La “Napoli da gustare” è senza dubbio molto ricca, il danubio, il babbà, la pastiera, le sfogliatelle e sopratutto la Margherita fanno parte del fascino di questa città e la pizza a portafoglio non può essere da meno.

La pizza a portafoglio è così chiamata perché viene ripiegata su sé stessa

Lo sviluppo del fenomeno del “cibo da strada”, lo streetfood, da consumarsi preferibilmente mentre si passeggia o nelle brevi pause da lavoro, studio o per prendere fiato dopo un giro turistico, sembra aver toccato molto poco la città di Napoli, che era abituata alla circostanza ben prima che diventasse mainstream.

Frittatine, crocché e pizza a portafogli sono solo alcune delle pietanze che è facilissimo trovare nelle vie del centro storico e che aiutano a far innamorare i turisti ed i cittadini della città.

Cos’è la pizza a portafoglio?

Chiamata anche “a letterina” o “sorella minore” della pizza tradizionale, la pizza a portafoglio è una parte integrante dello streetfood napoletano.

La definizione “a portafoglio” viene data grazie alle dimensioni dell’alimento, più piccolo ovviamente di una Margherita o di una marinara classica e quindi servito piegato su se stesso, ricordando proprio la forma di un libretto.

Il prezzo varia tra 1 e 2 euro ma la qualità e il procedimento per realizzare quest’opera d’arte culinaria è pressoché identico alla “sorella maggiore“.

Storia della pizza a portafoglio

Matilde Serao, moglie di Edoardo Scarfoglio fondatore de Il Mattino, in una delle sue opere chiamata “Il ventre di Napoli” cercò di ricostruire l’origine del cibo da strada napoletano.

Da ciò che è stato possibile scoprire quindi si considera la Pizzeria Port’Alba, nata nel 1738, come la “mamma” della pizza a portafoglio.

“Il pizzaiuolo che ha bottega, nella notte, fa un gran numero di queste schiacciate rotonde, di una pasta densa, che si brucia, ma non si cuoce, cariche di pomidoro quasi crudo, di aglio, di pepe, di origano: queste pizze in tanti settori da un soldo, sono affidate a un garzone, che le va a vendere in qualche angolo di strada, sovra un banchetto ambulante e lì resta quasi tutto il giorno.

Vi sono anche delle fette di due centesimi, pei bimbi che vanno a scuola; quando la provvista è finita, il pizzaiuolo la rifornisce, sino a notte.

Vi sono anche, per la notte, dei garzoni che portano sulla testa un grande scudo convesso di stagno, entro cui stanno queste fette di pizza e girano pei vicoli e dànno un grido speciale, dicendo che la pizza ce l’hanno col pomidoro e con l’aglio, con la muzzarella e con le alici salate.

Le povere donne sedute sullo scalino del basso, ne comprano e cenano, cioè pranzano, con questo soldo di pizza”.

Si legge nel testo della Serao.

Tuttavia appare oggi una versione molto ipotetica dell’origine della piatanza dal momento che allora le pizze venivano vendute si “come streetfood”, ma erano grandi fette singole, non “a portafoglio”.

La pizza a portafoglio e Bill Clinton

A livello mediatico una delle situazioni che hanno portato la pizza a portafoglio ad essere conosciuta a livello mondiale è stata senza dubbio il G7 del 1994 tenutosi a Napoli.

Bill Clinton, allora presidente degli USA, è stato immortalato in uno scatto che lo ritrae mentre si gusta la pizza in questione che da quel momento diventa un must per ogni turista.

L’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton intento a mangiare una pizza a portafoglio da Di Matteo in occasione del G7 a Napoli

I legami tra Napoli e gli Stati Uniti sono molto antichi e profondi e non si può dire che il cibo sia una componente marginale in questo legame.

Arriviamo in tempi recenti, nel 2014 quando Egidio Cerrone, più famoso come Puok e Med, grazie ad un video-spot sensazionale ha ulteriormente pubblicizzato la reginetta dello streetfood napoletano e la cultura culinaria della città.

Fonti:

Il ventre di Napoli di Matilde Serao

G7 a Napoli

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