Stadio Ascarelli
Gli spalti dello “Stadio Ascarelli” in una foto degli anni ’30.

Lo “Stadio Vesuvio”

L’agosto 1926, il giovane imprenditore napoletano Giorgio Ascarelli fondò la Società Sportiva Calcio Napoli, un momento storico impossibile da dimenticare per molti tifosi. Ma non si limitò a questo: decise di edificare, a proprie spese, uno stadio per ospitare le partite che la neonata squadra di calcio avrebbe disputato.

Stadio Ascarelli
Giorgio Ascarelli

La sede prescelta per la nuova costruzione sportiva fu l’allora poco edificato Rione Luzzatti, nei pressi della Stazione centrale di Napoli. Con il nome di “Stadio Vesuvio“, probabilmente per la vicinanza con una via omonima o forse perchè da lì era possibile ammirare il famoso vulcano, era il più grande stadio di cui la città era munita, al tempo, con ben ventimila posti.

La costruzione fu ultimata a cavallo tra il 1929 ed il 1930, in tempi record. Tuttavia, Ascarelli non fu così fortunato da potersi godere il nuovo stadio: infatti, morì pochi giorni dopo l’inaugurazione, il 12 marzo 1930, a soli trentasei anni, per una malattia.

Stadio Ascarelli veduta aerea
Foto aerea del 1929, si notano edifici del rione Luzzatti e lo Stadio Vesuvio in costruzione. Da: “Napoli millenovecento“.

La nuova identità: Stadio Ascarelli

Dopo la morte dell’imprenditore, in segno di gratitudine, fu stabilito di commemorare la sua memoria dedicando a lui lo stadio che fece costruire: decisero di chiamarlo col nome dell’uomo che aveva permesso loro di sognare in grande il gioco del calcio, fu così che, allora, lo stadio fu soprannominato e conosciuto solamente come “Stadio Ascarelli”.

Nel mentre, ad alcuni chilometri di distanza, nel nascente quartiere del Vomero, stava avvenendo la costruzione dello “Stadio del Littorio“, oggi noto come “Stadio Arturo Collana“.

Stadio Ascarelli facciata
La facciata principale del “Campo sportivo Ascarelli“, 1930.

I mondiali del 1934 ed il nuovo nome dello stadio

Nel 1934, quattro anni dopo la sua morte, l’Italia vinse l’assegnazione dei Mondiali di calcio. Un’altra, grande occasione del Regime per mostrare la propria efficienza: lo stadio subì una grande ristrutturazione, furono rimosse le tribune di legno e sostituite da spalti in cemento, i posti furono raddoppiati, da ventimila a quarantamila. La facciata principale fu totalmente rifatta, imponente, squadrata e con un nuovo nome che campeggiava in alto, sopra le teste di chi varcava quegli ingressi: “Stadio Partenopeo“. Il nome di Ascarelli fu completamente cancellato dalla sua stessa costruzione, probabilmente perchè ebreo.

Un’immagine ante-guerra della facciata dello Stadio Partenopeo.

Intanto che venivano svolti i lavori di ristrutturazione, la squadra di Ascarelli giocò le proprie partite nello Stadio del Littorio, al Vomero.

Lo “Stadio Partenopeo” fu anche testimone di un’importante novità: nel 1937, in questo stadio, fu concesso per la prima volta anche alle donne di accedervi.

La guerra ed il destino dello stadio

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, Napoli fu tra le città più bombardate in assoluto, risentendo di moltissimi danni in tutta la città, inclusa la periferia: infatti, le bombe degli Alleati non mancarono anche lo “Stadio Ascarelli”, nel 1942, che ne uscì totalmente distrutto.

Stadio ascarelli 1942
Lo Stadio Partenopeo nel 1942, gravemente danneggiato dalle bombe.

Il tempo non fu clemente con quel che restava della struttura dello stadio: terminata la guerra, le rovine che ne rimanevano furono smembrate in definitiva per far posto a nuovi edifici, assecondando le prime manifestazioni di speculazione edilizia.

Il nome di Giorgio Ascarelli, già occultato da decisioni di Regime, dovette aspettare il 2018 per la proposta d’intitolazione di una piazza, dedicata, per ironia della sorte, ad un fascista, Vincenzo Tecchio. Nonostante la rinominazione non sia andata a buon fine, la memoria di Giorgio Ascarelli rimane viva nelle menti degli appassionati tifosi del Napoli.

Ecco cosa scrisse il giornalista Pacileo a proposito di Ascarelli:

«Egli non può essere altrimenti definito che un mito. Infatti, sa di mito, quel nome, molto più che non altri ancora più lontani nel tempo, per la dimensione e la compiutezza realizzata a pro del calcio napoletano in periodi di stupefacente brevità; per le intuizione sue, come dire, leonardesche; per quell’essere sorto e tramontato, come dirigente ma pure in panni d’industriale, nell’arco di un quinquennio. Mitico, infine, l’Ascarelli, per quella sorta di aureola del martirio che gli regalarono, sebbene postuma, l’anormalità idiota delle Leggi Razziali e la normalità ignobile dell’umana ingratitudine»

P.S. in tempi recenti, nel 2011, il Comune di Napoli ha dedicato a Giorgio Ascarelli uno stadio nel quartiere Ponticelli.

-Leonardo Quagliuolo

Per approfondire:

Napoli millenovecento“, dei prof. Giancarlo Alisio ed Alfredo Buccaro

Comune di Napoli

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