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Il polacco non è una lingua facile. Figuriamoci come doveva essere difficile avere a che fare con un cittadino della Polonia di 500 anni fa!
Questa è infatti la storia della disavventura di DOMIZIO MARCHESE, un condottiero napoletano che, per un caso fortuito, si trovò in un paesino vicino Cracovia e stava per essere giustiziato per un’incomprensione linguistica.

Gli scambi fra l’Italia e la Polonia

Domizio Marchese era un condottiero di ventura napoletano che decise di viaggiare in Polonia assieme alla regina Bona Sforza, che si era sposata proprio a Napoli con il re Stanislao I. I viaggi all’epoca erano lunghissimi, difficili e molto rischiosi. Fu così che, durante il lunghissimo tragitto con il corteo di servi, corte e cavalieri, il giovane napoletano cominciò ad avvisare alcuni malori, finché non cadde preda di una forte febbre mentre si trovavano in una cittadina nei pressi di Cracovia.
Fu così che i medici di corte, diagnosticata la malattia, stabilirono che si sarebbe dovuto riposare quanto prima per non rischiare complicazioni gravi.

Il re Stanislao, padrone di casa, si mise subito in contatto con un nobiluomo polacco che viveva in città e gli ordinò di ospitare per il tempo necessario alla guarigione il cavaliere ammalato. Data la febbre alta, i medici lo congedarono con alcune pillole da dover prendere ogni giorno per una settimana. Poi, una volta attenuati i sintomi, i compagni d’arme lo avrebbero atteso a Cracovia col resto della corte.

Bona Sforza Sigismondo di Polonia
Bona Sforza e Sigismondo di Polonia

La ricerca di un’ostia

L’unico problema è che a Don Marchese queste pillole proprio non andavano giù sia per il sapore pessimo che per le dimensioni. E allora chiese al padrone di casa, cercando di aiutarsi con i gesti, di recuperare un’ostia per riuscire a ingoiarle meglio. Il problema è che uno non capiva una parola di Italiano e l’altro “scambiava il Polacco per un latrato”.
Il padrone, che con tutta la buona volontà voleva aiutare il suo povero ospite, alla fine cercò di ricostruire la richiesta: vide il buon Domizio Marchese in un letto con la febbre alta e notò che lui faceva il segno della croce: che disastro! E se stesse chiedendo un prete per confessarsi prima della morte?
Senz’altro doveva essere così. O almeno il polacco si convinse di questo.

Il corteo funebre per Domizio Marchese

Fu così che il signore corse subito presso la chiesa più vicina spiegando al prete che era giunto in casa un cavaliere italiano in fin di vita che desiderava confessarsi.
Nel frattempo, le ore passavano. E Don Marchese non capiva perché ci volesse così tanto per prendere un’ostia.

Di sera arrivò la sorpresa: fu aperta la porta della sua stanza ed arrivarono più di trenta persone. In un batter d’occhio comparvero attorno al letto candelabri, crocifissi e il prete vestito con i paramenti sacri. Tutt’attorno c’era un corteo di persone vestite a lutto.
Inizialmente pensò che fosse uno scherzo, ma il prete faceva sul serio: cominciò la benedizione del malato e gli chiese in polacco qualcosa che, chiaramente, non fu compresa. Il malato allora prese l’ostia dalla mano del prete e indicò il barattolo delle pillole, che si trovava lontano dal letto.
Davanti a un gesto così bizzarro, il prete polacco pensò che il cavaliere italiano fosse anche pazzo, o che almeno fosse in un delirio febbrile. E allora lo fece bloccare sul letto dai servitori e, a forza, gli fece aprire la bocca per fargli ingoiare l’ostia benedetta, chiaramente senza le pillole.

È indemoniato!

Il cavaliere confuso, ammalato e braccato da quattro persone che gli urlavano qualcosa in polacco cercava di dimenarsi, provando a raggiungere il barattolo con le pillole.

Le donne cominciarono a svenire, lui parlava in Italiano e cercava di spiegare che era tutto un fraintendimento e voleva solamente curarsi con quelle pillole, ma nessuno nella stanza capiva la sua lingua.
Alla fine, preso dalla disperazione, riuscì a spiccicare tre parole in latino, anche se non conosceva nemmeno mezza frase nella lingua antica: “nolo corpus domini!” (non voglio il corpo del Signore!).

Quella frase la capirono tutti. E il prete trasalì: con un urlo in polacco e uno sguardo sconvolto fece intendere che l’uomo nel letto fosse posseduto dal demonio e andava sbattuto subito fuori casa perché quelle pillole erano in realtà opera di Satana in persona.

Anche il corteo cambiò faccia: si passò dalle donne e uomini piangenti a volti furiosi che lo buttarono fuori casa.

Domizio Marchese esorcismo
Un esorcismo per il povero Domizio Marchese

Una salvezza inaspettata

La situazione stava degenerando. E il cavaliere, malato e buttato al freddo e al gelo fuori casa come un indemoniato da giustiziare, chiedeva aiuto urlando in Italiano.
Lo salvò solo il caso: nel trambusto che aveva attirato le attenzioni di tutta la città, accorse un giovane polacco che aveva studiato a Roma e capiva l’Italiano: entrò in casa e spiegò al prete, che già stava perdendosi in esorcismi, tutto il disguido.
E che in realtà il povero Domizio Marchese stava solo cercando un’ostia per ingoiare meglio le pillole.

Scoppiarono tutti a ridere.

Il lieto fine

Alla fine, ci racconta Domenico Confuorto in un “Discorsi diversi tragici et amorosi occorsi in Napoli“, un libro del 1718, la cosa si risolse “alla maniera polacca“: con un enorme banchetto, fra le risate di tutti e la confusione del napoletano. Continuava a non capire una parola dei suoi ospiti, ma almeno erano tornati amichevoli e tanto gli bastava.

Domizio Marchese pensò che ne aveva le tasche piene della Polonia. Una volta rimessosi in sesto tornò a Napoli, ma ormai era diventato famoso: la sua disavventura fu oggetto di risa e scherzi presso tutta la nobiltà napoletana. Ed alla fine diventò famoso al suo tempo per questa storia. Nel futuro, invece, l’abbiamo conosciuto come uno dei più famosi condottieri di ventura napoletani: signore di Castelpagano, fu anche tra i protagonisti della resistenza di Napoli quando fu invasa dal conte di Lautrec.

-Federico Quagliuolo

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