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Dopo aver visitato Valogno ti chiedi se tutto ciò che hai visto è reale o solo una proiezione della fantasia.
Si tratta di un minuscolo borgo di 88 abitanti, perso fra i Monti Aurunci, in cui tutti sono artisti. Letteralmente. Ogni strada, ogni porta, ogni singolo anfratto di questo luogo è colorato da qualche maestro del colore.

Ad accoglierti ci sono Giovanni, Dora e i loro figli che, di fatto, sono mente corpo e anima di una vera e propria favola che ha trasformato un paese destinato a morte certa in un luogo degno di Alice nel Paese delle Meraviglie. Ma non c’è da stupirsi: spiega Giovanni, con la sua barba lunga e papillon dai colori sgargianti, che “questo è un luogo magico”. E se non credi nella magia, “stai pur certo che qualcosa accadrà e ti ricrederai!“.

Dal grigio al colore

Il nome del progetto non lascia spazio a interpretazioni. L’obiettivo di Dora e Giovanni è quello di ridare un senso ad uno dei tantissimi paesi abbandonati della provincia, come quelli in cui passiamo durante i viaggi in automobile, che conservano quei loro negozi rimasti agli anni ’80 ed i gruppi di vecchietti radunati attorno al classico tavolo rosso della Algida di fronte al bar della piazza.

A Valogno non c’è nemmeno questo. Non c’è assolutamente nulla, nemmeno un bar, un supermercato o quant’altro. Ci sono solamente 88 persone, di cui quasi tutti anziani ultrasettantenni che, inesorabilmente, si stanno spegnendo. “Il grigio – spiega Giovanni – è proprio questo. L’assenza di vita, la memoria che non c’è più“.

Mossi da uno spirito di contraddizione, Dora e Giovanni hanno deciso di ricominciare una vita proprio nel paese morente, lasciando il lavoro e la vita a Roma per trasferirsi alle spalle di Sessa Aurunca. Qui hanno fondato l’associazione “Il Risveglio” che, dal 2008, finanzia artisti capaci di ridipingere le pareti di un luogo che si sarebbe presto trasformato in un cimitero.

Ed è qui che, ogni giorno, Giovanni attende i visitatori seduto sugli scalini della chiesa di San Michele, che si trova a fronte strada. Si definisce il “presidente dei fannulloni dinamici”, ma in realtà di fannullone in lui c’è ben poco: con il suo solo ottimismo è capace di smuovere un paese intero.

Valogno viale principale
Il vialetto principale di Valogno. Ci sono ancora tanti muri da colorare!

Fra brigantaggio e sentimenti semplici

I temi della street art di Valogno hanno numerose tematiche. Se saltiamo il caos artistico della casa della famiglia Casale, la prima ad accoglierci è Alessandra Carloni, un’artista romana che disegna l’amore. Un’impresa a dir poco difficile, ma che riesce a realizzare con una delicatezza a dir poco incredibile: dagli sposini del primo disegno all’incontro, arrivando al viaggio assieme.

Notiamo anche un altro elemento onnipresente nei disegni di Carloni: si tratta del Mazzamauriello, un piccolo folletto che è l’equivalente del munaciello napoletano. Secondo le leggende locali, è lo spirito di un bambino che fa i dispetti o regali ai cittadini. Peccato che, di giorno in giorno, si trova sempre con meno persone da visitare.

Un’altra delle tematiche molto sentite a Valogno è il tema del brigantaggio postunitario realizzato da Salvo Caramagno, un artista siciliano: probabilmente questi sono gli unici disegni con tema violento, che raccontano il dolore delle popolazioni locali che, negli anni che seguirono il fatidico 1861, furono costrette a subire numerose perquisizioni e ingiustizie dalle forze dell’ordine in cerca di briganti. Su tutte, è straziante il disegno del paese incendiato.

Valentino Silvestre merita un’altra pagina speciale, con il disegno probabilmente più dolce del paese: una ragazza che prende le stelle. Suo è anche il ritratto di Frida Kahlo all’ingresso di Valogno.

Per il resto, non è affatto facile riuscire a trovare tutti i murales: molti sono nascosti nei cortili dei palazzi, altri invece sono piccoli anfratti con altrettanto piccoli disegin. “Questo è un luogo in cui di domenica, anziché guardare la televisione, le persone scendono di casa per dipingere pareti – spiega Giovanni – e la magia di Valogno è proprio in questo: l’arte ci fa riscoprire artisti“.

Forse è proprio questo ciò che rende speciale Valogno: molti vanno in cerca di una salvezza dall’inesorabile spopolamento, cercano di rilanciarsi attraverso la street art, spesso autoassegnandosi premi o primati.
Valogno non ne ha bisogno, perché è come un libro di favole della mamma: lo trovi per caso e lo ami. È lì, che guarda in faccia alla morte, e sarà lì anche alla fine dei tempi delle persone che lo abitano. Con l’opera di Giovanni e Dora, il paese ha già scritto come eredità una storia di amore e bellezza.

Valentino Silvestre Valogno Street Art
La donna che raccoglie le stelle, arte di Valentino Silvestre

Il pranzo collettivo

Ogni abitante di Valogno ha una caratteristica tutta sua. C’è chi si è trasformato in artista e davvero dipinge, chi invece ha un soprannome particolare. Essendo 88 anime in città, tutti si conoscono benissimo ed hanno un forte attaccamento col territorio. Il problema è che si tratta di un sentimento talmente contagioso che addirittura coinvolge i turisti, trasformandoli per poche ore in residenti. Purtroppo nella nostra visita, a causa delle restrizioni dovute al covid il progetto dei “pranzi collettivi” era sospeso, ma ci viene ugualmente raccontato da chi l’ha vissuto: i visitatori venivano un tempo accolti nelle case degli abitanti, per pranzare tutti assieme con la cucina del luogo.

Artista valogno

La street art, strade per la felicità

Uno dei più grandi danni fatti all’umanità negli ultimi 70 anni è probabilmente la costruzione di milioni di chilometri quadri di quartieri residenziali fatti di palazzi squadrati, monotoni, anonimi e senz’anima.
Se la mente vola ai quartieri collinari e periferici di Napoli o alla provincia dell’agro napoletano ed aversano, ci abbiamo visto giusto: viviamo con una terribile assuefazione al brutto. Ironico pensare che ciò accade nel territorio che un tempo era chiamato Campania Felix.
Ed è per questo che, nel III Millennio, la Street Art è diventata la strada per restituire umanità alle pareti.

Valogno Giovanni Casale
Giovanni, il motore di Valogno

Ecco perché hanno un successo straordinario tutti gli esperimenti di street art che, di fatto, danno un’anima alle strade.
È quello che ha fatto Salerno con le poesie di Alfonso Gatto, Napoli con Bosoletti, Jorit e tantissimi altri. Ma anche quello che fanno i nostri amici di Tramandars nella provincia Vesuviana e, per ultimo, anche a Bagnoli. Poter osservare bellezza dei colori e delle immagini è la vera magia che migliora la vita, quella che Giovanni ha creato attorno al suo paese adottivo e che ha regalato ai visitatori.

Il senso di Valogno è tutto qui: creare un’oasi di positività in un borgo che sembrava destinato a morire, trasformato in strade che sono un album di racconti per adulti e bambini.

Una vera e propria terapia per l’anima.

-Federico Quagliuolo

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