Le antiche e stratificate cinte murarie di Napoli sono oramai quasi del tutto sparite, ne rimangono brevissimi tratti, incastrati tra gli edifici, spesso in pessime condizioni. Molto tempo fa, le mura cittadine contavano ben 26 porte e 28 torri!
Alcune porte di Napoli sono tutt’oggi visibili:
Porta San Gennaro
Fra le porte di Napoli, è la più antica che ci giunge. Costruita nella prima metà del X secolo, la sua posizione non è tuttavia sempre stata la stessa: con l’espansione delle mura, nel corso dei secoli e delle varie dominazioni del Regno, la porta è stata posizionata più avanti rispetto alla disposizione originaria. Tutt’oggi visibile e contornata di edifici antichi, deve il suo nome al fatto che la via che partiva da essa portava alle antichissime Catacombe di San Gennaro a Capodimonte, tutt’oggi presenti e visitabili. All’esterno della porta, c’è via Foria e l’ingresso del Rione Sanità. L’affresco sovrastante la porta è stato realizzato dall’artista Mattia Preti in seguito all’epidemia di peste del 1656, come ex-voto. Il pittore fu obbligato a realizzare questo ed altri affreschi sulle porte di Napoli, di cui quello di Porta San Gennaro è l’ultimo pervenutoci, poichè gli fu imposta come punizione: infatti, si macchiò dell’omicidio di un soldato spagnolo e se voleva avere salva la vita, avrebbe dovuto mettere a disposizione la sua arte. Nel 1659 fu aggiunto il busto di san Gaetano.
Porta Nolana
Costruita durante il regno degli Aragonesi, ad oggi situata nell’omonima piazza, realizzata in periodo post-unitario, fu eretta in sostituzione di un’altra porta, che si trovava nei pressi di dove oggi sorge l’ospedale Ascalesi. Presenta ancora due spesse torri cilindriche e un tratto di mura integro, di cui sono visibili altri tratti e ciò che resta di altre torri tra le traverse adiacenti a piazza Garibaldi. E’ decorata con un rilievo con Ferrante d’Aragona a cavallo.
Porta Capuana
Costruita subito dopo porta Nolana, nel 1488, è la più maestosa ed imponente delle porte di Napoli, situata nei pressi di Castel Capuano. Progettata da Giuliano da Maiano, è ancora visibile l’arcata in marmo bianco e le due torri cilindriche ai lati, tuttavia non è più presente un rilievo raffigurante Ferrante d’Aragona, previsto nel progetto originario, poichè fu rimosso in occasione della visita dell’imperatore Carlo V a Napoli, nel 1535.
In via Cesare Rosaroll si scorgono rimanenze di mura e torri. Al termine della strada, incrociando via Foria, si possono ancora notare due torri incorporate all’interno della caserma Garibaldi. Le mura aragonesi terminano in quell’area, poichè si ricollegano alla preesistente cinta muraria che, poco più avanti lungo via Foria, comprende Porta San Gennaro e ancora più avanti, girando a sinistra, Port’Alba.
Sul suo nome, esistono due ipotesi che sono più accreditate: il suo essere rivolta verso Capua, che è la più plausibile, mentre la seconda riguarda il coinvolgimento della nobile famiglia dei Capuano, oggi estinta, che aveva riceviuto, al momento dell’edificazione dell’accesso alla città il compito di difenderla dalle invasioni nemiche.
Port’Alba, la più famosa delle porte di Napoli
Anche nota come “Porta Sciuscella“, per via della presenza, anticamente, di vari alberi negli orti che si trovavano dove ora sorge Piazza Dante e gli edifici adiacenti, è una delle più recenti. infatti, fu costruita nel 1625 per volontà di un discendente di Don Pedro, Antonio Alvarez di Toledo, duca d’Alba, da cui la porta prende il nome. Fu edificata prima di tutto per un motivo di comodità di transito tra l’attuale “centro storico” e le aree circostanti.
Difatti, prima della sua edificazione, i cittadini erano soliti passare attraverso una falla nelle mura, creata appositamente per evitare un lungo giro a piedi. Oggi, tuttavia, la struttura non è più quella originale, bensì il frutto di una ristrutturazione del 1797, che ha previsto l’aggiunta della statua di San Gaetano sulla sommità, prima presente su un’altra porta, ora non più presente: Porta Reale.
Le porte di Napoli sparite, invece, sono:
Porte marine
Le porte di Napoli rivolte sul mare erano addirittura sedici, ormai quasi tutte demolite tra il Risanamento ed i periodi antecedenti, che hanno visto il porto e la costa della città subire innumerevoli ristrutturazioni. Nonostante la cinta muraria sia stata completamente abbattuta entro l’inizio del 1900, i riferimenti toponomastici che rimandavano alle antiche porte hanno terminato di sparire negli anni della ricostruzione postbellica.
Porta di Massa: così chiamata perchè antistante all’approdo delle navi mercantili cariche di frutta, vino e latticini che provenivano da Massa Lubrense, oggi una via porta ancora il suo nome.
Porta del Carmine: Antica porta non distante dall’ancora più antica Piazza Mercato, edificata nel 1484, in prossimità del Castello del Carmine, di cui oggi rimangono pochi frammenti di mura, torri e parti dei sotterranei, al seguito dell’abbattimento di un tratto di mura angioine e di una colmata sul mare. La sua costruzione fa parte degli interventi di ampliamento della cinta muraria della reggenza di Ferrante d’Aragona.
Porta della Conceria: così chiamata poiché dava sull’attuale Vico Vacche alla Conceria, nei pressi di piazza Mercato. Il nome suggerisce la presenza, anticamente, di un luogo dove si lavoravano le pelli.
Porta di Santa Maria a Parete: si trovava nei pressi di Vico Santa Maria Apparente al Mercato, oggi non più esistente. C’è una strada omonima nei pressi di Corso Vittorio Emanuele II.
Porta della Mandra: nei pressi del non più esistente Vico Mandrone, probabilmente in questo punto venivano fatte sbarcare le mandrie da navi mercantili per indirizzarle a dei vicini macelli.
Porta del Pesce: probabilmente era il luogo di scarico del pescato del giorno ed era situata nei pressi delle risorgimentali via Carlo Troya e via Antonio Scialoja, in prossimità del Borgo degli Orefici.
Porta Caputo: una famiglia della Costiera amalfitana divenne tanto importante da avere una porta con il proprio nome, probabilmente correlata ad un proprio molo per traffici commerciali.
Porta d’Olivares: la sua storia è simile a quella di Porta Caputo, poichè fu fatta costruire da Arrigo Gusman, conte d’Olivares, durante la reggenza di Don Pedro. E’ ancora presente una Via Conte Olivares a ricordarla, nei pressi di Corso Umberto.
Vi erano anche altre porte: dello sperone del sale, di mezzo, di sant’Andrea, della Marina del vino, del molo piccolo (o di Portosalvo), della calce e delle pulci.
Tra le porte di Napoli marine, oltre a Porta del Carmine, ne è rimasta anche un’altra, inutilizzata da secoli, poiché integrata in un edificio: Porta dei Tornieri, il cui arco in piperno oggi è l’ingresso di un bar su Via Marina, ad angolo con Via Duomo.
Buona parte di queste porte di Napoli vide la propria demolizione per mancata utilità nell’ottica della modernizzazione della città su volontà di Carlo III di Borbone, nella prima metà del ‘700.
Porta del mercato
Situata tra il castello del Carmine e via Sopramuro, ristrutturata con l’integrazione all’interno della cinta muraria aragonese di Piazza Mercato, è stata costruita nel XIV secolo.
Porta Posillipo
Situata in un luogo decisamente anomalo rispetto alle altre porte di Napoli, che costeggiavano il centro storico della città: era il varco d’accesso all’antico e piccolo villaggio che sorgeva sulla collina oggi attraversata da Via Manzoni, in particolare nei pressi della funicolare. Oggi rimane una via e poche, antiche costruzioni completamente diverse rispetto allo stile elegante degli edifici di Posillipo a ricordare le antiche ed umili origini della zona.
Porta Costantinopoli
Costruita nel XIV secolo, si trovava nei pressi del monastero dei Celestini, oggi conservatorio di San Pietro a Majella. Inizialmente nominata “Donnorso” da un’italianizzazione dell’espressione latina, subì spostamenti prima dagli Angioini, da cui fu ribattezzata “di Sant’Antonello“, poi da Don Pedro, che la portò nei pressi dell’attuale via Santa Maria di Costantinopoli, da cui prese il nome. Fu demolita nel 1852.
Porta Reale
Costruita nel XIII secolo con il nome di Porta Cumana, nei pressi dell’attuale Via Benedetto Croce, fu successivamente spostata nei pressi di Piazza del Gesù e ribattezzata Porta Reale nel 1536. Fu demolita nel 1775 poichè non più utile e d’intralcio con la costruzione di strade più larghe. Vi sono due targhe che la ricordano su via Toledo, subito dopo piazza Dante:
“Pietro Toledo, marchese di Villafranca, vicerè dell’imperatore Carlo v, di questa illustre città ampliatore delle mura. Trasferita qui la Porta Reale dal quartiere del Nilo (l’area circostante Piazzetta Nilo), spostata più tardi a Porta Donnorso. Costruita Via Toledo, da qui alla vista del mare. Restituita la Grotta Puteolana ad un aspetto più decoroso, costruita l’aual per i vicerè e il pretorio per i magistrati per la tutela dei cittadini sulla somma vetta del colle. Trascorse 22 anni come vicerè. Ad Antonio Toledo, duca d’Alba, vicerè del re Filippo IV, emulo delle virtù del grande zio da parte di padre, gli edili, memori di così grandi benefici, posero. Anno 1628.“
“Sotto Ferdinando IV, re ottimo e previdentissimo, i sette uomini preposti alle mura e agli acquedotti stabilirono di abbattere la Porta Reale, angusta e quasi importuna per gli ampliati spazi cittadini, che allora toglieva la vista all’importante prospettiva di Via Toledo e acquistati e rasi al suolo gli edifici vicini per allargare la via. Anno 1775.“
Porta Medina
L’ultima fra le porte di Napoli per ordine di costruzione: fu edificata nel 1640 per poi essere demolita nel 1873. L’ultima traccia che rimane di quest’ultima è una targa su un palazzo antistante alla stazione della cumana di Montesanto, che recita “Fu in questo luogo porta medina, costruita dal vicerè di quel nome, nell’ anno MDCXL. Distrutta per pubblica utilità nell’anno MDCCCLXXIII“.
Nei pressi di quest’ultima, sorgeva la trecentesca Porta Pertuccia, poi spostata in occasione di un’espansione delle mura, presumibilmente vicino al palazzo reale, rinominata Porta Santo Spirito, per poi esserer demolita nel 1563, in occasione di un’altra espansione muraria e della costruzione della Porta di Chiaia, nei pressi dell’attuale Via Gaetano Filangieri. Fu demolita nel 1782.
-Leonardo Quagliuolo
Per approfondire:
“Le strade di Napoli” di Gino Doria
“Le strade di Napoli antica nella città moderna“, di A. D’Ambrosio