Quando passerete per via Cimarosa, in particolare davanti al civico 80, tra imponenti palazzi storici ed alberi con un centinaio di anni ciascuno, provate a tornare indietro nel tempo, con la mente, ed immaginare, proprio lì, la prima farmacia sorta nel quartiere Vomero, all’inizio del XX secolo.
Un’attività commerciale che, oltre al primato sancito dall’apertura, fu di per sè un vero e proprio punto di riferimento per gli abitanti di zona ed è un importante tassello del puzzle che costruì all’epoca l’identità del quartiere Vomero.
Il farmacista: Biagio Santoro
Nato nel 1873, ad Altamura, da una famiglia benestante. Dopo gli studi liceali, si trasferì per studiare chimica all’Università di Napoli, dopodichè abbracciò la professione di farmacista. Stesso a Napoli, conobbe Clorinda Lammoglia, che poi avrebbe sposato e da cui ebbe tredici figli.
Lui e la sua famiglia si trasferirono nel neonato quatriere Vomero e proprio nel luogo che in quegli anni stava vedendo sorgere villette liberty di grandi ingegneri e architetti come Adolfo Avena, Gioacchino Mellucci e Stanislao Sorrentino. Presero casa presso il civico 84, proprio di fronte alla funicolare di Chiaia e a pochi passi da piazza Vanvitelli e dall’antica villa Haas.
E proprio in quello stesso palazzo, al civico 80, aprì la prima farmacia che il quartiere ricordi. Biagio acquistò, negli anni successivi, un laboratorio a via Bonito e investì in una gelateria, sulla stessa via di casa.
La prima farmacia del Vomero
“Biagino“, così soprannominato dagli avventori della sua attività e dagli amici, inaugurò la “Farmacia san Francesco“, così chiamata in quanto Biagio Santoro era molto devoto al celebre santo, nonchè assiduo frequentatore della chiesa di San Francesco, situata tutt’oggi a via Aniello Falcone, ai piedi delle scale che conducono a via Luca Giordano. Infatti, mosso dalla devozione all’umile santo e dalla generosità che lo caratterizzava, organizzava annualmente una grande tavola imbandita per i meno abbienti delle zone limitrofe al quartiere, al tempo ancora perlopiù rurali.
La farmacia di Biagio Santoro divenne presto una tappa fondamentale per l’allora poco nutrito ma crescente numero di abitanti del Vomero ed anche dei luoghi limitrofi, infatti, tra i più abituali clienti vi era Romualdo Scherillo, medico condotto e sindaco del piccolo comune di Soccavo, al tempo ancora non incluso nei confini della città. Inoltre, lo stesso Biagio, un uomo buono e disponibile, non rifiutava di prestare assistenza sanitaria quando gli era possibile lasciare il negozio.
La farmacia San Francesco era diventata un importante luogo di ritrovo per gli abitanti, oltre che per ritirare i farmaci prescritti e per chiedere consiglio al farmacista sul da farsi per curare i loro malanni, anche per fare una chiacchierata in amicizia con l’affabile proprietario e per discutere d’affari. Era come un circolo di paese, in un quartiere ancora non totalmente integrato nelle dinamiche del resto della città. Aveva ricevuto anche dei riconoscimenti a delle esposizioni internazionali, che le valsero l’aggettivo “premiata” sui manifesti pubblicitari.
Ne era frequentatore anche il cavalier Donnorso, che successivamente avrebbe fondato “Circolo per gli interessi del Vomero“, che costituì presto un luogo d’aggregazione alternativo per le discussioni d’affari.
Degna di nota è anche la figura di Clorinda, moglie di Biagio, che contribuì non meno di suo marito a rendere la propria famiglia un pilastro della nascente società vomerese, grazie alla sua attiva partecipazione nel sociale: con un occhio di riguardo verso i meno abbienti, soprattutto le donne che, come lei, avevano avuto molti figli, fondò un comitato dedicato appositamente a loro, che presto acquisì notorietà. Lei ed il suo comitato, infatti, parteciparono al battesimo di Maria Pia di Savoia, alla quale donarono anche una culla in materiali pregiati.
Con l’avvento del secondo conflitto mondiale, parte della famiglia Santoro si trasferì fuori Napoli per avere salva la vita dai numerosi bombardamenti che martoriarono la città e i suoi abitanti in quei terribili anni. Biagio rimase a svolgere , tuttavia vide la propria residenza saccheggiata da soldati tedeschi.
Biagio Santoro morì nel 1951, all’età di 78 anni, dopo una vita dedicata al suo lavoro ed alla gente del suo quartiere. Per quanto riguarda la farmacia, i locali furono venduti e questa subì prima un cambio di gestione e poi una definitiva chiusura. Le diverse attività che si sono succedute non hanno mai eguagliato il simbolo di aggregazione e dedizione che fu la farmacia San Francesco.
-Leonardo Quagliuolo
Ringrazio Manuela Santoro, discendente del dottor Biagio Santoro, per avermi indicato questa interessante storia e per avermi fornito il materiale utile.
Per approfondire:
“Il Vomero capitale di Napoli“, di Gastone Bellet
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