Dopo l’8 settembre 1943, Napoli – come tutto il Paese – si trova catapultata in un turbine di confusione e tensione. Con la firma dell’armistizio tra il re d’Italia e le forze Alleate, le truppe italiane sono allo sbando: mentre i fascisti cercano di riorganizzarsi, molti soldati si ritrovano a non saper che fare, con gli amici del giorno prima divenuti, nell’arco di notte, pubblicamente nemici. I tedeschi, dal canto loro, si ritrovano circondati in territorio nemico e, immediatamente, reagiscono con un’occupazione pesante e violentissima.
La situazione, a Napoli, precipita drasticamente. Il clima di oppressione si acuisce ulteriormente con l’imposizione di pesanti restrizioni e continui soprusi da parte dei tedeschi che, nel tentativo di mantenere il controllo e prevenire eventuali sommosse, esercitano una repressione brutale. I raid nelle case alla ricerca di cibo e armi clandestine sono continui e terrorizzano i Napoletani.
I trasporti pubblici sono limitati e l’accesso ai beni essenziali diventa sempre più difficile. Le fabbriche e le attività commerciali sono chiuse o funzionano a regime ridotto, aggravando la già precaria situazione economica. È questo il clima in cui esplode la protesta e a nulla vale il timore – anzi, la certezza – che la reazione tedesca sarà implacabile. I Napoletani si stanno preparando ad una risposta che cambierà il corso degli eventi nella città e nel resto del Paese, con la rivolta che passerà alla storia con il nome de “Le Quattro Giornate di Napoli”.
27 Settembre 1943 – la prima delle Quattro Giornate di Napoli
Il 27 settembre, il malcontento popolare esplode in una reazione armata. La scintilla è la brutale aggressione delle forze d’occupazione ai danni di un gruppo di civili che protestano contro la requisizione di cibo. Durante questo scontro, un giovane viene ucciso dai soldati tedeschi, scatenando la furia dei napoletani e le strade della città si trasformano in un campo di battaglia improvvisato.
Le prime barricate
Le barricate spuntano in tutto il centro di Napoli, con i cittadini armati di armi improbabili e determinati a resistere. I tedeschi rispondono con violenza e si contano le prime perdite tra i civili. Saranno centinaia i morti, tra i Napoletani, durante i successivi quattro giorni di combattimento. Quanto ai soldati nazisti, sebbene superiori per numero e decisamente ben armati, si ritrovano a dover fare i conti con un’intera città con ben poco da perdere e decisa a liberarsi dalla loro oppressione.
28 Settembre 1943 – la resistenza si organizza
Il 28 settembre, la reazione dei Napoletani si rafforza. I combattenti della resistenza, organizzati e motivati, iniziano a riconquistare il controllo di alcune aree della città. Le barricate si fortificano e gli scontri diventano sempre più frequenti e sanguinosi. Napoli diventa un vero e proprio teatro di guerra, mentre la disperazione e la rabbia armata dei Napoletani esplodono: la guerriglia è quartiere per quartiere, casa per casa.
La “cavalleria” è vicina, ma non abbastanza
Gli Alleati avanzano, ma non intervengono direttamente durante le Quattro Giornate. Sono ancora molto lontani dalla città; ciò nonostante, però, la loro avanzata contribuisce non poco a disorientare le truppe tedesche e, purtroppo, a scatenarne una reazione sempre più cruenta.
29 Settembre 1943 – la rivolta si estende
Il 29 settembre la rivolta raggiunge un’intensità ancora maggiore. La resistenza dei civili è sostenuta da gruppi di partigiani, armati e ben organizzati e i tedeschi faticano a mantenere il controllo. Potrebbero arrivare gli Alleati da un momento all’altro e questo, da un lato, rinvigorisce la rivolta e, al contempo, costringe sempre più sotto pressione i nazisti. I tedeschi provano a reagire con violenza, ma nulla fiacca la resistenza dei Napoletani.
30 Settembre 1943 – Napoli è liberata
Il 30 settembre i Napoletani intensificano il loro assalto. Le forze tedesche, esauste e demoralizzate, sono costrette a ritirarsi. La città è devastata e si contano un numero imprecisato di vittime, tra le 300 e le 500, si dirà poi. Ma si festeggia. Napoli è liberata e ormai una cosa è certa: la guerra finirà e i tedeschi saranno ricacciati tutti indietro.
Le Quattro Giornate di Napoli sono concluse e i nuovi amici entrano in città
Gli Alleati sono vicini, vicinissimi. Però entreranno in città soltanto il giorno dopo, il 1° ottobre 1943, a cose fatte. Ad accoglierli, una folla festante e, finalmente, libera.
Napoli, camaleontica, ricomincia a scrivere nuove pagine della propria storia, dove i protagonisti sono, ora, i piccoli sciuscià chiamati a lucidare le scarpe dei soldati alleati e i nuovi figli che nasceranno da lì a pochi mesi.
È la “Tammurriata nera” , cantata a squarciagola nei vicoli della città: ma questa è un’altra storia.
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