In pieno Rinascimento, nelo stesso periodo storico in cui Firenze vantava il suo periodo di massimo splendore culturale, spesso non viene ricordato che anche la corte del Regno di Napoli, prima con sovrano Renato d’Angiò e poi di Alfonso V d’Aragona, volle dar lustro al proprio scenario artistico e letterario. Proprio in questo periodo storico si colloca la vita di Colantonio, uno dei maggiori artisti del Rinascimento napoletano, il cui stile rappresenta un punto di contatto tra lo stile pittorico fiammingo e quello che andava diffondendosi in Toscana e nel nord Italia.
Colantonio tra Angiò e Aragona
Nicola/Niccolò Antonio, perlopiù noto come Colantonio, nacque attorno al 1420 e fin da giovane, durante il regno di Renato d’Angiò, indirizzò la sua formazione artistica verso la pittura fiamminga, al punto da pensare di trasferirsi nelle Fiandre, regione dell’attuale Belgio, per proseguire i suoi studi, ma senza mai portare a compimento questo suo desiderio: rimase a Napoli tutta la vita.
Sembra che a bloccarlo dal partire, sia stato proprio il re, temendo che un giovane artista col suo talento non sarebbe più tornato nel suo regno. Dal 1438 al 1442 fu allievo di Barthélemy d’Eyck, residente a Napoli, dal quale trasse una grande influenza, riscontrabile nelle sue opere, al punto che più di una volta alcuni dipinti, attribuiti successivamente a lui, si pensava fossero stati realizzati da d’Eyck.
Addirittura, pare che fosse un ottimo “falsario”, come lo definì una delle uniche fonti che ci giungono sulla sua biografia, Francesco Summonte, nel 1524, in una lettera ad un amico veneziano. Riporta che l’ artista avesse appreso in maniera così ferrata gli schemi insegnatigli dal suo maestro fiammingo da essere in grado di riprodurre senza difficoltà quadri con i canoni degli artisti delle Fiandre.
Questa sua abilità gli risultò particolarmente utile per fare carriera quando Alfonso V d’Aragona conquistò il Regno di Napoli dalle mani dei d’Angiò: pare, infatti, che il sovrano spagnolo fosse un grande collezionista di quadri e particolarmente affascinato dagli autori nordeuropei, i cui lavori accumulava in Castel Nuovo (anche noto come Maschio Angioino).
Alcune delle opere più famose
Tra i suoi quadri più noti, nonchè il più antico che gli si può attribuire con certezza, c’è “San Girolamo nello studio“, databile attorno al 1444, in cui si può vedere chiaramente la mediazione stilistica che caratterizzò Colantonio per tutta la sua carriera, nella prospettiva e nell’illuminazione, oltre che all’ abbondante uso di simboli, testimonianza dell’ampia cultura di cui disponeva l’artista, allora ventenne. Attualmente, è esposto nel Museo di Capodimonte, a Napoli.
In un suo altro dipinto, databile 1445, l’artista mostra un’altro punto di svolta stilistico, che già rappresenta un punto di fusione tra quello tipicamente rinascimentale italiano e quello del suo maestro fiammingo, di cui seguì le orme tutta la vita, presenta anche un “adattamento” alla nuova corte aragonese, con una differente prospettiva riscontrabile nel pavimento “verticale” e con una differente distribuzione della luce, oltre che con l’ uso del fondo dorato. Anche questo è esposto a Capodimonte.
Entrambe queste opere erano originariamente esposte all’ interno della basilica di San Lorenzo Maggiore, a piazza San Gaetano. Hanno cambiato luogo d’esposizione numerose volte, prima di giungere alla loro posizione definitiva, nel Museo di Capodimonte.
Un’altra opera, di realizzazione successiva ed anch’essa esposta al Museo di Capodimonte è la Deposizione, originariamente situata nella basilica di San Domenico Maggiore, nell’ omonima piazza, a Napoli, la cui realizzazione è stimata tra il 1455 e il 1460.
Mostrando uno stile che si rinnova nuovamente, la Crocifissione, originariamente pensata per la chiesa di San Pietro Martire, nei pressi della sede centrale dell’Università di Napoli Federico II, oggi si trova molto lontano rispetto al luogo per cui è stata pensata, a Madrid, nel Museo Thyssen-Bornemisza, realizzata attorno al 1460.
Gli ultimi anni e la sua eredità
Nella sua misteriosa vita, sappiamo che ebbe come allievo il successivamente molto celebre pittore Antonello da Messina. Colantonio morì a Napoli attorno al 1470, non è noto l’anno preciso, nè il luogo di sepoltura. I suoi quadri, o almeno quelli certamente riconducibili a lui, sono sparsi tra musei e collezioni private La maggior parte di quelli identificati sono a Napoli. A ricordarci di lui c’è una via, al Vomero, realizzata attorno al 1920, che porta il suo nome.
-Leonardo Quagliuolo
Per Approfondire
“Arte. Una storia naturale e civile” volume 3, di Settis-Montanari
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