Lacco Ameno era soprannominata “la piccola Montecarlo” negli anni ’50: bastava passeggiare lungo il corso, che sarebbe poi stato intitolato ad Angelo Rizzoli, per incontrare facilmente gli uomini più ricchi e famosi del pianeta. Tutti a Lacco, in una storica operazione di marketing che per vent’anni tolse il palco d’onore alla vicina Capri.
Ancora oggi, quando camminiamo fra il lungomare con il classico “fungo verde” che ci osserva dal mare, sembra che gli anni ’50 non siano mai finiti qui.
In realtà Lacco Ameno è molto di più. Si tratta infatti della più antica polis greca in Occidente, ancora oggi esistente nella forma del più piccolo comune dell’Isola d’Ischia. Fu fondata nel 770 a.C., praticamente 27 secoli fa.
Lo Zio di Milano: Angelo Rizzoli
L’amore fra Rizzoli e Ischia nacque per caso.
Insomma, se nel mondo è famoso il ricco “zio d’America”, per Ischia il “nuovo mondo” è stato il Nord Italia: l’imprenditore milanese intuì le potenzialità turistiche dell’isola dopo una visita fatta in compagnia dell’amico e medico Piero Malcovati e, dopo aver comprato Villa Arbusto (che oggi ha un museo a lui dedicato!) come residenza personale, portò ad Ischia il turismo di lusso con l’albergo Regina Isabella, considerato negli anni ’50 il terzo hotel più lussuoso del mondo, si dedicò al rifacimento degli impianti termali, già studiati nel 1918 dal premio nobel Marie Curie e, non contento, promosse il totale restyling dell’intera cittadina con sapienza ed equilibrio: anziché abbandonare l’isola al cemento, come è accaduto sulla riviera Domizia, promosse un piano urbanistico equilibrato e rispettoso delle bellezze dell’isola. Basterà pensare che l’unico ospedale dell’Isola, dedicato alla moglie Anna Rizzoli, fu costruito proprio da lui. Al resto ci pensarono altri fortunati imprenditori dell’isola, come nel caso del Negombo, che ancora oggi è uno dei parchi termali più famosi d’Italia.
Nei progetti Ischia avrebbe dovuto addirittura ospitare un aeroporto turistico. Fortunatamente non si fece, ma l’isola fu collegata a Napoli con elicotteri e hovercraft.
Gli investimenti immensi portarono i frutti immediatamente: nella vecchia Lacco, che aggiunse “Ameno” nel nome nel 1863 per indicare la bellezza del territorio, giunse tutto il jet set mondiale: dalla leggendaria Maria Callas al miliardario Aristotele Onassis, passando per il Duca di Windsor, Jacqueline Kennedy, l’ultimo scià di Persia, arrivando a Charlie Chaplin. Non dimentichiamo poi anche una giovanissima Mina, che si esibiva nei locali ischitani accompagnata da musicisti dell’isola. La tigre di Cremona girò anche un film nel 1960, chiamato “Appuntamento ad Ischia“.
La tonnara di Lacco Ameno
Prima del buon Rizzoli, Lacco Ameno era famosa per tutt’altro. Le vacanze si facevano a Forio o nel Comune di Ischia, fra le frazioni di Porto e Ponte.
Era il 1501 e l’istituzione della Tonnara di Lacco fu probabilmente uno degli ultimi atti ufficiali del Regno di Napoli indipendente, governato dal giovane Federico d’Aragona. Presto sarebbero arrivati gli Asburgo che ridussero l’antico Regno in una colonia gestita per due secoli da viceré.
La tonnara di Lacco fu una delle attività produttive più apprezzate del Regno di Napoli e rivaleggiava in termini di qualità con i colleghi siciliani: ogni mattina, all’alba, i pescatori ischitani partivano con i propri gozzi alla ricerca di un buon pescato nel Mediterraneo e tornavano solo a tarda sera o anche dopo giorni di lavoro: i principali pesci venduti qui erano sgombri, palamiti e pesci luna, oltre all’immancabile tonno.
Fu un’attività produttiva che durò fino al 1959, quando cedette il passo proprio agli alberghi di lusso che cambiarono definitivamente il destino della città.
Proprio qui, grazie all’enorme esperienza dei pescatori, si sviluppò anche una particolare rete da pesca, molto efficace: sappiamo che la fabbricazione delle reti era un’eccellenza ischitana sin dai tempi di Pithecusa: rimase tale fino agli anni ’60, quando anche quest’antica attività cedette il posto al turismo di lusso. Secondo alcuni, ma qui entriamo nel campo delle leggende metropolitane, furono i pescatori ischitani ad inventare addirittura la lampara, che è quella grande lampada usata dai pescherecci per illuminare il mare di notte.
Fra l’antico e il moderno
Insomma, a ben vedere, Lacco Ameno è tutto tranne che una città moderna. Anzi: gli scavi archeologici, che ancora oggi rivelano sorprese, testimoniano che proprio all’altezza della Baia di San Montano nacque il primo insediamento dell’isola. Per essere più precisi, si tratta del primo insediamento greco in tutto l’Occidente.
Il resto della storia ce lo racconta il tedesco Giorgio Buchner, il terzo patrono della città dopo Rizzoli e Santa Restituta: nei numerosi ritrovamenti nei terreni del comune ischitano, infatti, sono stati rinvenuti i primi frammenti di scrittura greca in Italia. Oggi sono orgogliosamente mostrati nel Museo Archeologico di Pithecusa, proprio nella villa che fu di Rizzoli e dello stesso archeologo. C’è anche di più: troviamo anche la prima firma di un vasaio: in un piccolo frammento di un vaso rotto si riesce a leggere: “Inos m’epoiese“, ovvero “Inos mi realizzò“. E non dimentichiamo il “cratere del naufragio“, che racconta nei suoi disegni la storia di un naufragio finito tragicamente: sono rappresentati ben 32 pesci diversi, raccontando indirettamente anche l’enorme conoscenza scientifica degli antichi.
Oltretutto, nella collina che separa Lacco da San Montano, sono stati rinvenuti numerosissimi vasi deformi e altri detriti antichissimi: probabilmente era una discarica utilizzata dai primi ischitani, che erano maestri assoluti nella produzione dei vasi da trasporto. Probabilmente questa è anche la prova decisiva che ci convince sull’origine del nome “Pithecusa”, che era l’antico nome di Ischia: deriverebbe da “pithos“, ovvero grosso orcio: i greci la identificavano come l’isola dei produttori di vasellame.
Perché si chiama Lacco Ameno?
Il nome stesso della città ci rimanda alle sue origini greche. Probabilmente viene dalla parola λάκκος (laccos), che significa “cisterna”, “serbatoio” o “fossa”.
Santa Restituta, patrona di Lacco Ameno
Se abbiamo raccontato i due santi laici di Lacco Ameno, adesso è il turno di quella ufficiale: Santa Restituta d’Africa è infatti la patrona del comune perché fu trovata proprio qui. Durante le persecuzioni di Diocleziano nel IV secolo, fu caricata su una barca con pece e resina, poi data alle fiamme. Secondo la tradizione, il fuoco incendiò la barca dei carnefici e lasciò illesa la santa che, guidata dagli angeli, finì nella baia di San Montano. Quando la barca approdò sull’isola, la donna era ormai stremata e morì. Spuntarono così centinaia di gigli sul terreno e gli ischitani, incantati dal miracolo, diedero degna sepoltura alla santa in una basilica paleocristiana che esiste ancora oggi ed è sotto le fondamenta dell’attuale basilica di Santa Restituta, che a Maggio diventa il centro della festa per la santa.
Proprio lì è presente un museo straordinario che racconta, con un’efficacia incredibile, la vita di 1600 anni fa: sono infatti presenti oggetti di uso comune, lucerne, oggetti religiosi, piatti ed anche un reperto straordinario: un vaso che, al suo interno, ha dipinta la costellazione di Bootes, utilizzata dai marinai per orientarsi: abbiamo solo un frammento, ma probabilmente l’intero vaso conteneva anche il resto del cielo stellato. Si tratta di un reperto dal valore inestimabile.
Ormai non dovrebbe nemmeno più sorprenderci una scoperta del genere: se Lacco Ameno ci ha insegnato qualcosa, è che non c’è mai fine alla bellezza quando si sbarca sull’isola d’Ischia.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Lacco Ameno e gli Scavi, opuscolo prodotto dal Comune
La tonnara di Lacco, Imagaenaria Edizioni, 2013, Ischia
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus:text:1999.04.0057:entry=la/kkos
http://www.larassegnadischia.it/front-libri/estratto-anni60.pdf
https://www.yumpu.com/it/document/view/16003937/lacco-ameno-e-lisola-dischia-gli-anni-la-rassegna-dischia
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