I fiocchi di neve cadono, si rialzano, volano come in una danza frenetica in cui il vento è il direttore d’orchestra. Gli alberi di castagne imbiancati, sono gli spettatori di questo teatro invernale. Le vette intorno ad Acerno diventano gli spalti su cui i “castagni spettatori” si aggrappano per rimirare questo spettacolo della natura. Acerno è forse uno segreto ben custodito.
Un paesino lontano da tutti gli altri, a cui si arriva attraverso una strada che si inerpica su un passo, per poi ridiscendere e risalire su un altopiano circondato dai Monti Picentini.
Qui è la natura a farla da padrona, con i suoi sentieri, i suoi monti ricoperti da castagni e noccioli, in cui regna il tartufo nero, funghi e le fragoline di bosco.
Gli amanti della natura possono trovare tanti sentieri, cascate e luoghi in cui praticare sport. Il paese è stato purtroppo toccato profondamente dal terremoto dell’Irpinia, ma non ha perso la sua semplicità.
Acerno è la base ideale per immergersi nel Parco dei Monti Picentini, per godersi l’aria fresca e per rilassarsi. Il paese è anche detto la città delle cento acque, per la presenza di moltissime fonti.
Il sistema montuoso e la presenza di una diffusa rete di percorsi escursionistici, rientranti nel “sistema” della sentieristica CAI, rendono particolarmente attrattivo Acerno agli appassionati di escursionismo montano e trekking.
La storia
Il mito racconta che la fondazione della città risalirebbe alla seconda Guerra Punica, quando i romani distrussero l’antica Picentia, alleatasi con i cartaginesi di Annibale. Secondo questa leggenda i profughi di Picentia fondarono Acerno.
Il primo documento storico che cita il paese è del 1027 ed è conservato nella Badia di Cava dei Tirreni. Dal catalogo Baronum, nel 1150, risulta feudatario di Acerno e Giffoni Sei Casali, Guido De Acerno, che aveva ereditato il feudo dal padre Tommaso.
Vari feudatari della città si sono susseguiti fino al 1806, quando Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli e fratello di Napoleone, promulgò le leggi che misero fine alla feudalità.
Acerno è stata anche sede vescovile dall’XI secolo, ed era una delle più piccole e povere del Regno delle Due Sicilie.
Nella cittadina vi sono anche molti siti di archeologia industriale geo-mineraria, a testimonianza che nel ‘700 vi erano industrie, come ferriere e cartiere, molto interessanti anche i “ruderi” di mulini lungo il fiume Tusciano. Acerno è stata anche terra di briganti. Nell’ottocento post-unitario, il paese era il rifugio della banda di Gaetano Manzo, famoso brigante locale.
Prima di essere preso dalla Guardia Nazionale, la sua banda divenne una delle più famose e temute del Sud Italia.
La natura e i sentieri di montagna
Acerno offre al visitatore ambienti naturali molto belli, come il bosco di faggi di San Lorenzo, Acqua Riegi, Acquelella, la Grotta di Strazzatrippa, il torrente Tusciano, il torrente Aiello. Il comune ospita molte vette, tra cui il Monte Accellica, il Terminio, il Cervialto, il Polveracchio, e la catena dei Monti Mai. Il Cai nel suo sito, segnala una ventina di sentieri. Acerno è anche uno dei comuni che forma il Parco dei Monti Picentini.
Il parco si sviluppa sui Monti Picentini, area calcareo-dolomitica fra le provincie di Avellino e Salerno. La vetta più alta del parco è il monte Cervialto (1.810 m), seguono il monte Terminio (1.806 m), il monte Polveracchio (1.790 m), l’Accellica (1.660 m), il Mai (1606 m), il Pizzo San Michele (1.567 m) e il Montagnone di Nusco (1.486 m.) Del parco, fanno poi parte, l’oasi naturale del Monte Polveracchio, l’oasi naturale Valle della Caccia e l’altopiano di Laceno.
Nei dintorni di Acerno si possono ancora vedere la lontra, il ghiro, la puzzola, il lupo, il gatto selvatico, l’aquila reale e molti altri animali.
L’agricoltura e i suoi frutti
Acerno è famosa per le castagne, le nocciole, il tartufo nero, i funghi e le fragoline. La coltivazione del castagno interessa circa 1000 ettari che producono un tipo di castagna detta “nzerta” o “enzerta”, commercialmente nota come “castagna di Acerno”.
La fioritura degli alberi inizia intorno al 10 giugno, mentre la maturazione delle castagne, va da inizio ottobre, fino ai primi giorni di novembre. Con le castagne si fa uno dei dolci simbolo del paese, la Pasticella.
La Pasticella è un prodotto artigianale della tradizione natalizia acernese, la cui preparazione nelle famiglie inizia a fine novembre quindi subito dopo la fine del periodo di raccolta delle castagne. Si tratta di una sfoglia dolce farcita di castagne, cioccolato, caffè e anice, appaiono di forma tondeggiante, con bordi irregolari per la presenza dei cosiddetti “pizzilli”, dal colore dorato e ricoperte di zucchero a velo. Al palato si presentano con un mix di sapori decisi tra i quali spiccano le castagne e il cioccolato. Si consiglia la degustazione entro le quarantotto ore.
I tesori culinari
Il tartufo nero detto di “Bagnoli”, è uno dei prodotti più ricercati di Acerno.
Il tartufo nero comune si raccoglie nel periodo invernale, da ottobre a marzo, su tartufaie localizzate nei Monti Picentini, dagli 800 ai 1500 metri sul livello del mare.
È caratterizzato da un peridio, o scorza, di colore nero con sculture poco rilevate, dette verruche e dalla gleba, o polpa, con venature di colore bianco-grigiastre. Questa specie di tartufo vive in simbiosi con latifoglie e sempreverdi presenti nella zona montana, come il faggio o il pino nero.
Una delle ricette tipiche acernesi per mangiarlo, è l’insalata di tartufi, che vengono tagliati e conditi con olio, limone e sale. Va preparata un’ora prima e non bisogna esagerare con l’olio e il sale, per non perdere il sapore del tartufo nero.
Le fragoline di bosco locali sono l’elemento principe della famosa fragolata di Acerno. La fragolata è un prodotto artigianale della tradizione acernese che si produce dal 1981 attraverso l’utilizzo esclusivo di fragole selvatica o fragole di bosco, cresciute spontaneamente nei boschi e raccolte nel territorio di Acerno, succo di limone sfusato di Amalfi, zucchero e liquore Strega di Benevento. Nel comune si producono anche ottimi formaggi, tra cui il caciocavallo, ricotta e mozzarelle da latte di mucca.
L’unione tra l’esplosiva natura di questa terra, fatta di boschi, pascoli e vette e le tradizioni gastronomiche locali, fanno di Acerno un posto perfetto per perdersi tra le montagne campane e non avere più voglia di tornare in città.
Bibliografia
Acerno, meraviglie della natura. Nicola Zottoli, Associazione Culturale Musicale “Juppa Vitale”. Multistampa.it
Sitografia
http://www.galcollinesalernitane.it/acerno/
http://www.comune.acerno.sa.it
http://www.parcoregionalemontipicentini.it/Index.aspx
http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/castagna-acerno.html
http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/tartufonero-bagnoli.html
http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/fragolata_acerno.html
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