Il Sele è uno tra i fiumi più importanti della Campania. Ha origine a Caposele, dalle acque raccolte nel Monte Cervialto, mentre sfocia nel golfo di Salerno, tra Eboli e Capaccio Paestum, al confine con il Cilento. Nell’antichità era noto come il fiume in grado di pietrificare le piante, capacità che si ricontra oggi nei pressi delle sorgenti di Contursi Terme.
Il Sele nell’antichità
A proposito di questo fiume raccontano che la sua acqua, pur essendo potabile, ha la proprietà particolare di pietrificare le piante che vi vengono immerse senza tuttavia che esse perdano il loro colore e la loro forma.
Strabone – Geografia
Una delle testimonianze più autorevoli riguardanti la particolare qualità del Sele deriva dal geografo Strabone, a cui il corso d’acqua è noto come Silaris. Il fiume era però già noto addirittura ad Aristotele, che descrive la sua capacità di indurire le cose che vi si gettano. Immancabile l’analisi del tuttologo Plinio il Vecchio, il grande enciclopedista di epoca romana, che nel suo “Naturalis historia” parla del fiume Silero, dove sia i rami che le foglie si trasformano in sassi.
Nel fiume Silero, al di là di Sorrento, non solo gli arbusti immersi ma anche le foglie diventano come sassi, oltre alle sue acque che sono salubri da bere.
Plinio il Vecchio – Naturalis historia
Le acque di Contursi
Il fenomeno, descritto nell’antichità come un potere quasi magico del fiume, viene oggi spiegato con l’immissione di acque sulfuree e calcaree nel Sele che avviene nella zona di Contursi Terme.
In località Bagni di Contursi, in corrispondenza delle piscine dei grandi complessi termali, si ammirano infatti i colori biancastri dell’acqua che sommergono rami e foglie. Lo zolfo delle sorgenti presenti nella zona, riversandosi nel fiume, dà vita a uno straordinario spettacolo di pietrificazione della vegetazione.
Secondo lo storico contemporaneo Mario Mello, la capacità di pietrificare nota agli antichi non sarebbe però propria del Sele, ma del Capodifiume (noto anche come Salso) che nasce invece a Capaccio, caratterizzato da sorgenti ricche di sali di calcio che formano spessi banchi calcarei.
Lo spettacolo del Sele
Il fiume regala, attraverso le sue acque magiche, un variegato spettacolo multisensoriale. Nasce a Caposele, nei pressi del monte Paflagone, tramite le acque che defluiscono dal monte Cervialto. Le sorgenti alimentano l’Acquedotto pugliese, grandiosa opera ingegneristica, i cui lavori furono avviati nel 1906 per risolvere i problemi di scarsità d’acqua della Puglia.
Il Sele scorre per 64 km, attraversando le province di Avellino e Salerno. A Calabritto incontra il Rio Zagarone, che insieme a suoi affluenti forma numerose cascate. A Contursi Terme riceve il citato tributo delle acque termali, provenienti dalle falde del vulcano preistorico Monte di Pruno.
Affascinante è il tradizionale rito della “Vagnatura” che si svolge ogni anno nel Sele a Contursi, in cui i pastori conducono le pecore a tuffarsi nelle acque sulfuree per lucidare e disinfettare la lana prima della tosatura.
Dopo Contursi il fiume si unisce al Tanagro, insieme al quale è particolarmente noto per permettere di praticare rafting. A Persano, frazione di Serre, si trova un’oasi fluviale gestita dal WWF, popolata dalla lontra. A Campagna riceve invece il Tenza. Continua la sua corsa in una piana alluvionale e si unisce anche al Calore Lucano, prima di immettersi nel golfo di Salerno nella zona di Paestum. Nei pressi della foce sono stati identificati i resti di un tempio dedicato a Hera Argiva, citato anche da Strabone.
Altro che magia
Nel Sele la natura si pietrifica: non è chiaro se allo scopo di rimanere eterna o di nascondersi. Lo zolfo protegge le foglie, rendendole quasi immobili ma preservandone le fragilità.
La storia e la bellezza del fiume, custodita e tramandata dai testi antichi, non parla però di un’altra epoca. Le parole di Strabone e Plino risultano molto attuali e i poteri che un tempo potevano sembrare magici si rivelano invece essere squisitamente reali.
– di Gerardo Russo
Bibliografia:
Strabone – Geografia, V, 4, 13
Plinio il Vecchio – Naturalis Historia, II, 226
Mario Mello; Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia e nelle Isole Tirreniche Année; pp. 422-424; 1985
Sitografia:
https://www.comune.caposele.av.it/index.php?action=index&p=239
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