Una struttura imponente sita nel Centro Storico di Napoli alle spalle di Piazza Bellini dirimpetto alla Chiesa di San Pietro a Majella. Parliamo del Primo Policlinico o Vecchio Policlinico il quale ospita ben 12 dipartimenti e centinaia di pazienti e studenti ogni giorno.
I lavori per la costruzione del Primo Policlinico iniziarono nel 1899 e terminarono nel 1907, secondo i progetti degli ingegneri Pierpaolo Quaglia e Guglielmo Melisurgo in un’area molto vasta occupata da ben due monasteri: quello della Croce di Lucca e quello della Sapienza.
Fu uno scempio contro il quale si scagliò Benedetto Croce che si appellò al sindaco Luigi Miraglia sulle pagine della rivista “Napoli Nobilissima“. La sua protesta diede importanti risultati. Vennero comunque rasi al suolo due palazzi nobiliari: D’Aponte e De Curtis; rimase però parte della Chiesa della Croce di Lucca (privata dell’abside) e fu risparmiata la Chiesa della Sapienza.
Nel 1980 il terremoto dell’Irpinia interessò purtroppo anche Napoli e per ironia della sorte i nostri monasteri che furono così definitivamente abbattuti perché ritenuti pericolosi.
Intanto oggi da Piazza Miraglia, la quale prende il nome da un sindaco che aveva fatto ben poco per salvaguardare il patrimonio artistico napoletano, si ammirano i padiglioni del Primo Policlinico. Esso è sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” oltre ad ospitare numerosi poli ambulatoriali. Altre strutture universitarie annesse si trovano nel complesso di Sant’Andrea delle Dame e nel complesso di Santa Patrizia in cui è possibile visitare il bellissimo Museo di Anatomia Umana.
Non Tutti sanno che al di sotto del Primo Policlinico ci sono i resti dell’antica Neapolis ed in particolare dell’acropoli. Diverse volte si è parlato della realizzazione del grande Parco Archeologico per riqualificare l’assetto urbanistico di Napoli ed in particolare di quest’area senza però un reale intervento. Ci auguriamo quindi che facendo conoscere alcune storie, sempre più persone si sensibilizzino per prendere a cuore la questione.
Anna Barone
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