Ischia Castello Aragonese

È il compagno di tutte le nostre vacanze isolane, l’elemento simbolo dell’Isola Verde. Il Castello Aragonese di Ischia è lì da più o meno 600 anni. Le sue origini sono in realtà molto più antiche ed ha una storia affascinantissima, da luogo di guardia a casa di nobili, arrivando a carcere borbonico. A ben guardare, si tratta di una vera e propria cittadella fortificata, quasi del tutto autonoma: ci sono orti coltivati, residenze, chiese e fortificazioni militari. Oltretutto, prima della costruzione del ponte, era anche separato dalla terraferma ed era soprannominato “Isola Minore” per distinguerlo dalla “maggiore” che era proprio Ischia.

Fu abbandonato sul finire dell’800 e, quando ormai il castello era un rudere, fu comprato da un avvocato ischitano per sole 25.000 lire. Ed ancora oggi, da più di un secolo, è in mano alla stessa famiglia che lo cura.

Castello Aragonese di Ischia notte
Il Castello Aragonese di Ischia di Notte. Fotografia di Federico Quagliuolo

Un’anima medievale o greca?

Per trovare le prime tracce del Castello Aragonese di Ischia dobbiamo pescare notizie in tempi in cui l’isola nemmeno si chiamava così.
In realtà su questa storia ci sono due teorie, la prima però è stata smontata da Bartolommeo Capasso e Giorgio Buchner.

Si crede infatti comunemente che “Castrum Gironis”, che era il nome antico dell’isolotto, fosse collegato al tiranno Gerone I di Siracusa che, nel IV secolo a.C. mosse una enorme guerra contro i cumani, che erano la popolazione più potente della Campania. Proprio dalle parti di Ischia ci fu uno degli eventi più importanti della Storia della Sicilia antica: la battaglia navale di Cuma del 474 a.C., che portò una sonora sconfitta dei cumani e la consacrazione dello strapotere siracusano nel Mediterraneo.

Sarebbero stati quindi i siracusani a costruire il primo castello sul tombolo di Ischia? Probabilmente no.

Il tombolo è una formazione rocciosa collegata alla terraferma solo in alcuni momenti: quando la marea è alta si trasforma in un’isola, quando è bassa si ricongiunge con il terreno. Pensiamo al Mont Saint-Michel in Francia, ad esempio.
Il Castello Aragonese era identico, almeno prima che venisse costruito il ponte.

In realtà, ci spiega Buchner nel suo libro “Origine e passato dell’isola d’Ischia”, il nome è certamente di origine medievale e i siracusani, pur avendo davvero combattuto dalle parti di Ischia, forse costruirono davvero un punto di avvistamento sull’isolotto, ma non è sicuramente nulla che riguarda il castello che conosciamo.

Ritroviamo il nome “Castrum Gironis” per la prima volta in un documento del 1036, quando Napoli era un ducato libero e cercava accordi con Gaeta per difendere le isole continuamente assediate dai pirati saraceni.
A partire da quel momento, comincia una pioggia di documenti in cui compare questo nome.

Probabilmente quindi “Castrum gironis” è un nome molto più semplice di quanto si pensi: indicava appunto la forma circolare delle mura attorno alla fortezza, che erano appunto “girate” attorno all’isolotto.

Oswald Achenbach Ischia
Oswald Achenbach, veduta di Ischia al tramonto

Quante chiese sul Castello Aragonese di Ischia!

Se ci avventuriamo fra le stradine strette e ripide del tombolo sul quale sorge il castello, troviamo ad un certo punto una lapide: “costruita nel 1301, distrutta nel 1809“. Si tratta di ciò che resta della Cattedrale dell’Assunta, una delle più antiche, ma anche probabilmente la più importante dopo quella dell’Immacolata. Fu infatti il luogo in cui fu celebrato il matrimonio fra Ferrante d’Avalos e Vittoria Colonna, due dei protagonisti della vita cinquecentesca del Regno di Napoli. Dopo ben 500 anni in mano ai frati agostiniani, fu presa a cannonate dagli inglesi nel 1809, durante l’occupazione francese del Regno di Napoli. Da quel momento, non fu più ricostruita sul castello, ma spostata sulla terraferma.

La cupola che domina la veduta del Castello Aragonese nei dipinti e nelle foto, invece, appartiene alla Chiesa dell’Immacolata, che è invece settecentesca. Fu costruita sull’onda dell’entusiasmo del rinnovamento culturale portato da Carlo di Borbone a Napoli: le clarisse volevano costruire una chiesa talmente bella da impressionare addirittura il Re. Il problema è che i costi per la costruzione di un monumento colossale furono talmente elevati da indebitare il convento al punto tale da mandarlo in rovina. E alla fine la chiesa rimane un bellissimo involucro non affrescato, come una tela bianca.

viale castello aragonese di ischia
Uno dei camminamenti sul Castello Aragonese di Ischia

Gli edifici religiosi non terminano qui. Il Convento delle Clarisse del 1575 e il loro cimitero sono imperdibili. Spesso, durante le nostre esplorazioni nei sotterranei del castello, ci sentiremo osservati da un gatto curiosissimo che viaggia dentro una serie di piccole aperture sui muri, un po’ come lo stregatto di Alice. Lo scolatoio è uno dei suoi posti preferiti, anche se la sua storia è decisamente macabra: era infatti il luogo in cui le suore eseguivano le pratiche di scolatura dei corpi, poggiandoli su alcune sedute per raccoglierne i liquidi e poi mummificarli.

Ci basta fare pochi passi lungo uno dei sentieri circondati da orti nell’isolotto per trovare un’altra chiesa. Stavolta siamo al cospetto di San Pietro a Pantaniello, che ci ricorda nel nome la storia del Porto di Ischia. La statua di San Pietro viene infatti da una vecchia chiesa dalle parti del Porto, che prima dell’intervento di Ferdinando II di Borbone era un’orribile palude dalle acque stagnanti, con una piccola isoletta al centro. Dopo i lavori la statua fu portata qui, anche se la chiesa è molto più antica: risale al 1564!

Questo è un elenco non esaustivo: in totale, nel ‘500, il Castello Aragonese di Ischia ospitava ben 13 chiese.

Gatto catacombe castello Aragonese di Ischia
When you see it…

Da Alfonso d’Aragona a Vittoria Colonna

Veniamo al nome del castello. La sua origine è collegata direttamente ad Alfonso d’Aragona, il re magnanimo, che di fatto diede la forma attuale a questo castello. Era infatti il 1441 quando decise di rinnovare l’aspetto del Borgo di Celsa (era questo il nome dell’attuale Ischia Ponte) e della sua fortificazione: fece costruire il ponte del castello, poi fece realizzare una galleria all’interno della durissima roccia: era un modo perfetto per difendersi senza esporsi, dato che erano presenti anche diverse feritoie dalle quali si potevano gettare oggetti ai nemici.

Paradossalmente questa fortezza si rivoltò proprio contro gli aragonesi che l’avevano costruita: nel 1465 si arroccò proprio qui Giovanni d’Angiò, il pretendente al trono di Napoli, che mosse una guerra spietata a Ferrante d’Aragona, il figlio illegittimo di Alfonso. Nei mari di Ischia fu quindi combattuta una battaglia violentissima nel 7 luglio dello stesso anno, che spense definitivamente i desideri angioini di ritornare a governare Napoli. E l’Isola tornò nelle mani degli Aragona. Per poco tempo.

Il periodo d’oro del Castello Aragonese è però intorno al XVI secolo, proprio in occasione della permanenza di Vittoria Colonna sull’isola. Affascinante, intelligente, carismatica, proveniva da una delle più importanti famiglie romane che, per celebrare l’alleanza con la famiglia d’Avalos di Napoli, organizzò un matrimonio con il condottiero Ferrante, celebrato proprio nel Castello. Visse per 35 anni ad Ischia e fu la scrittrice più famosa del suo tempo: amava scrivere poesie, farsi circondare da pittori, filosofi e letterati di altissimo livello: è addirittura menzionata come esempio di virtù nell’Orlando Furioso. La sua amicizia con Michelangelo, inoltre, fu oggetto di gossip che la accompagnarono fino alla morte, avvenuta a Roma. Durante il suo periodo ischitano si racconta che nel solo castello vivevano addirittura 1892 famiglie.

Vittoria Colonna
Vittoria Colonna

Un carcere costato 25mila lire

Passano gli anni e il tempo è spesso infame verso i castelli. Dopo il XVI secolo infatti non sono più usati come residenze reali o nobiliari perché il gusto architettonico dei secoli futuri guarderà ai palazzi sfarzosissimi come la Reggia di Caserta o il Palazzo Reale di Napoli. E allora molte fortezze furono riconvertite ad uso esclusivo difensivo.

Anche questa destinazione d’uso presto diventerà poco attuale, perché i secoli seguenti porteranno una stabilità diversa dei territori e anche tattiche militari completamente diverse. L’ultima battaglia del Castello Aragonese fu combattuta nel 1809, fra i francesi che avevano occupato Napoli e gli Inglesi, giunti a sostegno dei Borbone. La vittima fu la chiesa dell’Assunta.

Dovremo aspettare ancora qualche anno per vedere di nuovo sul trono Ferdinando I, che decise di non restaurare il castello, ridotto in condizioni pessime già all’epoca. Volle però trasformarlo nel 1823 in carcere di massima sicurezza, un po’ come il famoso penitenziario dell’Isola di Favignana in Sicilia, che terrorizzava tutti i delinquenti sin dai tempi di Ferrante d’Aragona. Nel Castello Aragonese di Ischia furono quindi messi prima i delinquenti comuni, poi diventò esclusivamente un penitenziario per cospiratori contro la corona.

La cattedrale del castello aragonese
La cattedrale del Castello Aragonese di Ischia

Arriviamo infine all’Unità: il castello continuò per poco tempo ad ospitare prigionieri, ma anche questa destinazione d’uso diventò poco pratica. I tempi erano cambiati e Ischia, con il suo nuovo porto borbonico e le sue leggendarie acque termali, mirava a diventare una meta di vacanza e di certo non aiutavano i presidi militari. Differente invece sarà la storia della vicina Procida, che avrà il suo carcere per altri 100 anni.

Era il 1912 e il Demanio, in effetti, guardava al suo castello più come un peso che come una opportunità: i costi per il restauro erano insostenibili per le casse di uno Stato che si stava preparando a un conflitto mondiale e fu così che, come accade spesso in Italia, fu letteramente svenduto all’asta per sole 25mila lire, che erano equivalenti a circa 100.000 euro del 2021.

Per fortuna, però, capitò nelle mani della persona giusta: l’avvocato Nicola Ernesto Mattera, un ischitano dallo spirito d’impresa lungimirante come pochi, che ha lasciato in mano alla sua famiglia un tesoro ancora oggi gestito dai discendenti.

Serviranno più di 80 anni per rimettere in piedi il castello, ma possiamo dire che ne è valsa la pena.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Giorgio Buchner, Origine e passato dell’Isola d’Ischia, Imagaenaria, Ischia, 2000
Vittorio Gleijeses, La Regione Campania, storia ed arte, Edizione del Giglio, Napoli, 1973
Iscla maior e Castrum Gironis (larassegnadischia.it)
Il percorso di visita – Castello Aragonese d’Ischia (castelloaragoneseischia.com)

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  1. Leclerc Avatar
    Leclerc

    Bonjour
    Est ce que la famille MATTERA a une relation avec la famille COSSA
    Merci pour votre reponse

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