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All’interno del Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano si trova “La donna con l’ombrellino“, tomba dipinta dell’antica città di Picentia. Il sepolcro, risalente al III secolo a.C., raffigura una donna insieme alla sua ancella, intenta a proteggerla dal sole.

Donna con l'ombrellino
Donna con l’ombrellino – Ph. Gerardo Russo

La tomba a camera della donna con l’ombrellino

La donna con l’ombrellino è presente in una tomba a camera di tipo familiare, rinvenuta nel 2017 nello scavo di Via Sanzio a Pontecagnano e custodita nella parte sotterranea del museo. Caratterizzata da una camera a pianta quadrangolare, le sue dimensioni sono notevoli. La sua struttura prevedeva tre letti funebri disposti lungo le pareti. L’esperienza di visita del museo permette di camminare all’interno dell’ampia tomba e ammirare la scena raffigurata su una delle pareti.

A colpire è soprattutto la scena della parete posta davanti all’ingresso. Al centro ci sono due personaggi, uno femminile a destra e uno maschile a sinistra. Dietro la donna, che suggerisce l’idea di una ricca matrona, appare un’altra figura femminile, ipotizzata come un’ancella, intenta a sorrege un ombrellino parasole sul capo della protagonista. Anche dietro la figura maschile è rappresentato poi un altro uomo di dimensioni minori.

Il dipinto sembra rappresentare l’accoglienza riservata alla donna defunta nell’aldilà, da parte di un membro della famiglia.

Donna con l'ombrellino
Scena centrale della tomba a camera della donna con l’ombrellino – Ph. Gerardo Russo

Etruschi di frontiera

La donna con l’ombrellino rappresenta sicuramente la tomba di prestigio di una persona apparentenente a un ceto elevato. Qual era però il contesto storico e geografico in cui visse la ricca signora che poteva permettersi di essere protetta dal sole da un’ancella?

Pontecagnano rappresentava l’insediamento etrusco più a sud d’Italia, sviluppatosi grazie un’area fiorente per la grande quantità di terre coltivabili e strategica per i traffici marittimi. I primi abitanti giunsero nel IX secolo a.C., provenienti dall’Etruria meridionale (tra il nord del Lazio e il sud della Toscana). Il Museo di Pontecagnano è per questo denominato degli “Etruschi di frontiera“.

La contaminazione di stili nell’arte funeraria

Gli Etruschi diffusero in particolare l’uso di cremare i defunti, oltre la deposizione dei resti in vasi. Allo stesso tempo, attraverso lo studio dei cinerari si comprende l’integrazione tra Etruschi e altri popoli nell’area dell’odierna Pontecagnano.

La posizione costiera a sua volta, stimolando i traffici marittimi, favorì la diffusione nei corredi funebri di oggetti provenienti dal Mediterraneo orientale. A partire dal 720 a.C. si nota come i costumi e i simboli greco-orientali furono utilizzati per segnalare il proprio stato sociale. Si stanziarono in seguito artigiani che rinnoveranno gli stili locali utilizzando forme decorative di tipo greco.

Dal 600 a.C. si diffuse l’uso del cratere, vaso che veniva utilizzato per la preparazione del vino, come cinerario. In questo senso si nota l’analogia, nella cultura etrusca, tra il processo di cremazione del corpo e quello di fermentazione del vino.

Intorno al 450 a.C. si stanziarono nell’area ulteriori gruppi italici, che contribuirono al diffondersi di un diverso costume funerario. Progressivamente si ampliò la produzione di vasi decorati, con l’integrazione di artigiani di varia formazione, favorita anche dai contatti con la vicina Paestum. Il fiume Sele costituiva il confine settentrionale tra il mondo greco e quello etrusco in Campania.

Parco archeologico urbano dell’antica Picentia – Ph. Gerardo Russo

Picentia: il periodo romano

Il periodo romano dell’odierna Pontecagnano coincide per lo più con la fondazione, nel 268 a.C., di Picentia. Il geografo Strabone riporta che era abitata dai Piceni, diramazione del popolo italico delle coste dell’Adriatico, trasferiti dai Romani nei pressi di Paestum. Da Picentia deriva il toponimo che tuttora si riferisce alla catena dei Monti Picentini.

I Piceni, racconta Strabone, furono puniti dai Romani per essersi alleati con Annibale e costretti a fare da corrieri o portalettere. La città di Salerno, poco distante, fu fortificata dai Romani proprio per proteggersi da una possibile insurrezione dei Piceni.

Nel contesto dell’antica Picentia, assoggettata al potere di Roma, sarebbe vissuta la nobile donna con l’ombrellino, con la sua monumentale struttura sepolcrale. I resti della città sono visitabili a Pontecagnano nel Parco archeologico urbano.

L’indimenticabile sole della Campania

La donna con l’ombrellino rappresenta una tomba di elevato prestigio, nel contesto di una città romana fondata su un sostrato etrusco, a sua volta influenzato da usi e costumi di altri popoli italici, oltre che dai Greci. Una civiltà misteriosa, quella etrusca, senza parentele linguistiche con altri popoli italici, ma che contaminava le proprie tradizioni anche attraverso gli usi sepolcrali.

Difficile capire quanto la nobile matrona sia andata oltre le tendenze più in voga nell’arte funeraria etrusca. Significativa è comunque la sua prestigiosa rielaborazione, che conduce a uno stile di sepoltura unico, capace di anticipare di secoli gli ombrellini dei turisti ustionati dal sole.

Se non si può capire fino in fondo una moda, ancora meno se questa riguarda il design di una tomba, quello che è certo è che dalle parti di Pontecagnano Faiano, a metà strada tra Costiera amalfitana e Cilento, il sole non è mai mancato.

Bibliografia:

Strabone; Geografia – L’Italia (libri V – VI)

Paolo Giulierini; L’Italia prima di Roma; 2023

Paolo Romano; Io, la Campania – Autobiografia di una regione meravigliosa; 2022

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