Antonio Rosmini a Napoli: un trentino che cambiò la Chiesa
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Antonio Rosmini (il cui nome completo è Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati) può essere considerato a buon diritto il massimo esponente della cultura cattolica risorgimentale. Era nato a Rovereto nel 1797, dove fu ordinato sacerdote nel 1821. Da Milano era passato a Padova, dove aveva studiato teologia. Nel 1828 fondò l’Istituto della carità riconosciuto più tardi come associazione religiosa.

Nel 1846 fu eletto papa Mastai Ferretti con il nome di Pio IX e Rosmini fu inviato da Carlo Alberto di Savoia per convincerlo a schierarsi per la causa italiana, cosa che gli riuscì in un primo momento. Il 19 agosto 1848 Rosmini accettò la missione diplomatica affidatagli, ma ben presto scoppiarono dei moti in tutto il paese e il papa fu costretto a rifugiarsi nel Regno delle Due Sicilie, mentre a Roma veniva proclamata la Repubblica. Rosmini giunse a Gaeta il 29 novembre 1848 dove il papa aveva stabilito la sua sede provvisoria.

Tuttavia, stanco degli intrighi di corte, chiese il permesso di recarsi a Napoli dove giunse il 22 gennaio 1849 insieme al suo segretario Toscani. Vi era già stato il 18 agosto 1829 per trascorrervi una breve vacanza.

Antonio Rosmini

Antonio Rosmini a Napoli

Inizialmente alloggiato presso l’Hotel De Russie, fu poi ospitato dalla Congregazione dei padri vincenziani ai Vergini (Rione Sanità), che già all’epoca vantava una delle biblioteche più grandi del Regno. Durante il suo soggiorno partenopeo si incontrò con numerosi elementi di spicco del panorama intellettuale dell’epoca tra cui Carlo Troia, già primo ministro e tra i fondatori della Società storica napoletana, Vito Fornari, filosofo e teologo, Matteo Liberatore, editorialista di “La scienza e la fede”, Francesco Maria Avellino, segretario dell’Accademia Pontaniana e responsabile degli scavi archeologici di Pompei.

Probabilmente l’attenzione suscitata su di lui per le sue idee liberali lo indussero, il 13 marzo 1849, a lasciare i Vergini e a recarsi presso il monastero dei Cappuccini a Sant’Eframo Nuovo (oggi Centro sociale “Je so pazzo”) dove chiese agli editori locali di pubblicare tre delle sue opere: il “Ragionamento sul Comunismo e sul Socialismo”, le “Operette spirituali” e le “Lettere sulle elezioni vescovili”. In questo ultimo opuscolo proponeva il superamento del sistema della nomina dei vescovi e la loro elezione mediante votazione democratica.

Il pensiero politico

Rosmini proponeva una maggiore coinvolgimento del popolo e dei fedeli sull’assunzione delle decisioni, la trasparenza degli atti canonici e la comunione dei beni ecclesiastici. Il 3 febbraio scrisse a don Felice Scesa rettore della Sagra di San Michele sulla opportunità di stampare per i fedeli un libretto di preghiere in lingua italiana:

“Mi è occorso più volte di vedere nella Chiesa una moltitudine di persone starvi coll’apparenza di statue o peggio, quasi non sapendo che fare o che pensare fra i cattolici; ed assai pernicioso alle anime; e in Inghilterra col libretto di preghiere” (Napoli, 3 febbraio 1849).

La sua permanenza a Napoli non era dovuta solo ai suoi interessi editoriali, ma anche alla bellezza che gli suscitava il luogo:

“Dopo che io sono venuto in Napoli non ho più abbandonata questa città, trovandomi quieto e tranquillo, occupato di niente altro che de’ miei studi” (Napoli 10 aprile 1849).

La Congregazione per la propagazione della fede (ex Inquisizione) si riunì a Napoli il 29 maggio 1849 per condannare l’opera sulle “Cinque piaghe” e “La Costituzione secondo la giustizia sociale”, in riferimento alle concitate vicende del ’48. Alla sentenza di condanna parteciparono alcuni dei consultori provvisori, scelti tra i docenti del Seminario di Napoli, tra cui spiccava Pietro Giannelli che diventerà cardinale nel 1875.

L’11 giugno era già a Gaeta, ospite del canonico Orgera, quando irruppe la polizia borbonica che gli intimò di lasciare il Regno con la scusa del mancato visto sul passaporto:

“Io sono andato a Napoli senza conoscere alcuno, né io poteva avere la lista delle persone notate di qualche traccia dalla Polizia (…) Ora né pure per queste officiose e momentanee relazioni par verosimile che la Polizia di Napoli abbia preso di me sospetto. La mia conoscenza e il sentimento della mia dignità sacerdotale mi spingerebbero a credere per lo contrario, che la nominata Polizia, che suppongo illuminata e saggia, dovesse fin anco aver avuto piacere, se mai persone di poco buona fama politica fossero venute da me” (Gaeta 15 giugno 1849).

Antonio Rosmini

Alcuni pensano che sia stato volutamente allontanato da Gaeta per creare un motivo di scandalo per farlo condannare (si veda in particolare le pagine 37-38 della recente edizione critica del Ministero dei beni culturali che rafforza la tesi del complotto). Altri ritengono che il filosofo roveretano si sia spinto troppo oltre la missione assegnatagli dai Savoia ed abbia voluto incontrarsi con il diplomatico francese Francosi-Eugene-Gabriel d’Harcourt per convincerlo a sottrarre il papa dall’influenza borbonica.

Ad oggi, dopo la sua beatificazione avvenuta nel 2007, è unanimemente riconosciuto come un precursore del Concilio Vaticano II.

Articolo scritto da Luigi Badolati

Bibliografia

Dossi M., Il santo proibito. La vita e il pensiero di Antonio Rosmini, Il margine, Trento, 2007.

Rosmini A., Diario dei viaggi. In “Scritti autobiografici inediti”, Società Filosofica Italiana, 1934. a pag. 55 c’è un nutrito elenco di persone che incontrò a Napoli. https://www.rosmini.it/objects/Pagina.asp?ID=287

Epistolario completo di Antonio Rosmini-Serbati, Vol. X (1847-1850), Tipografia Giovanni Pane, Casale Monferrato, 1892.

Ministero dei beni culturali, Edizione nazionale e critica delle opere di Antonio Rosmini, vol. 1/A, Della missione a Roma, Città Nuova, Roma, 2020

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