Dove si trova la tomba di San Gennaro? Le reliquie del santo patrono di Napoli sono sicuramente tra le più famose e venerate al mondo, grazie al celebre miracolo dello scioglimento del sangue: le ampolle che lo contengono sono custodite presso il Duomo di Napoli, dove ogni anno in tre occasioni i fedeli si radunano attendendo il verificarsi del prodigio, che secondo i Napoletani è segno di buon auspicio.
La venerazione verso Gennaro dura ormai quasi due millenni, ed inizia con il suo martirio che secondo le fonti avvenne a Pozzuoli. Pare che il Santo non sia mai stato a Napoli in vita, era infatti vescovo di Benevento e secondo alcuni nacque in Africa del Nord. Dopo la decapitazione il corpo di Gennaro fu sepolto nell’Agro Marciano: come sono quindi arrivate a Napoli le ampolle contenenti il suo sangue e dove si trova attualmente la tomba di San Gennaro? Scopritelo insieme a noi!
La Cappella del Succorpo nel Duomo di Napoli
All’interno del Duomo di Napoli è possibile visitare la Cappella del Succorpo, anche conosciuta come Cappella Carafa o di San Gennaro: questa fu costruita infatti per volere del cardinale Oliviero Carafa perché vi fossero custodite le ossa del Santo, che fecero ritorno a Napoli nel 1497, proprio grazie all’impegno del cardinale. Questa è quindi oggi la tomba di San Gennaro, dove, in un urna posta sotto un altare, sono conservate le sue ossa.
Costruita in stile rinascimentale, la cappella di forma rettangolare è divisa in tre navate da colonne, le pareti sono rivestite di marmi e il soffitto è diviso in 18 cassettoni decorati con altorilievi raffigurati santi. Nella navata centrale troviamo la statua raffigurante Oliviero Carafa in preghiera, esso stesso fu sepolto all’interno della cappella. Sul lato opposto è invece presente l’abside, dove troviamo l’altare sotto il quale è possibile vedere l’urna contenente i sacri resti di San Gennaro.
Si è a lungo attribuita la progettazione della cripta a Tommaso e Gian Tommaso Malvino, più recentemente è stata avanzata l’ipotesi che sia opera del Bramante.
Come detto, le ossa di San Gennaro facevano ritorno a Napoli quando fu costruita la cappella, furono infatti per secoli lontane dalla città dove il culto del Santo era però rimasto fortissimo e dove erano presenti la testa e il sangue del martire. Dove erano state ritrovate quindi le spoglie di San Gennaro?
Il Santuario di Montevergine e le ossa trafugate di San Gennaro
Nell’831, Sicone I assediò la città di Napoli, trafugando le ossa di San Gennaro per riportarle in quella che fu la sua sede episcopale, ovvero Benevento. I resti del Santo rimasero nella cattedrale che ospitò quindi la tomba di San Gennaro per oltre tre secoli, quando nel 1154 Benevento non fu più considerata sicura: Giuglielmo I di Sicilia decise quindi di far spostare i resti di San Gennaro presso il Santuario di Montevergine, nei pressi di Avellino.
A Montevergine la devozione dei fedeli era rivolta per lo più verso San Guglielmo e verso la Madonna di Montevergine, anche detta Mamma Schiavona. Questo fece sì che con il tempo si perdesse la cognizione di dove fossero le ossa di San Gennaro, che rimasero lì dimenticate fino al 1480, quando furono ritrovate collocate sotto l’altare maggiore della chiesa. Grazie all’impegno dei Carafa, fecero quindi finalmente ritorno a Napoli, nonostante l’opposizione dei monaci di Montevergine. Restava però un quesito a cui dare risposta, ovvero quale fosse in origine la tomba di San Gennaro a Napoli.
Il “cubiculum” nelle Catacombe a Capodimonte
Da un passo del Chronicon dei vescovi di Napoli e da un omelia del VII secolo, sappiamo che la tomba di San Gennaro a Napoli si trovava in un “cubiculum” all’interno delle catacombe di Capodimonte . Secondo il Chronicon, Giovanni I, vescovo di Napoli, fu sepolto nel 432 nello stesso oratorio dove aveva deposto egli stesso le spoglie del martire. La stessa fonte riporta i lavori voluti dal vescovo Atanasio I, in particolare gli affreschi, e la posizione di un oratorio “ipso cubicolo positam“, ovvero posto al di sopra del cubicolo. Questo è stato identificato in quella che è poi stata chiamata “Basilica dei Vescovi“, dedicata ai primi 14 vescovi di Napoli, ambiente posto sul livello superiore delle catacombe e dal quale oggi è possibile vedere proprio la tomba di San Gennaro.
Atanasio fece costruire anche la Basilica di San Gennaro fuori le mura, con l’intento di proteggere le catacombe. Tuttavia questa fu usata come ospedale nel XV secolo per volontà del cardinale Carafa e dal XVII secolo divenne, in seguito alla peste, prima un lazzaretto e poi un ospizio per i poveri. Le catacombe furono allora usate come ossario e con il tempo finirono per versare in stato di completo abbandono. Si perse così completamente traccia della tomba di San Gennaro.
Il fortuito ritrovamento della Tomba di San Gennaro
Durante gli scavi iniziati nel 1969 che riportarono alla luce la cripta dei Vescovi, fu il crollo fortuito di una parete, dovuto all’accumulo di materiali durante i lavori, a riportare alla luce la tomba di San Gennaro, che abbandonata era stata riempita di vari materiali nel corso dei secoli. Lo studio dei testi, la posizione del cubicolo, la presenza degli affreschi voluti da Atanasio e i segni dello scasso sulla parete dello stesso ci hanno permesso dopo oltre 1.000 anni di ritrovare e riconoscere la tomba di San Gennaro.
Il cubicolo dove fu sepolto San Gennaro si trova al livello inferiore delle catacombe, quello più antico, e pare che fu proprio la presenza delle spoglie del patrono di Napoli a determinare il successivo ampliamento della struttura delle stesse con la costruzione del livello superiore. Dall‘Homelia dei Miraculis sancti Ianuarii, testo agiografico databile intorno all’anno 1000, deduciamo che il cubicolo fosse accessibile prima della costruzione della Basilica dei Vescovo: lo stesso ci racconta infatti alcuni miracoli attribuiti al Santo, come la guarigione di Gregorio da Capua che entrò nel cubicolo del Santo in fin di vita per poi uscire risanato.
Alla traslazione delle reliquie del Santo dall’Agro Marciano a Napoli è inoltre legato un momento fondamentale nella storia di San Gennaro. Secondo la tradizione durante il percorso Giovannni I incontrò Eusebia sulla colina del Vomero, ritenuta la balia del martire, che aveva conservato il sangue di Gennaro in due ampolle, raccogliendolo pochi attimi dopo il martirio. Fu in quel momento che avvenne per la prima volta il miracolo: alla presenza della testa del Santo il sangue si sciolse per la prima volta. Ancora oggi ogni anno si attende il verificarsi del miracolo il sabato antecedente la prima domenica di Maggio, proprio per ricordare la prima traslazione delle spoglie di San Gennaro.
Fonti e riferimenti
St. Januarius, Catholic Enciclopedia
Catacombe di San Gennaro, catacombedinapoli.it
Santuario di Montevergine, santuariodimontevergine.it
CARAFA, Oliviero in “Dizionario Biografico”, treccani.it
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