dea lamia
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Pagani è una cittadina della valle del Sarno, alle pendici dei Monti Lattari e a metà strada tra Napoli e Salerno. Conserva nel suo nucleo uno stratificato centro storico, capace di racchiudere tradizioni che travalicano le diverse epoche religiose. Si conserva ancora, nella toponomastica cittadina, l’eredità della Dea Lamia, contrapposta o forse inglobata dal culto della Madonna delle Galline, amorevolmente soprannominata dai locali “la mamma dei paganesi”.

Monumento funerario detto della Dea Lamia – Ph. Gerardo Russo.

Un villaggio tra Nocera, Stabia e Pompei

Pagani si sviluppa storicamente lungo antichi assi viari, sorprendentemente ancora attuali e brulicanti di traffico urbano. Era attraversata, già in epoca romana, dalla Nuceria-Stabias, che collegava le odierne Nocera Inferiore e Castellammare di Stabia, oltre che dalla Nuceria-Pompeios, che raggiungeva invece Pompei.

Il fascino di questa cittadina sta proprio nell’aver saputo conservare l’anima delle antiche strade, per non dire dei vicoli e dei cortili. Ancora utilizzati come punti di riferimento per i paganesi, sebbene non più parte della topografia ufficiale della città, sono i toponimi Campo d’Ara (o Campodara) e Lamia, corrispondenti alle odierne Via Caduti di Superga e Via Giacomo Matteotti. Questi nomi rimandano poi ad antiche tradizioni di culto, preesistenti al cristianesimo, trasformatesi nel tempo e giunte fino ai nostri giorni. Segni di una città che affonda le sue radici nel paganesimo.

Il nome stesso “Pagani” deriverebbe da pagus, ossia circoscrizione territoriale rurale, da cui avrebbe avuto origine il termine pagano, inteso come seguace delle tradizioni religiose greche-romane contrapposte al cristianesimo. Questo mutamento di significato potrebbe essere motivato dal fatto che l’antica religione resistette per più tempo nei villaggi rurali, rispetto alle città.

La statua detta della “Dea Lamia”

Nel cuore di Pagani, nell’angolo tra l’odierna Via Matteotti e Piazza Bernardo D’Arezzo, si trova quella che l’archeologa Marisa de’ Spagnolis ha riconosciuto essere una statua funeraria. Si tratta di un antico monumento posto a mo’ di transenna stradale, senza nessun tipo di protezione che possa facilitarne la conservazione. Liberamente esposto al traffico cittadino e al viavai dei motorini, lungo l’asse viario Nocera-Stabia. Quasi a voler testimoniare i caratteri ancora attuali di ciò che a Pagani è soltanto anagraficamente antico. Un’antichità così connessa al presente da non aver bisogno di essere conservata.

Secondo de’ Spagnolis si tratterebbe della raffigurazione in marmo bianco di un personaggio maschile togato, risalente al I secolo a.C., che con la mano destra reggerebbe un lembo di un mantello. La statua sarebbe acefala e composta dalla sola parte superiore del corpo, con il braccio sinistro che si immaginerebbe steso lungo il fianco. Il monumento funerario è in compagnia di un’altrettanto antica colonna, inglobata nell’architettura di un edificio (Palazzo Belsito), che potrebbe invece far riferimento a una remota struttura templare.

La statua si trova a pochi metri dal Santuario della Madonna delle Galline, principale culto religioso locale insieme a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Secondo la tradizione popolare, alla statua corrisponderebbe una rappresentazione della dea Lamia e ciò sarebbe testimoniato proprio dal modo in cui i paganesi si riferiscono ancora oggi a via Matteotti, ossia via Lamia o Abbasc’ a Lamia.

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Monumento funerario all’angolo tra via Matteotti e Piazza D’Arezzo – Ph. Gerardo Russo.

Il tempio di Campo d’Ara

Secondo gli studi riportati dallo storico Orlando, a Pagani furono ritrovati i resti di un antico tempio durante degli scavi eseguiti nel 1640. Tale scoperta fu fatta in località Campo d’Ara, toponimo di epoca romana (da campum hare), ancora oggi utilizzato dai paganesi per riferirsi a un quartiere. La presenza di un tempio in tale località sarebbe da collegarsi, secondo quanto ipotizzato da alcuni studi, all’antico culto di Giunione Argiva, divinità pagana.

Dalla dea Lamia alla Madonna delle Galline

Gli antichi culti pagani dell’omonima città sarebbero da ricondurre a tradizioni ancora correnti, particolarmente sentite durante i festeggiamenti in onore della Madonna delle Galline, celebrata nella città la prima domenica dopo Pasqua. De’ Spagnolis riconosce infatti un forte sottofondo pagano a tale festività, carattere comunque già proprio di molti culti cristiani, sviluppatosi nella sovrapposizione a preesistenti culti pagani (persino il Natale si sovrappone ai festeggiamenti precristiani del 25 dicembre, dedicati al solstizio invernale e al sole invitto).

In particolare, il culto della Madonna delle Galline si legherebbe ai culti pagani connessi a Persefone o Demetra. Nell’antichità vi era infatti l’uso di offrire a tali divinità prodotti della terra e animali legati al mondo contadino, in quanto principali fonti di ricchezza per chi lavorava la terra. Allo stesso modo vi è ancora oggi l’usanza di donare alla Madonna del Carmine di Pagani volatili di ogni tipo, dalle papere ai pavoni, che proprio per questo sarebbe divenuta nota come Madonna delle Galline. Non mancano poi gli storici che hanno visto nei canti e nelle danze locali dei rimandi a Persefone.

Tosello della Solitudine sul sentiero montano che collega Pagani con Tramonti – Ph. Gerardo Russo.

Interessante è però comprendere cosa abbia conservato il ricordo della dea Lamia nel linguaggio paganese, associata anche alla statua posta a due passi dal Santuario. La dea Lamia era, secondo il mito greco, la regina di Libia di cui si innamorò Zeus. Attrasse a sé l’odio di Era, moglie di Zeus, che ne uccise tutti i figli avuti con il marito. La dea si sarebbe così trasformata in un mostro per il dolore, una creatura in parte umana e in parte animalesca, e si sarebbe vendicata divorando i bambini delle altre madri. Nel medioevo Lamia divenne sinonimo di strega, legata a Ecate, dea della magia, della notte e degli spettri, che costituiva una triade con Demetra e Persefone.

Il termine Lamia si potrebbe così essere conservato nelle abitudini locali, secondo de’ Spagnolis, per il tentativo di sostituzione del suo culto operato nella zona. La dea Lamia, mentre si cercava di demonizzarla e identificarla come una strega, è così rimasta per secoli nel linguaggio dei paganesi, fino a perderne l’origine ed essere identificata con la statua di un togato. La prossimità di Lamia alla triade Demetra, Persefone, Ecate, confermerebbe però la sovrapposizione della Madonna delle Galline a un culto pagano preesistente.

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Statua della Madonna delle Galline nell’omonimo santuario – Ph. Gerardo Russo.

La forza della dea Lamia

La conservazione della dea Lamia non ha alcun carattere sentimentale a Pagani. Si tratta di un termine utilizzato in senso essenzialmente pratico, per dare indicazioni o per spiegare a un compaesano il proprio luogo di residenza. Semplicemente la dea convive con i paganesi, che l’hanno interiorizzata nei secoli e forse trasformata nel culto della Madonna delle Galline in modo molto naturale, come può esserlo coltivare la terra e allevare dei volatili.

La dea Lamia si è impossessata così della statua funeraria, per continuare a riecheggiare nei vicoli del centro storico senza farsi notare. Qui sta la vera stregoneria. Capace di conservare, oltre nomi, chiese e palazzi, lo stato d’animo di un paese, in festa per la terra che ha sotto i piedi.

– Gerardo Russo

Bibliografia:

Marisa de’ Spagnolis; Archeologia a Pagani; Rotary Club Nocera Inferiore Sarno – 2018.

Comune di Pagani; Piano Regolatore Generale; 1984

Sitografia:

https://www.treccani.it/vocabolario/pagano/

https://www.treccani.it/enciclopedia/natale

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