L’Italia è terra di polemiche, si sa. E le statue di Palazzo Reale furono criticate proprio dal Re che le volle far costruire.
Inizialmente Domenico Fontana, nel progetto originale, aveva previsto un enorme portico che affacciava sulla piazza.
Fu Luigi Vanvitelli a metà ‘700 ad eliminarlo, inserendo delle nicchie vuote. La ragione fu semplice: l’edificio era instabile e rischiava il crollo.
A dire il vero, Ferdinando II trovava oltremodo brutte quelle nicchie vuote e, quando restaurò il palazzo nel 1837, chiese a più riprese di trovare un modo per abbellirle, senza mai ricevere soluzioni che rispecchiassero il suo gusto.
L’idea vincitrice fu quella di creare una serie di statue decorative di marmo, ma non fu mai presa seriamente in considerazione. Ci pensò trent’anni dopo Umberto I a realizzare l’opera nell’ambito del suo piano di risanamento di Napoli, tra non poche difficoltà.
Salvatore Di Giacomo, nella sua “Guida di Napoli” del 1911, rivela una storia inedita delle statue: Umberto voleva farle distruggerle dopo averle viste realizzate, a suo avviso, in modo pessimo.
La storia di tutti i re che dominarono Napoli l’abbiamo raccontata qui.
Le statue di Palazzo Reale, nate sotto una brutta stella
Vanvitelli non lasciò traccia dei progetti e delle misure del palazzo Reale nella sua versione aggiornata di metà ‘700 e gli ingegneri di cent’anni dopo si trovarono in grandissime difficoltà: le statue da inserire erano troppo alte rispetto alle nicchie, il marmo era inadatto e lo spazio a disposizione era minimo. Sarebbe bastato un nonnulla per farle cadere rovinosamente!
Come accontentare quindi le richieste di Ferdinando prima e poi di Umberto?
Fu una bella sfida, vinta proprio posizionando il piede di tutte le statue al di fuori delle nicchie, in modo da “equilibrare” il baricentro.
Fu quindi commissionata una statua per ogni artista al fine di velocizzare la realizzazione dell’opera finale, ma la soluzione fu criticatissima.
Il risultato secondo Di Giacomo fu un disastro:
“il progetto non fu realizzato a dovere, con il sommo disappunto di Umberto: ogni artista aveva idee diverse e non ci fu una coordinazione responsabile fra le loro opere“. Ed anche il popolo prese di mira le statue, con il famoso racconto che vede protagonisti i personaggi di pietra.
Chissà cosa avrebbe pensato Di Giacomo, se avesse potuto vedere i turisti che oggi si fermano stupiti per fotografare le statue dei re di Napoli, contemplando la loro bellezza!
La storiella popolare delle statue di Palazzo Reale: chi ha fatto pipì?
Le statue di palazzo reale furono prese in giro con un gioco dissacrante del popolo, che le riteneva proprio brutte.
La statua di Carlo V un giorno si trovò a indicare una chiazza d’acqua sotto la sua nicchia, come per dire: “chi ha fatto pipì?”
La statua di Carlo di Borbone rispose: “non sono stato io!”
Gioacchino Murat affermò “è colpa mia!”
E allora intervenne Vittorio Emanuele II con la spada sguainata: “tagliammoce ‘o pesce!“
-Federico Quagliuolo
Link per visitare il Palazzo Reale
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