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La storia di Flavio Gioia è uno dei più grandi misteri del mondo. Non è una frase esagerata: potrebbe essere stato l’uomo capace di cambiare completamente la nostra concezione del movimento, dai videogiochi moderni alla scoperta del’America.
Secondo gli amalfitani fu infatti lui a inventare la bussola o, quantomeno, ad introdurla nel Mediterraneo. Non è un caso se il simbolo della provincia di Salerno è una bussola, insomma. E, guardando più, in generale, quasi tutte le città di mare hanno una strada intitolata al signor Gioia.
Ed è incredibile pensare che non si sa nemmeno se una figura storica così importante sia mai nata.

Monumento Flavio Gioia
Il monumento a Flavio Gioia ad Amalfi

Flavio Gioia, chi era costui?

Nella piazza centrale di Amalfi c’è anche una statua gigantesca dedicata a Flavio Gioia. Fu scolpita dallo scultore cavese Alfonso Balzico e fu presentata all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, dove fu premiata. Solo nel 1926 fu spostata da Roma ad Amalfi, nel luogo in cui si trova ora.
L’unica certezza, però, è che le fattezze dell’uomo raffigurato non sono quelle del signor Flavio.

Di lui non si sa nulla. Ci sono centinaia di testi che lo citano, quasi tutti scritti dopo il 1500, ma si dice che il navigatore sia nato intorno al 1250 e abbia introdotto la bussola nel 1300. Di certo il cognome Gioia è presente nella zona costiera, dalle parti di Positano, e ci sono notizie di una famiglia amalfitana con questo cognome che nel 1665 si trasferì a Rua Catalana, a Napoli. Errico Talamo, storico di Positano del XIX secolo, affermò addirittura con certezza che Gioia era un abitante della vicina città costiera trasferitosi ad Amalfi.

Molti altri storici amalfitani e campani in generale hanno cercato di dimostrare l’esistenza di Gioia riuscendoci con argomentazioni anche molto convincenti e con centinaia di citazioni di testi e autori da ogni secolo, anche stranieri. Non esistono, però, documenti contemporanei che parlino di lui.

Flavio Gioia
Un Flavio GIoia del XVII secolo
Flavio Gioia
Un flavio Gioia del XIX secolo: anomalo anche nel vestiario, che è tipico cinquecentesco

Lost in translation

Sappiamo per certo che la bussola, così come la conosciamo oggi, è apparsa in Italia intorno al 1300. Con ancora maggiore probabilità ad usarla per primi furono proprio i navigatori amalfitani e veneti.

Il problema sull’esistenza di Flavio Gioia si riassume tutto in una frase tradotta da Giglio Gregorio Giraldi nel suo De Re Nautica del 1540:

Amalphi in Campania veteri magnetis usus inventus par Flavio traditur

Flavio Biondo

La frase è ripresa da un testo del 1511 di Giambattista Pio che, a sua volta, citava un altro testo ancora più antico.
In questa matrioska di traduzioni, la versione corretta potrebbe essere questa: “Si tramanda da Flavio che l’uso della bussola sia stato inventato ad Amalfi in Campania“. Sarebbe un riferimento a Flavio Biondo, un umanista del ‘400, indicato come fonte dell’affermazione.

La frase, però, si può tradurre anche comeL’uso della bussola è stato inventato ad Amalfi, in Campania, da Flavio“. E in questo caso ci si riferisce a Flavio Gioia.

Stando alle interpretazioni negazioniste, il colpo di grazia nella nascita del più grande fake della storia è da attribuire alla fantasia dello storico napoletano Scipione Mazzella: ipotizzò che questo Flavio fosse un pugliese, di Gioia del Colle. E, da lì, fu soprannominatoFlavio da Gioia“, poi “Flavio Gioia”. Questa tesi è stata ripresa da numerosi storici, ultimo fra tutti Alessandro Barbero, che ha dedicato una lunga conferenza sulla storia dell’inesistenza del navigatore amalfitano.

Bussola cinese
Una bussola cinese: completamente diversa da quelle ad ago!

Tutti vogliono la bussola

Paese che vai, bussola che trovi. In medio oriente i turchi, discendenti dei saraceni, affermano di averla inventata. I loro detrattori, però, mostrano tutte le antiche cartografie saracene e arabe dell’oceano indiano: imprecise e poco chiare. Andando ancora più indietro, addirittura i latini, con Plinio il Vecchio, dicevano che i mediorientali erano tanto bravi nel navigare quanto poco capaci nell’orientarsi. Allora intervengono gli Inglesi e gli Spagnoli, navigatori per eccellenza, ma è certo che la bussola sia stata importata quasi un secolo dopo le cronache di Amalfi. Il primo a citarla, però,

Il principale competitor dell’Italia è la Cina. Addirittura il Ministero della Cultura cinese ha inserito la Bussola nelle “4 grandi invenzioni cinesi”, assieme alla carta, alla polvere da sparo e alla stampa. I cinesi scoprirono quasi per caso il magnetismo e inizialmente lo strumento era considerato un gioco: si trattava di un elemento. Poi fu perfezionato ed utilizzato per la navigazione.
Secondo gli storici “negazionisti” sull’esistenza del navigatore amalfitano, probabilmente l’invenzione giunse in Europa attraverso gli arabi e gli amalfitani la commercializzarono nel Mediterraneo. In questo passaggio storico c’è anche chi è un po’ più morbido ed ammette l’esistenza di Gioia non come inventore, ma come la persona che perfezionò la bussola, inserendo la rosa dei venti amalfitana.
Summonte ad esempio lo cita come “famosissimo matematico e navigatore“, anche se, a quanto pare, non era proprio così famoso ai suoi tempi.

Una cosa è (quasi) certa: la bussola moderna, quella con ago e con la rosa dei venti, per la prima volta, fu introdotta dai navigatori amalfitani. E questo, al netto dell’esistenza o meno di Flavio Gioia, è un primato che riempie d’orgoglio il popolo di Amalfi.

-Federico Quagliuolo

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Riferimenti:
Agatino D’Arrigo, Flavio Gioia, il grande amalfitano inventore della Bussola, Azienda autonoma di soggiorno e turismo, Amalfi, 1972
Scipione Mazzella, Descrittione del regno di Napoli, Napoli, 1586 https://www.nauticareport.it/dettnews.php?idx=6&pg=9856
http://www.costiera-amalfitana.com/flavio-gioia.htm
https://lidarmag.com/2009/03/21/who-invented-the-compass/

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