Il museo nazionale di San Martino custodisce gelosamente la Tavola Strozzi, una delle più grandi testimonianze della storia di Napoli. Una fonte artistica, che potremmo quasi definire “scientifica” della Napoli del XV secolo. Anzi, di più: è il documento principe per ricostruire la storia dell’urbanistica a Napoli e dei suoi monumenti in epoca quattrocentesca.
Ignoto l’autore, probabilmente Francesco Rosselli, ma c’é chi addirittura la attribuisce a Leonardo da Vinci, é stata rinvenuta a Firenze, a Palazzo Strozzi, nel 1901 da Corrado Ricci.
Come è nata la Tavola Strozzi?
Fu eseguita per il mercante fiorentino Filippo Strozzi, che aveva a lungo soggiornato a Napoli, potrebbe essere uno dei tanti doni da parte degli Aragona al fine di ringraziare la famiglia Fiorentina per aver mediato i contatti tra Lorenzo il Magnifico e la corte Napoletana durante la congiura dei Baroni.
Era la spalliera di un letto disegnato probabilmente da Benedetto da Maiano ma, non essendoci la firma dell’autore, non è possibile dare la certezza assoluta
La tavola, olio su tavola di legno, raffigura la vittoria della flotta aragonese nella battaglia di Ischia il 7 luglio 1465, contro il pretendente al trono Giovanni d’Angiò: l’episodio che sancì l’inizio ufficiale del regno di Ferrante I d’Aragona.
Sul piano tecnico, è incredibile la precisione con la quale sono rappresentati i dettagli in una dimensione di 82×245 cm: il realistico di questa visione della cittá che sembra dipinta direttamente dal mare. Si tratta di un lavoro di fantasia davvero straordinario, pensando che all’epoca non potevano esistere droni, elicotteri o altri mezzi tecnologici per poter ripredere la città. Si chiamavano riprese “a volo d’uccello”.
Le mura militari che circondano Napoli, e alcuni degli edifici più importante della storia di Napoli: la Certosa di San Martino e il Castel Sant’Elmo isolati sulla collina del Vomero, il complesso di Santa Chiara, il Duomo, il Castel Capuano, il Castel dell’Ovo sono chiaramente visibili e distinguibili nel complesso di strade ed edifici tipici della cittá del XV secolo. Fu descritta in modo puntualissimo da Benedetto Croce, il primo a divulgare il lavoro identificando con precisione ogni punto della Napoli antica, che soprannominò “Città Gentile”, come era anche chiamata nel medioevo.
Curiosa é l’estrema somiglianza del Castel Nuovo (il Maschio Angioino) quattrocentesco con il nostro Castel Nuovo moderno, o forse no: perché restauri successivi, dopo tanti cambiamenti, hanno voluto che il “Nuovo” castello si ispirasse a quello aragonese riportato sulla Tavola Strozzi.
-Chiara Sarracino
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