fatti, come si faceva allora, con integrazioni di cemento. Non esistendo nessun prodotto che sciolga il cemento, si deve intervenire rimuovendolo meccanicamente con micro frese e punte. Lo si deve fare sapendo quando fermarsi, per evitare danni ai marmi antichi. Anche le ricomposizioni, quando le opere sono in più frammenti, sono molto complesse.
I restauratori, sono impegnati nell’imperniaggio di alcune opere, tra di esse una statua di togato di grandi dimensioni, composta da tre frammenti separati. La ricomposizione della statua richiederà la progettazione di una struttura di sostegno che ne consenta la verticalizzazione. La statua, da molti anni esposta all’aperto, era ricoperta da uno spesso strato di licheni, la cui rimozione ha richiesto ripetuti trattamenti ad azione biocida.
Per quanto riguarda le epigrafi, in alcuni casi sono state messe delle patine di protezione che nel tempo hanno dato al marmo colori diversi da quelli originali, perché il marmo assorbe le patine, alterandosi. In alcuni casi, raccontano i restauratori, è meglio lasciarle, perché toglierle, accanendosi sul manufatto, rischia di danneggiarlo ulteriormente. L’importante è che il reperto sia leggibile.
Per quanto riguarda l’ara di Augusto, la parte centrale mancante era stata reintegrata con una struttura armata in gesso, che riprendendo per grandi linee le modanature, faceva da collegamento tra i due blocchi superstiti, restituendo all’osservatore il volume della base. In occasione del recente restauro, la reintegrazione è stata rimossa in accordo con la Soprintendenza e si stanno valutando nuove soluzioni espositive.
Molto probabilmente la parte mancante sarà in qualche edificio, utilizzato come materiale riempitivo. Sono stati fatti molti saggi, ma per ora non è uscita fuori. Anche se si trovano sempre nuovi manufatti archeologici nascosti tra le pieghe dei monumenti successivi, raccontano Alessandra Cacace e Andrea Porzio e quindi probabilmente anche il pezzo mancante dell’ara prima o poi salterà fuori.
Fonti
Intervista e visita guidata la museo con i restauratori Alessandra Cacace e Andrea Porzio, dialoghi sulla storia del museo con il direttore Paolo Iorio e con Laura Cuomo, che lavora presso il museo.
Sitorgrafia
http://www.museocorreale.it
http://www.ismed.cnr.it/pubblicazioni/ebook/sorrento/Sorrento.pdf
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