E’ nel piccolo comune di Avella in provincia di Avellino, nella zona est non molto lontano dal centro città, che sorge l’Anfiteatro Romano di Avella, tra i più antichi presenti in Campania.
Le antiche origini della città di Avella
Situata in posizione strategica tra il valico del Partenio e la riva sinistra del fiume Clanio per il controllo della direttrice di collegamento tra la pianura campana e la valle del Sebeto, la prima presenza abitativa risale al popolo osco, successivamente passata agli etruschi, poi ai sanniti e dal 399 a.C. ai romani, dove si riscontra la prima vera organizzazione urbana della città avellana, mantenendo fedeltà a Roma e ordinamento interno basato sul potere del senato (civitas foederata).
La vecchia Abella fu centro vivace della famosa Campania Felix, seconda per rilevanza solo alla vicina Nola e prende il nome da una famosa varietà di nocciole, la “nux Abellana”, che ha costituito per molto tempo la principale risorsa economica. Tra gli autori antichi che ne narrano la presenza ricordiamo Virgilio che la battezzò “terra fertilissima di mele e frutti” (Malifera Abella), al quale si aggiungono Plinio, Strabone, Tito Livio che ricordano con vivacità la terra feconda
La costruzione dell’Anfiteatro Romano di Avella
L’Anfiteatro di dimensioni comparabili con quello di Pompei, fu costruito tra il I e il II secolo d.C. in un’area precedentemente occupata da strutture abitative del periodo sannitico distrutte durante la guerra sociale (91 a.C.- 89 a.C.). Doveva fungere molto probabilmente da sede per i giochi gladiatori, per la caccia alle fiere e alcune volte per le naumachie (spettacolo consistente in combattimenti navali nell’arena).
L’edificio presenta una tipica pianta a ellissi e consiste in un’arena non lastricata e coperta di sabbia circondata da gradinate (gradationes) divise in settori; si conservano strutture realizzate in “opera reticolata” (opus reticolarum) con inserimenti e sedili in tufo visibili nella parte centrale ed inferiore della cava, mentre della parte superiore rappresentata dalla summa cavea, sono presenti piccolissime tracce.
L’accesso all’arena dell’Anfiteatro Romano di Avella avveniva attraverso due entrate principali, la “porta triumphalis”, orientata verso la città e la “porta libitensis” dalla parte opposta. Una terza porta di dimensioni minori posta sul lato ovest, si pensa fosse destinata ai giudici dei giochi e in prossimità di questa si trovava un tempietto (aedicula) presso il quale i gladiatori pregavano prima del combattimento.
Nel periodo tardo-imperiale (IV secolo d.C.) furono intrapresi lavori di ampliamento con la costruzione di stalle per le bestie che però rimasero incompiuti per la scarsa affluenza agli spettacoli e la decadenza delle istituzioni romane a causa delle invasioni barbariche.
I resti dell’antica costruzione e una raffigurazione onoraria risalente al 170 d.C. dedicata a Lucio Egnazio Invento, cavaliere romano sotto gli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero (oggi conservata nella piazza antistante il Palazzo Ducale nel centro storico di Avella), hanno permesso di ricostruirne con precisione la forma originaria.
L’Anfiteatro Romano di Avella oggi
Oggi possiamo osservare, ben riconoscibili e conservati, i due vomitorii principali direzionati lungo l’asse maggiore (itinera magna) con i relativi ambienti laterali, il podio che divideva la curva dall’arena e i sedili in tufo dell’ima cavea, interrotti in corrispondenza dell’asse minore da podii (tribunali).
Oltre ad essere un importante simbolo storico della nostra regione, attualmente l’Anfiteatro Romano di Avella , rientrante nel Parco Archeologico dell’antica Abella, è luogo che ospita eventi culturali e spettacoli musicali di interesse nazionale come il Pomigliano Jazz Festival, dando la possibilità di immergersi nella bellezza artistica con uno sguardo alla valorizzazione del territorio.
Per approfondire:
1) http://www.avellinotravel.com/item/anfiteatro-avella/
2) http://www.pomiglianojazz.com/anfiteatro-romano-di-avella/
Ringrazio il talentuoso architetto Emanuele Amendola per gli straordinari scatti.
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