PAN: il Palazzo delle Arti Napoli nel cuore di Chiaia
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Oggi il PAN è uno dei centri nevralgici dell’arte contemporanea a Napoli, ma la sua storia risale a molti secoli fa!

Si parte da Francesco di Sangro, principe di San Severo fino ad arrivare ai giorni nostri, passando per duchi, architetti di grande fame e trasformazioni urbanistiche. Un percorso fatto di vicende alterne che ha risentito anche degli stravolgimenti che hanno interessato il quartiere di Chiaia, il salotto di Napoli.

Iniziamo da una domanda: conosci il nome originario dell’edificio che ospita il PAN?

La storia dell’edificio… prima del PAN

L’edificio che attualmente ospita il PAN è noto come Palazzo Roccella, di cui si hanno notizie fin dal 1654. Il primo proprietario fu Francesco di Sagro, principe di San Severo che costruì un edificio nell’allora periferia della città. In realtà oggi il palazzo si trova a via dei Mille, nel cuore pulsante del quartiere Chiaia, il salotto di Napoli. Nel 1668 il principe cedette questa proprietà al duca Giuseppe Carafa di Bruzzano come dote per il matrimonio della figlia Antonia. Ma le vicende dell’edificio non terminano qui!

Ippolita, figlia di Don Giuseppe Carafa, lo vendette nel 1717 alla cognata Ippolita Cantelmo Stuart, moglie di Vincenzo Maria Carafa, principe di Roccella (ecco spiegato il toponimo!).

PAN: il Palazzo delle Arti Napoli nel cuore di Chiaia
Uno scorcio di Via dei Mille, nel cuore del quartiere Chiaia. A destra e sinistra si possono ammirare i bellissimi palazzi in stile liberty napoletano, molti dei quali progettati dall’architetto Giulio Ulisse Arata.

É proprio nella seconda metà del ‘700 che il Palazzo Roccella sarà oggetto di importanti lavori di ampliamento, condotti dall’ingegnere Luca Vecchione, collaboratore di Luigi Vanvitelli. Vennero aggiunti dei piani e sistemati i giardini, più una serie di lavori interni. Diventa la residenza di Vincenzo Maria Carafa e della moglie Livia Doria: un appartamento di quarantacinque stanze con mobili sontuosi e una quadreria di più di 130 dipinti. Nel 1842 il principe Gennaro Carafa Cantelmo Stuart ne rimoderna la facciata aggiungendovi finestre e balconi su tre piani.

Arriviamo al periodo postunitario, quando fu costruita l’attuale Via dei Mille, ad opera della Società Generale Immobiliare. La strada tagliò in due l’edificio, separando per sempre la palazzina principale (l’attuale PAN) dagli avancorpi di servizio, che oggi costituiscono gli edifici che fanno angolo con via Carducci, aperta nel 1936.

Per tutta la prima metà del ‘900 l’edificio, come tutto il contesto urbanistico di Chiaia, subì altre trasformazioni, assestandosi poi nel 1950. Il Comune di Napoli acquistano il Palazzo Roccella nel 1984 e nel 2005 inaugura il PAN.

PAN: il Palazzo delle Arti Napoli nel cuore di Chiaia

PAN: la casa dell’arte contemporanea a Napoli

Oggi il PAN è il principale spazio espositivo di proprietà comunale dedicato esplicitamente all’arte contemporanea. Non è propriamente identificabile come un “museo”, in quanto non dispone di una collezione permanente. Anzi, l’unica sala sempre visitabile è la “Sala Méhari – Sala della Memoria“, dedicata alle vittime della criminalità organizzata che ospita la Citroén dove il giornalista Giancarlo Siani fu ucciso il 23 settembre 1985. La sala è liberamente visitabile dagli utenti, gratuitamente.

Gli altri spazi, invece, ospitano mostre temporanee a pagamento o gratuite, rendendo lo spazio molto dinamico e variegato. Si aggiungono anche due sale conferenze, la Sala PAN e la Sala Di Stefano, che ospitano continuamente conferenze, presentazioni, convegni e rassegne cinematografiche.

PAN: il Palazzo delle Arti Napoli nel cuore di Chiaia

Palazzo Rocella, che ospita il PAN, ha subito fin dalla sua fondazione una serie di trasformazioni. E non è detto che la sua evoluzione sia terminata! Un edificio di tale importanza, infatti, deve sapersi continuamente reinventare, aggiornandosi e rispondendo alle esigenze di una società in continuo movimento.

Bibliografia

  • S. DE MATTEIS, Palazzo Carafa di Roccella. PAN – Palazzo delle Arti Napoli, tesi di laurea, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, A.A. 2005-6.

Sitografia

https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16592

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