Luciano De Crescenzo

Personaggio più che poliedrico Luciano De Crescenzo descrisse Napoli e l’essere napoletani in maniera così completa e precisa, nella sua complessità, che ancora oggi il suo modo di vedere la città ed i suoi abitanti fanno ancora parte del tessuto partenopeo.

Il suo essere ironico ed autoironico, unito alla cultura immensa dell’autore, resero il suo stile inimitabile.

La vita di Luciano De Crescenzo

Nato a Napoli, precisamente nel quartiere Santa Lucia (come Carlo Pedersoli, divenuto poi famoso con il nome di Bud Spencer), nel 1928 il 18 agosto, nonostante la sua nascita fu dichiarata due giorni dopo, si trasferì negli anni della guerra a San Giorgio a Liri.

Il padre di Luciano infatti, presso il quale lo scrittore iniziò a lavorare, decise che per la famiglia fosse meglio spostarsi da Napoli durante la Seconda Guerra mondiale per sfuggire alle devastazioni.

Con il senno di poi la scelta si rivelò non azzeccata dal momento che anche Cassino fu rasa al suolo, lui stesso in “La vita di Luciano De Crescenzo scritta da lui medesimo” descrisse e commentò la scena:

«Eccolo qua,» esclamò trionfante, mentre indicava un punto sulla carta «questo è il ventre della vacca!»

«E come si chiama?»

«Cassino.»

E fu così che sfollammo tutti a Cassino.

Papà, senza saperlo, ci aveva procurato alcune poltrone di prima fila per assistere a una delle più tremende battaglie della Seconda guerra mondiale.

Della sua formazione si conosce la sua maturità classica, conseguita presso il Liceo Sannazaro e la conseguente laurea in ingegneria idraulica all’università Federico II, dove fu alunno di Renato Cacciopoli, il luminare matematico che influenzò la cultura scientifica italiana grazie alle sue analisi.

A Napoli Luciano De Crescenzo lavorò anche come venditore di tappeti presso un negozio di Piazza Municipio e fu cronometrista alle Olimpiadi di Roma del 1960.

L’anno successivo si sposò e nonostante il matrimonio finì a causa di una separazione gli diede alla luce Paola.

L’ingresso e il successo nel mondo letterario

L’International Business Machines Corporation (IBM), gli offrì un posto di lavoro a Milano, come responsabile delle pubbliche relazioni e vi rimase fino al 1979.

Tra il 1976 e 1979 infatti, grazie alla notorietà ottenuta con il talk show “Bontà loro” e il suo rapporto con Maurizio Costanzo, decise di far emergere le sue vere virtù: la scrittura e la divulgazione.

È questa la nascita del suo primo romanzo: “Così parlò Bellavista“, che divenne un successo letterario assoluto e, qualche anno più tardi, anche un film.

L’opera fu ispirata, come lo stesso De Crescenzo raccontò, da una visita di alcuni amici conosciuti durante la sua permanenza in Lombardia a Napoli e fu:

“Una specie di corso propedeutico a questa spedizione lombarda nell’habitat partenopeo”.

Avviatosi e lasciato il suo lavoro all’IBM per proseguire con la sua passione, Luciano De Crescenzo ebbe un successo enorme come scrittore pubblicando più di 50 opere con temi disparati, come “Gesù è nato a Napoli“, “Il caffè sospeso“, “Garibaldi era comunista“.

Osservando il “caffé” come un rituale, descrisse in questi termini l’atto:

“Quando un cristiano sente il desiderio di prendere un caffè, non è perché vuole bere un caffè, ma perché ha avvertito il bisogno di entrare di nuovo in contatto con l’umanità

deve interrompere il lavoro che sta facendo, invitare uno o più colleghi ad andare a prendersi il caffè insieme, camminare al sole fino al bar preferito,

vincere una piccola gara con annessa colluttazione per chi offre i suddetti caffè, fare un complimento alla cassiera, due chiacchiere sportive con il barista ed il tutto senza dare alcuna istruzione sul tipo di caffè preferito

Tutto ciò è rito, è religione, e lei non me lo può sostituire con una macchinetta che da una parte si ingoia le cento lire e dall’altra mi versa un liquido anonimo e inodore!”

Nel 1998 vinse il premio Cimitile con “Il tempo e la felicità“.

Da uomo duttile quale è stato, oltre alla stesura di romanzi si occupò di divulgazione dei temi a lui più cari, come la filosofia, principalmente antica ed in seguito medioevale, che gli valse la cittadinanza onoraria ateniese nel 1994.

Divenne conduttore di alcuni programmi televisivi come “Zeus – Le gesta degli Eroi e degli Dei” e “Bit“, grazie alla quale vinse un Telegatto come “miglior trasmissione di attualità e cultura“; collaborò con numerosissime testate giornalistiche, divenne autore, sceneggiatore ed attore nel mondo del cinema lavorando con personaggi del calibro di Sophia Loren, Roberto Benigni, Lina Wertmüller.

Con la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi gli fu offerto di candidarsi fra le file di Forza Italia nel 1995, tuttavia rifiutò e spinse apertamente a votare i Radicali di Emma Bonino e Marco Pannella.

Il 18 luglio 2019 morì all’ospedale Gemelli di Roma, dov’era ricoverato per una polmonite. I suoi funerali si tennero due giorni dopo nella “suaNapoli, precisamente nella basilica di Santa Chiara.

La targa esposta riporta una delle frasi più famose di Luciano De Crescenzo, in cui esprime tutto il suo amore per Napoli

Definire la città campana come “sua” non è piaggeria, ma è data dalla visione personale che quest’uomo aveva del capoluogo partenopeo:

“Napoli per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell’animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no.

A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l’ultima speranza che resta alla razza umana.”

Fonti:

«Zeus» parlerà napoletano, articolo su La Stampa, 21 settembre 1991

Vita di Luciano De Crescenzo scritta da lui medesimo

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