Enrico De Nicola era ed è un simbolo. E’ passato alla Storia per essere stato il primo Presidente della Repubblica Italiana, ma è riduttivo dargli solo questo titolo. Era soprannominato “incorruttibile” dai suoi colleghi avvocati ed era stimato proprio per la sua modestia, la sobrietà, la serietà e la grande moderazione, senza urlare slogan o incitare alla violenza. Ancora oggi la sua storia è uno degli esempi più belli nella Storia della politica italiana.

Fu infatti l’ombra che vigilò sui lavori della Costituzione, essendo stato Capo Provvisorio dello Stato, e fu uno degli esempi maggiori. Odiava la corruzione, e nulla sembrava turbarlo. Non è un caso se proprio lui fu uno dei protagonisti della nascita della Repubblica Italiana.

Ricordatevi, giovanotto, che noi napoletani non siamo dei lazzari scostumati, ma uomini di carattere. Così è stato vostro nonno, così è vostro padre, così siate voi!

Enrico De Nicola a Gianalfonso D’Avossa
Firma della Costituzione Enrico De Nicola
La firma della Costituzione Italiana, al centro De Nicola, Capo provvisorio dello Stato

Un giovane talento

Nessuno, a patto che non sia il figlio di un re, nasce con il destino segnato. E infatti nessuno avrebbe mai immaginato che il piccolo Enrico De Nicola, mentre sognava di diventare giornalista quand’era studente del Liceo Genovesi, sarebbe diventato il Capo di uno Stato senza i Savoia.
L’Italia era nata infatti da poco più di 10 anni e nessuno avrebbe mai immaginato il caos che sarebbe successo di lì a 70 anni, fra due guerre mondiali e una dittatura.
Nel frattempo, senza immaginare il peso della Storia, a 17 anni De Nicola scelse l’antichissima facoltà di Giurisprudenza di Napoli, che nel XIX secolo esercitava un fascino immenso sui giovani che salivano emozionati lo scalone di pietra della facoltà di Corso Umberto. Cominciò anche a collaborare con un giornale giuridico, il Don Marzio, senza abbandonare la sua passione per la scrittura. Ma subito
Erano vivi i ricordi delle arringhe di Raffaele Conforti e i maestri dell’Università erano mostri sacri come Enrico Pessina, che fu anche il relatore del suo giovane omonimo.

Enrico De Nicola giovane
Un giovane Enrico De Nicola

Arriva Mussolini

Enrico De Nicola non amava far parlare di sé, ed è strano questo tratto se pensiamo che decise presto di entrare in politica. Cominciò prima nel Comune di Napoli, sdegnato dagli scandali sollevati dall’Inchiesta Saredo sulla Camorra Amministrativa del 1902, e cercò disperatamente di fare del suo meglio. Ma non gli bastava la dimensione cittadina: fu eletto nel 1909 nel collegio di Afragola e, per la prima volta, entrò a Montecitorio,

I tempi, però, erano turbolenti. Ed Enrico De Nicola, da buon figlio di un popolo di mare, non amava viaggiare durante le tempeste. Quando Mussolini entrò in Parlamento per la prima volta, l’avvocato cercò disperatamente di trovare una mediazione fra i Fasci di Combattimento e le altre parti politiche. La sua attività fu tanto pulita e corretta che Mussolini dimostrò più volte in pubblico la stima che nutriva nei confronti delle abilità dell’avvocato napoletano, nonostante fosse di diverso credo politico. E gli propose anche di assumere ruoli di responsabilità nella futura Italia fascista. De Nicola rispose a suo modo: non si presentò alle elezioni del 1924 e volle chiudere con la politica. Fu nominato allora senatore, ma decise di non partecipare alle sedute del parlamento.
Differente fu la scelta di un altro avvocato napoletano, Alfredo Rocco, che invece diventò il padre dell’attuale Codice Penale.

Le ultime parole da politico del Regno d’Italia, dopo il discorso dell’Aventino di Mussolini, furono però profetiche:

I parlamenti possono andare incontro a oscuramenti, mai a tramonti o a una fine assoluta

Formalmente Enrico De Nicola non aderì mai al fascismo, ma non fu nemmeno antifascista. Si limitò a seguire le regole da buon giurista e a formare nel suo studio di avvocato personalità come Giovanni Leone, futuro presidente della Repubblica, e Francesco De Martino, deputato socialista. Sembrava giunto il compimento della carriera. Ma la guerra avrebbe presto sconvolto le cose.

Benedetto Croce ed Enrico De Nicola
Benedetto Croce ed Enrico De Nicola durante i lavori della Costituzione

Il peso del mondo sulle parole di un avvocato: l’uomo che convinse i Savoia ad andar via

Enrico De Nicola non era più giovane quando la II Guerra Mondiale era ormai al termine. Napoli era ormai rasa al suolo dalle bombe, gli alleati erano alle porte di Roma e l’avvocato, nel suo studio di Corso Umberto 22, fu chiamato dalla Storia: con le sue parole avrebbe deciso il futuro di 40 milioni di italiani.
I suoi 68 anni si facevano sentire, ma la sua abilità retorica era pesante quanto e più di quella del suo antico collega Raffaele Conforti, che fu l’uomo capace di convincere Garibaldi a realizzare il Plebiscito.

Nel caso di Enrico De Nicola, però, la missione di convincere Vittorio Emanuele III a mollare la corona sembrava impossibile. Ci aveva provato prima di lui un napoletano d’adozione, Benedetto Croce, senza alcun risultato.
Il Savoia non aveva la minima intenzione di lasciare il trono, ma era troppo compromesso con il regime fascista. Una volta finita la guerra, i nuovi padroni del mondo non l’avrebbero mai accettato. Si rischiava che l’Italia venisse divisa o, peggio, che gli americani o i russi insediassero un governo fantoccio.
Sulle terrazze che danno a picco sul mare, nell’incantevole Ravello che sembrava un paradiso in una terra fatta di macerie, morte e bombe, l’avvocato napoletano convinse il “re imperatore” a lasciare il trono evitando il disonore di una abdicazione. Era un mediatore nato, supportato dalla sua cultura infinita, ed era moderatamente conservatore, ma era ben consapevole che la dinastia Savoia era ormai giunta al capolinea della sua Storia.
Con le sue parole riuscì a convincere Vittorio Emanuele III a creare l’istituto del “Luogotenente“, dove piazzò il figlio Umberto II, e fu con quest’ultimo atto che il re lasciò la Corona.

Manifestazioni contro i Savoia
Manifestazioni contro i Savoia

Una lunga strada per la normalità

Si andava così verso il ritorno lento alla normalità: iI Capo Provvisorio dello Stato del 1945 non era quindi più il vecchio generale Badoglio, ma il moderato e prudente avvocato napoletano, Enrico De Nicola, che attese più di un mese prima di dare il suo assenso. Furono tre anni difficilissimi, in cui fu necessario trovare equilibri fra le forze politiche italiane e affrontare il problema della monarchia che, con il Referendum del 1946, ebbe una risposta. Non ultimo, l’Italia era un paese in preda ad una depressione sociale preoccupante, che sfociò in tantissimi episodi di sangue come la strage di Via Medina a Napoli (per giunta, l’ultima condanna a morte per un reato comune fu comminata nel 1947. De Nicola rifiutò la richiesta di grazia),. Senza dimenticare la Costituzione che, nei suoi lavori, fu seguita dal capo provvisorio dello Stato con massima attenzione, parlando ogni giorno con i responsabili di tutti i gruppi di lavoro.

Enrico De Nicola
Enrico De Nicola anziano

Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica

Anche dopo la nomina come primo Capo dello Stato, ottenuta con maggioranza schiacciante, Enrico De Nicola non perse la sua personalità tranquilla, riservata e onesta: diventò famosissimo per il suo “cappotto risvoltato“, una vecchia palandrana sgualcita che non voleva cambiare perché “in tempi difficili la politica deve essere d’esempio“. Fu aggiustato da un sarto napoletano in segreto e gratuitamente e De Nicola andò su tutte le furie. Rifiutò poi lo stipendio di 12 milioni di lire all’anno (circa 238mila euro), così come decise di muoversi.
Il giorno in cui giunse al Quirinale per la cerimonia d’insediamento, guidò la sua auto privata da Torre del Greco fino a Roma, creando uno scompiglio incredibile fra gli addetti ai lavori. Nonostante tutto, il Presidente. continuò a lavorare indefessamente fino al 1948 quando, in occasione delle elezioni del nuovo Capo dello Stato, fu preferito l’europeista Luigi Einaudi dopo ben quattro scrutini.

La nostra costituzione non è conosciuta nemmeno da coloro che ne parlano con aria altezzosa di saccenti. Dovrebbe essere divulgata senza indugio da chiunque ne abbia facoltà. Perché “troppo tardi” sono due parole funeste non solo per i singoli, ma per i popoli interi

Enrico De Nicola nel 1956, nel giorno di inaugurazione dei lavori della Corte Costituzionale

Fu così che, un po’ amareggiato, De Nicola capì che la sua storia politica era finita sulla soglia dei 71 anni e si ritirò nella sua villa di Torre del Greco, dove viveva da prima della guerra. Si rese irreperibile, nel suo stile, ma la sua storia non era ancora finita.

L’ultima avventura

Arrivò una nuova chiamata da Roma. Era il 1956 ed il Presidente Gronchi chiese il miglior giurista per inaugurare nascita della Corte Costituzionale. Di anni De Nicola ne aveva 79 e, di nuovo, tentennò prima di accettare. Ma il suo incarico durò poco più di un anno, perché si ritirò perché si rifiutò di accettare alcuni compromessi politici mai chiariti. Interessante notare che, dopo di lui, il presidente della Corte Costituzionale fu un altro napoletano, Gaetano Azzariti, che era stato fino a 10 anni prima il presidente del Tribunale della Razza.

Quello fu davvero l’ultimo atto della vita di uno dei padri della Patria che, instancabile, tornò di nuovo a fare l’avvocato fino alla morte, nel 1959, a 81 anni.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti
Francesco Paolo Casavola, Ritratti Italiani, Guida, Napoli, 2010
Andrea Jelardi, Enrico De Nicola. Il presidente galantuomo, Kairòs, Napoli, 2009
AAVV, Tutta Napoli,
http://presidenti.quirinale.it/Denicola/den-biografia.htm
https://storia.camera.it/presidenti/de-nicola-enrico/biografia
http://www.giuliorossi.info/tipitaliani/543_17.pdf

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