Maria Annunziata Carolina Bonaparte era nata a Ajaccio il 25 marzo 1782 ed era l’ultima figlia di Carlo Bonaparte e di Maria Letizia Ramolino. Suo padre mori quando lei aveva appena compiuto quattro anni. La madre fu il suo punto di riferimento principale, mentre suo fratello maggiore Napoleone, che era più grande di tredici anni, fu per lei anche un padre.
Carolina Bonaparte mantenne sempre un forte legame con la cultura italiana, dovuto soprattutto all’essere nata in un contesto culturale toscano-corso. La sua famiglia, infatti, era originaria della Toscana.
Carolina era fisicamente esile e fragile, la sua educazione nei primi anni di vita fu molto semplice, frequentò un convento di religiose e imparò a cucire e ricamare.
Carolina e Murat, un amore contro i divieti
Nel giugno del 1797, in occasione del matrimonio delle due sorelle maggiori, Elisa e Paolina, Maria Carolina conobbe il suo futuro sposo, Gioacchino Murat, che all’epoca aveva 30 anni, era un compagno d’armi e amico di Napoleone che si innamorò perdutamente della giovane Carolina Bonaparte.
La ragion di stato era però più importante e Napoleone non acconsentì al matrimonio, in quanto avrebbe preferito far sposare Carolina a altri suoi amici come Moreau, Lannes o Augereau.
Purtroppo però, la formazione di Carolina Bonaparte nei suoi primi anni di vita era stata molto trascurata, per cui, per poter contrarre un matrimonio vantaggioso, Carolina dovette recuperare quanto non aveva studiato in precedenza.
La sua educazione fu quindi affidata a Madame Campan, che in passato era stata anche la cameriera della regina di Francia Maria Antonietta e che era riuscita a scappare dalla presa del palazzo delle Tuileries. La nuova istitutrice di Carolina sapeva comporre poesie e sapeva parlare in inglese e italiano.
Carolina però non ne voleva sapere di fidanzarsi con altri generali e contro gli ordini del fratello, si fidanzò segretamente con Gioacchino Murat. Il loro fidanzamento divenne pubblico nel novembre del 1799, quando Murat annunciò a Carolina che Napoleone con un colpo di stato aveva destituito il Direttorio.
Vita mondana
Il matrimonio con rito civile venne celebrato il 20 gennaio del 1800 nella tenuta di Giuseppe Bonaparte a Mortefontaine e i novelli sposi andarono ad abitare all’Hotel de Brionne a Parigi.
Iniziava così la vita mondana di Carolina, che divenne abituale frequentatrice delle feste e dei salotti aristocratici.
Carolina fu spesso al fianco del marito e lo accompagnò in Italia quando fu nominato comandante delle truppe francesi nella nostra penisola.
Intanto, Carolina partorì il primo figlio, Achille, il 21 gennaio del 1801. Poco era rimasto della fragile adolescente Carolina, che a partire da questo periodo iniziò a usare la sua bellezza per acquisire sempre maggiore potere. Uno dei suoi amanti è stato François Cacault, diplomatico presso lo Stato della Chiesa e abile seduttore.
Per Carolina e Gioacchino arrivò anche il matrimonio in chiesa, celebrato il 4 gennaio del 1802. Altri figli arrivarono per la coppia, Letizia e Napoleone Luciano Carlo.
Il potere di Carolina cresceva sempre di più e divenne la padrona di casa dell’Eliseo, oltre che l’amante del principe e diplomatico Metternich, del governatore militare di Parigi Junot e del ministro della Guerra e della Marina Daure. Napoleone, che teneva particolarmente alla sorella, punì solo gli amanti.
Quando Napoleone fu incoronato imperatore, decise che solo ai fratelli fosse riconosciuto il titolo di principe imperiale. Carolina però fu testarda e alla fine Napoleone dovette cedere, le sorelle quindi ottennero il titolo di altezza imperiale e i loro mariti divennero principi.
Intanto, due regni erano rimasti senza re. Il Regno del Portogallo e il Regno di Napoli, in quanto il fratello maggiore di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, dopo che l’esercito napoleonico aveva conquistato la Spagna, era stato nominato da Napoleone re di Spagna.
Carolina e Gioacchino si trovavano quindi a dover scegliere il regno su cui governare, e scelsero il Regno di Napoli.
Regina di Napoli
Con lo Statuto di Bajona, in caso di morte del marito, la nuova sovrana sarebbe diventata Carolina.
Murat entrò a Napoli il 6 settembre, mentre Carolina lo seguì qualche giorno dopo. La nuova regina venne accolta con calore dal popolo.
I primi mesi di governo non furono semplici per Carolina, che era stata costretta ad abbandonare le sontuose feste a cui partecipava a Parigi. Straniera in uno Stato in cui non conosceva nessuno, con abilità riuscì a stringere nuove amicizie e a capire di chi poteva fidarsi.
Un suo grande amico fu l’arcivescovo di Taranto, Giuseppe Capecealtro, che si dimostrò saggio e colto.
Carolina seppe anche dedicarsi alla rinascita dell’economia del Regno, dopo quello disastroso del fratello Giuseppe, spendendo anche parecchi soldi per le decorazioni dei vari palazzi reali appartenuti ai Borbone.
Incentivò nuove campagne di scavi a Pompei e fece entrare l’arte antica nelle sue residenze attraverso gli affreschi in stile pompeiano. Inoltre, nel Palazzo Reale di Napoli diede ordine di allestire un museo privato di opere d’arte antica.
A San Leucio, Carolina puntò molto sull’ingresso di imprenditori privati nella produzione e spinse sul rinnovamento della produzione.
A Portici sovvenzionò la fabbrica dei nastri favorendo il riammodernamento dei telai e dando l’opportunità agli imprenditori francesi di poter entrare nella produzione. Qui inoltre, fece realizzare il “Bagno della Regina“, complesso architettonico balneare ancora oggi esistente.
Adeguò i programmi dei vari Conservatori reali e fondò l’Educandato femminile Real Casa Carolina.
Quando Napoleone, per motivi politici, decise di sposarsi con Maria Luisa d’Asburgo Lorena, nipote di Ferdinando IV e Maria Carolina, Carolina Bonaparte accolse la nuova imperatrice e l’aiutò a conoscere l’ambiente parigino.
Carolina in questi anni ritornò a vivere i fasti della vita mondana e lussuosa che aveva vissuto nei primi anni di matrimonio. Siccome il desiderio di Napoleone era di trattenerla a Parigi per costringerla a lasciare il marito, le propose l’incarico di sovrintendente della casa dell’imperatrice, ma lei rifiutò.
Napoleone non si fidava di Murat, e il cognato lo sapeva.
Nel 1810 Murat tentò di conquistare la Sicilia e lasciò la reggenza del regno a Carolina.
Carolina si rifiutò di abolire il feudalesimo, ordine che proveniva direttamente da Napoleone e che già da tempo era stato procrastinato.
La spedizione in Sicilia però fu un fallimento e Murat si adirò con Carolina in quanto Napoleone non aveva rispettato l’impegno di mandare truppe in suo sostegno e poiché Carolina si rifiutava di eliminare gli obblighi feudali.
Carolina fu quindi costretta a non uscire dai suoi appartamenti.
Nel 1812, in occasione della partenza del marito per la campagna di Russia, Carolina Bonaparte ritornò ad essere reggente. In questo periodo, Carolina agì in modo più cauto dal punto di vista politico e si dedicò all’arte, chiamando a corte i pittori francesi Ingres e Granet.
Il tradimento del cognato e della sorella
A inizio 1813, Murat abbandonò la campagna di Russia e iniziò a negoziare con l’Impero asburgico, tenendone la moglie all’oscuro. Il suo scopo era di mantenere il Regno di Napoli. Fu però Carolina a raggiungere l’accordo con Metternich: se il Regno di Napoli fosse entrato nella coalizione contro la Francia, loro avrebbero conservato il loro trono. Murat accettò e Murat garantì un esercito di 30.000 persone mentre Carolina interruppe le comunicazioni e il commercio con la Francia.
Quando Napoleone abdicò, Carolina e Murat non lo aiutarono durante il suo esilio all’Elba, ma, quando Napoleone evase dall’isola, Murat, si alleò di nuovo con lui per cercare di diventare re d’Italia, a nulla valsero le parole di Carolina per cercare di fermarlo. Metternich, infatti, chiese a Carolina la restituzione del Regno di Napoli.
A nulla valse il rifiuto di Carolina, che fu costretta a imbarcarsi con i suoi figli, la madre, lo zio e il fratello Girolamo. Prima di imbarcarsi, salutò per l’ultima volta il marito, che era ritornato a Napoli sotto mentite spoglie. Sarebbe stato il loro ultimo incontro.
Salutò anche l’esercito, ringraziandolo per averla protetta durante il suo regno.
Le fu permesso di portare con se biancheria, stoviglie, opere d’arte e i documenti che riguardavano lei e il marito.
Arrivata a Trieste, visse a Palazzo Romano ma poi, per volere degli austriaci, fu costretta a trasferirsi al castello di Haimborg, vicino Vienna, e assunse il titolo di Contessa di Lipona, che è l’anagramma di Napoli.
Gli anni della Restaurazione non furono facili per Carolina. Nel 1815, le giunse la notizia della fucilazione del marito, che era stato catturato in Calabria dall’esercito borbonico mentre i re di Napoli e di Francia controllavano ogni sua mossa e per dare un futuro migliore ai suoi figli, li mandò negli Stati Uniti, mentre le figlie sposarono due esponenti della nobiltà emiliana.
Nel 1831 il granduca Pietro Leopoldo II le diede il permesso per trasferirsi a Firenze, dove viveva anche la cognata Julie Clary, moglie del fratello Giuseppe.
Carolina visse gli ultimi anni di vita a Casa d’Annalena, un palazzo che era stato acquistato e ampliato dal Ministro della Guerra del re Murat, Francesco Mac Donald.
Dopo aver ripagato tutti i suoi debiti, Carolina Bonaparte visse gli ultimi anni della sua vita continuando a frequentare feste e salotti.
Carolina morì a Firenze a 57 anni, il 18 maggio 1839 e riposa nella Chiesa di S. Salvatore in Ognissanti a Firenze.
Bibliografia
Verdile, N., Regine: spose bambine, eroine e sante dall’Europa alla corte di Napoli, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca, 2018
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