Piazza Garibaldi è stata considerata da sempre un luogo di passaggio, caotico, da attraversare velocemente per raggiungere la propria meta. Eppure “un vero segreto, che in pochi considerano, è piazza Garibaldi e le zone circostanti”. Non mi stancherò mai di dirlo o di scriverlo, si tratta di uno dei luoghi più fascinosi di Napoli per chi è curioso.
Partendo dalla piazza si può fare una bellissima passeggiata attraversando tutti i quartieri attorno, per poi ritornare alla stazione. Si scopre così una Napoli diversa e piena di storia.
La stazione centrale
Piazza Garibaldi è un luogo dai mille volti, ha cambiato faccia talmente tante volte da essere camaleontica. Nell’Ottocento era più piccola e la stazione era molto più avanti rispetto a oggi.
Negli anni Sessanta venne abbattuta e la piazza fu ampliata, si decise di costruire una stazione moderna e molto più grande, più arretrata in confronto a quella ottocentesca.
Con la costruzione della linea 1 della metro, la cosiddetta metro dell’arte, nell’ultimo decennio, si è costruita sotto terra la nuova stazione, è si è deciso di rifare il look a tutta la piazza.
La stazione è avveniristica, con il suo intreccio iper moderno di scale mobili color acciaio, mentre la piazza sopra è stata in gran parte pedonalizzata e alberata.
È un posto che i napoletani affettuosamente considerano un po’ fuori dalle righe, tra venditori di calzini che ti chiamano Brad Pitt o Angiolina Jolie a seconda se sei uomo o donna, tassisti ufficiali e abusivi, alla caccia di clienti, venditori ambulanti e gente che vive la piazza. C’è chi ama questo caos creativo e chi lo rifugge, ma certamente è un luogo estremamente vivo.
Qui vi sono anche le fermate della linea 1 di Trenitalia e della Circumvesuviana. Quest’ultima linea dei treni è diventata ormai mitologica per l’affetto con cui i pendolari hanno imparato a ridere anche dei possibili disservizi. Perché, nonostante tutto, è una presenza quotidiana per chi vive nei paesi Vesuviani, motivo per il quale la gente prova per essa molto affetto, visto l’innegabile fascino popolare della linea. Addirittura le è stato dedicato un libro satirico, dal titolo: Vesuviana State of mind. Guida semiseria al treno più pazzo del mondo.
Da piazza Garibaldi a Porta Nolana
Attraversando piazza piazza Garibaldi sul lato sinistro prendendo Corso Garibaldi in direzione di via Marina, si trova sul lato destro Porta Nolana, con il suo mercato del pesce.
La porta è letteralmente sovrastata da antiche case, che praticamente la inglobano. Da tutti i lati un vibrante mercato la circonda, davanti di vestiario e dietro quello del pesce e di verdura. Il mercato è famoso soprattutto per la vendita del pesce e delle anguille a Natale.
Nella parte finale del mercato, vi sono molte bancarelle e negozi appartenenti alla comunità pakistana e bengalese.
Piazza Mercato
Il dedalo di vie che porta verso piazza Mercato è anch’esso un intrico di vicoli e vicarielli, dove circoli della Madonna dell’Arco convivono con una moschea e negozi di ogni genere.
Barbieri pakistani, negozi orientali si mischiano ad antiche botteghe presenti nel quartiere da generazioni.
Prima di arrivare a piazza Mercato, si incontra la basilica Santuario del Carmine Maggiore, con il suo bellissimo campanile.
Dal tratto di mare sovrastante partivano i migranti che lasciavano il Sud verso le Americhe. I loro occhi, mentre la nave lasciava il porto, vedevano il magnifico campanile maiolicato allontanarsi onda dopo onda.
Piazza Mercato curiosamente ricorda un po’ piazza del Plebisicito, ma in versione popolare. Invece del colonnato, la chiesa centrale qui è avvolta da una sfilza di botteghe di due piani. Al posto di palazzo Reale, simbolo del potere della casa regnante, alla base della piazza vi è un enorme palazzo anni Sessanta, detto dal popolo palazzo Ottieri, dal nome del costruttore che lo fece edificare. Questo monumento è diventato uno dei simboli della speculazione edilizia e del potere dei costruttori nell’epoca del sindaco Achille Lauro.
Piazza Mercato, l’Ikea de Napuli
A piazza Mercato, detta dai locali scherzosamente l’Ikea de Napuli, si viene per comprare oggetti in plastica, lana, filati di ogni genere, materassi, fuochi d’artificio,
Se non si ha il coraggio di dirlo, ma sotto sotto si desidera più di ogni altra cosa un fenicottero rosa gonfiabile di tre metri, una moto giocattolo a grandezza naturale o una mini auto guidabile da bambini, questa piazza è il posto giusto dove trovarlo.
Nel Medioevo la piazza era il luogo dove i mercanti musulmani siciliani potevano vendere le loro merci, anche se questo faceva storcere il naso ai lontani regnanti bizantini.
Oggi, purtroppo, a parte i negozi spiritosi, del mercato non è rimasto molto. Anche se la piazza torna piena di bancarelle durante l’Epifania.
Qui per centinaia d’anni si sono eseguite le condanne a morte, in questa piazza morì Masaniello, tanti criminali comuni, probabilmente qualche innocente e anche i nobili che si ribellarono ai regnanti, perché portatori di idee illuministe. Alcuni di essi sono stati poi seppelliti, dalle famiglie aristocratiche, con tutti gli onori in tombe nelle chiese accanto.
Piazza Mercato è sicuramente uno dei luoghi più mistici della città, per tanti punti di vista.
Una volta, vi era anche una fortezza chiamata del Carmine, che partendo dalla chiesa del Carmine, arrivava al mare. Purtroppo venne rasa al suolo per costruire via Marina.
Lasciando la piazza, si passa sotto l’arco della chiesa di Sant’Eligio Maggiore, con il suo splendido orologio.
Passata la chiesa ci si immerge nel borgo Orefici, l’unico quartiere, insieme a piazza Mercato e Porta Nolana, sopravvissuti in questa parte di città al cosiddetto Risanamento.
Questa zona è chiamata cosi perché vi erano e ancora in parte vi sono, gli orefici.
Da piazza Mercato a corso Umberto
Uscendo da borgo Orefici, proseguendo la nostra passeggiata attorno a piazza Garibaldi, si arriva su corso Umberto, detto anche il Rettifilo. Il corso, come piazza Garibaldi e tutta la zona che arriva fino a piazza Municipio e a Piazza Carità, sono figlie del cosiddetto Risanamento, una delle politiche urbanistiche più controverse e di cui ancora si dibatte dopo più di un secolo.
In nome della lotta al colera e del progresso scientifico, si sono abbattuti molti rioni medioevali, con le loro vie strette e affollate, per costruire larghi viali con architetture ottocentesche di ispirazione parigina e successivamente palazzi in stile fascista. Se l’architettura del ventennio ha lasciato, malgrado le nefaste e drammatiche politiche fasciste, segni architettonici interessanti, i palazzi ottocento e inizio secolo sono più comuni e non diversi a quelli che si vedono in mezza Europa.
Per altro sia i palazzi ottocenteschi, che quelli fascisti avrebbero potuto essere costruiti in nuove aree di sviluppo, senza distruggere uno dei quartieri più vecchi della città, con il suo lungo mare, in nome di regole sanitarie oggi del tutto superate. A nessuno, negli ultimi anni, sarebbe venuto in mente di buttare giù i quartieri Spagnoli o il Rione Sanità, perché troppo affollati durante la pandemia di Covid.
Forcella e Castel Capuano
Attraversati corso Umberto si arriva a Forcella, uno dei quartieri più popolari di Napoli.
Il quartiere, prima che gli ebrei fossero cacciati dagli spagnoli, era una delle tre zone ebraiche di Napoli. Perdersi per i vicoli di forcella vuol dire conoscere una Napoli popolare, qui si viene per provare le pizzerie e gustare la pizza fritta.
Passata Forcella si incontra Castel Capuano, è, dopo Castel dell’Ovo, il più antico castello di Napoli. Di origine normanna, è situato allo sbocco dell’attuale via dei Tribunali ed è stato sede della sezione civile e penale del tribunale di Napoli, oggi al Centro Direzionale. Deve il suo nome al fatto di essere ubicato a ridosso di Porta Capuana, che si apre sulla strada che conduceva all’antica Capua.
Il mercato del Buvero e via Firenze
Passato il castello si arriva all’inizio di via Carbonara, dove vi sono alcune delle chiese più interessanti di Napoli, tra cui San Giovanni a Carbonara e poi si arriva a Porta Capuana, la porta più famosa di Napoli.
Passata la porta, si trova via Cesare Rosaroll, via in cui si vedono ancora le vecchie torri delle antiche mura di Napoli, oggi in gran parte inglobate nelle case.
Attraversata la via si arriva al Mercato del Buvero, uno dei mercati più affascinanti di Napoli, rimasto estremamente popolare e ricco di umanità. Qui, oltre la gente che abita il quartiere da generazioni, vi sono molte persone provenienti dai Caraibi. Non si può dire di conoscere Napoli se non lo si è visitato.
Da qui ci si può dirigere verso via Firenze a caccia di negozietti multietnici. In questa via e in quelle parallele vi sono centinaia di negozi africani, arabi e asiatici, dove si può compare tantissimi prodotti artigianali di ogni genere, dai tessuti, alle ceramiche, lampade, statue di legno, bigiotteria, ai prodotti per il corpo.
Perdersi tra queste vie alla caccia di affari è, per chiunque ami l’artigianato asiatico, africano e arabo, un vero divertimento. Questa zona è anche piena di ristoranti africani, cinesi, indiani, pakistani, cingalesi e centro americani.
Da via Firenze, prima di tornare su piazza Garibaldi, non ci si può non fermare al mercato africano di via Bologna, qui si possono comprare pesce secco proveniente dal continente africano, prodotti di bellezza e tessuti.
Attraversato il mercato, si torna a piazza Garibaldi e si è pronti a immergersi ancora nella bolgia della piazza, ma con occhi diversi, più consapevoli.
Sitografia
www.bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it/index.php?it/461/basilica-santuario-del-carmine-maggiore
https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1500219414-0
www.bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it/index.php?it/464/chiesa-di-santeligio-maggiore
https://metroart.anm.it/stazioni-arte/stazioni-dell-arte.html
Altre Fonti
Ho scritto negli anni molti reportage su questa zona che ho sempre frequentato in modo quasi quotidiano.
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