La memoria è un dovere collettivo, spesso però si tende a dimenticare i casi di malagiustizia. Uno dei più clamorosi è quello che riguarda William Berger e la morte della moglie Carol Lobravico, a seguito dell’arresto della coppia, insieme a degli amici, nell’agosto del ’70, per meno di un grammo di hashish. La polizia fece irruzione in piena notte nella loro villa di Praiano, a seguito di illazioni e pettegolezzi di paese.
William e Carol erano due importanti attori esponenti del movimento Living Theater.
Il Living Theatre
Il Living Theater è stata una compagnia teatrale sperimentale, fondata a New York nel 1947 dall’attrice americana Judith Malina e dal pittore e poeta Julian Beck, esponente dell’espressionismo astratto newyorkese.
Nasce nel periodo delle seconde avanguardie statunitensi che fioriscono dopo la seconda guerra mondiale sulla scia di quelle europee. Uno dei centri delle nuove avanguardie è Black Mountain College, una scuola d’arte di New York, diretta da John Cage, dove si teorizza l’equivalenza tra arte e vita, la ricerca dell’arte nella vita quotidiana delle persone. Sono gli anni in cui Allan Kaprow e il collettivo Fluxus portano avanti in teatro il concetto di happening.
Negli anni Sessanta molte compagnie che aderiscono al Living Theatre si trasferiscono in Europa dove diventano uno dei simboli del Sessantotto. Gli attori portano avanti idee anarco-pacifiste e il lavoro collettivo, senza gerarchie.
Le compagnie diventano nomadi e gli attori vivono in “comunità di vita e lavoro”.
Il Living Theatre si scioglierà negli anni 70, a seguito di lunghe discussioni tra gli attori sulla necessità di partecipare o meno alla politica attiva.
William Berger e la morte della moglie Carol, l’arresto
Nell’estate del ’70 i Berger avevano invitato alcuni amici a Villa degli Angeli a Praiano, nella Costiera Amalfitana.
Molti abitanti del paese, stupiti dallo stile di vita degli attori e non conoscendo i movimenti della controcultura, cominciarono a mormorare e voci incontrollate sul loro conto, successivamente dimostratesi completamente false, presero a circolare.
La storia di quella notte e di quello che avvenne dopo, è ben documentata da una serie di articoli pubblicati nel 1970 sull’Unità, da Eleonora Puntillo.
La polizia fece irruzione nella villa alle due di notte, quando gli attori stavano andando a dormire.
In casa furono trovate 37 siringhe, tre pasticche, una fiala di acqua distillata e una tabacchiera, contenente 0,9 grammi di hashish. L’attrice dichiarò subito che era malata di epatite e che le siringhe, le pasticche e l’acqua distillata, erano medicinali, ma la polizia non le credette.
Mesi dopo il processo chiarirà che, hashish a parte, tutte le altre sostanze ritrovate erano i farmaci di Carol. Le pillole erano per il mal di testa e le siringhe usa e getta e l’acqua distillata servivano per l’epatite di cui soffriva. Verranno tutti assolti, ma nel frattempo Carol era già morta.
Il verbale
Nel verbale di quella notte, riportato dalla stampa, si legge che le forze dell’ordine, nel carcere di Amalfi, convinte di aver trovato molte sostanze stupefacenti, decisero di inviare tutti gli arrestati, che giudicarono erroneamente non lucidi, al manicomio criminale, per evitare che si potessero “far del male”.
Carol fu mandata nel manicomio criminale di Pozzuoli e il marito in quello di Napoli, anche gli altri ospiti seguirono la medesima sorte.
Dagli atti processuali risulta che più volte William Berger e l’avvocato della coppia avevano fatto presente al Pubblico Ministero che la moglie necessitava di cure per l’epatite. Tanto che la giustizia aveva concesso il ricovero dell’attrice a sue spese in una clinica privata, a patto che se ne occupasse il marito, che però ovviamente non poteva, essendo anche lui rinchiuso in un manicomio criminale.
Carol rimase così al manicomio di criminale femminile di Pozzuoli.
Gli articoli dell’epoca dell’Unità riportano la testimonianza dell’amica di Carol, arrestata insieme a lei, Florence Nicaise, che la vide legata al letto, mentre implorava aiuto per ben quattro giorni. La situazione precipitò velocemente.
La tragica morte di Carol Lobravico
Il 16 settembre 1970, il direttore sanitario del manicomio criminale di Pozzuoli scrive al giudice istruttore, comunicando che “Carol è affetta da febbre di natura da determinare”. Chiede quindi il trasferimento al centro clinico chirurgico del carcere di Poggioreale. Il trasferimento però non avviene e il 25 settembre Carol viene colpita verso le 4 del mattino da violenti dolori addominali, accompagnati da scariche diarroiche.
Alla fine, il 2 ottobre, quando stava già morendo, Carol venne finalmente portata all’Ospedale Cardarelli dove, durante l’intervento chirurgico, si resero conto che non c’era più nulla da fare: il tifo aveva già perforato vasta parte dell’intestino. Non essendoci più nulla da fare, venne trasportata all’ospedale degli incurabili, dove morì.
Eleonora Puntillo, in un articolo del 4 aprile del 1971, riporta che alla domanda se intendesse far qualcosa perché i responsabili della morte di sua moglie Carol fossero puniti, William Berger, rispose: “Credi che servirebbe a cambiare il sistema? Carol è morta in manicomio e non serve a nulla punire qualcuno e poi tutto resta uguale e continua il sistema che l’ha uccisa”.
A proposito di questi eventi, William Berger, con il contributo di Timothy Wilson, autorevole psicologo, scrisse il libro “House of the Angels: Love Notes from the Asylum” (Viking Press, 1974). Casa degli Angeli’ era il nome della villa di Praiano, dove ebbe inizio la tragedia.
Dopo tanti anni di oblio, le nuove generazioni di Praiano stanno cercando di fare giustizia alla memoria di Carol, portando all’attenzione del paese la sua storia. Una delle persone che sta facendo un lavoro di ricerca, andando a ricercare in paese gli ultimi testimoni di questa vicenda, è Roberto Pontecorvo.
Sicuramente, a William Berger e Carol Lobravico avrebbe fatto piacere sapere che un giorno sarebbero stati proprio i ragazzi di Praiano a non dimenticare la loro tragica storia.
Bibliografia
“House of the Angels: Love Notes from the Asylum” (Viking Press, 1974)
Sitografia
https://archivio.unità.news/assets/main/1971/04/02/page-005.pdf
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